“Il voto europeo ha segnalato che, dal Nord fino al Mediterraneo, c’è un successo di partiti e movimenti che ripropongono il mito della razza – spiega Saverio Ferrari dell’Osservatorio Democratico sulle nuove destre –. Accade che il successo venga dai ceti popolari. Si è rovesciata la configurazione elettorale: le sinistre e i blocchi di sinistra non sono più rappresentativi dei ceti popolari, che guardano a destra. Sono i penalizzati dalla globalizzazione e dal lavoro precario: vedono il nemico nell’immigrato”. Ma non solo: “L’adesione è motivata anche dal fatto che la destra si schiera contro la guerra e le sue conseguenze sulle condizioni di vita”. Un ragionamento che ha fatto da filo conduttore per il secondo incontro tenuto da Ferrari e organizzato da Anpi alla Casa del Popolo, il 12 maggio scorso. Anche questa volta il tema è stato il neofascismo, con uno sguardo rivolto alla situazione in Europa.
I tratti comuni del neofascismo europeo
Il mondo della destra estrema è variegato e omogeneo al tempo stesso. “Quando parliamo di questo, parliamo di una famiglia complessa, con diverse realtà e con specificità distintive – prosegue Ferrari –. Parliamo di radici neofasciste, neonaziste, etno-regionaliste… E tuttavia queste diverse varianti tendono a sovrapporsi e ad accavallarsi. Chi cerca di distinguerle non ci riesce: i punti programmatici sono identici”.
Per cui, pur provenendo da storie diverse (e contraddittorie, come nel caso dei neofascisti centralisti e degli etno-regionalisti), alla fine queste forze convergono sulla stessa visione della società: la lotta al multiculturalismo, la ricerca di un nemico di matrice esterna (l’immigrato), o di uno interno, accusato di “scassare il Paese” in cui si opera (gli attivisti per i diritti civili, gli ebrei…). Cosa che porta a conseguenze paradossali, come le campagne anti-musulmane in Polonia e Bulgaria, dove gli islamici sono meno dell’1%. Contrariamente al passato, in pochi abbracciano apertamente l’autoritarismo, ma si cerca un’involuzione della democrazia. E poi c’è l’idea di un popolo portatore di un’identità sana contrapposto alle élite corrotte (banche, poteri finanziari…).
La lotta all’immigrazione si intreccia con il cambiamento climatico
Le battaglie anti-migratorie sono così forti che alcuni estremisti di destra, come Martin Sellner, sono arrivati a teorizzare la “re-migrazione”, cioè l’idea di deportare i migranti nei loro Paesi ritenuti d’origine. E proprio sabato 17 maggio si è tenuto a Gallarate il “Re-migration Summit”, appoggiato da Roberto Vannacci e in cui Sellner era presente.
Peraltro, la questione migratoria si intreccia con quella del cambiamento climatico, a cui le destre estreme europee sono sensibili, al contrario di quella italiana. “Da questo dipenderanno gli antagonismi sociali e politici e le sfide del futuro – spiega Ferrari –. Per le destre, la questione del collasso ambientale deve essere occasione per riorganizzare la società: il problema diventa quello delle risorse. E si può benissimo far pensare che i flussi migratori siano minacce, perché chi arriva contende a noi le risorse”.
L’affermazione dell’estrema destra in Europa
Venendo alla situazione europea, Ferrari mostra qualche dato: nel 2024 hanno votato quasi 400 milioni di persone. Tra questi, ci sono 359 milioni di europei che hanno rinnovato il Parlamento continentale. L’affluenza è stata di poco superiore al 50%, fatta eccezione per Paesi come Belgio e Lussemburgo, dove il voto è obbligatorio e le sanzioni disincentivano l’astensione.
I moderati di centrodestra del PPE sono usciti bene dalle elezioni: sono la prima forza con 188 seggi, in aumento di 12. I Socialisti e Democratici hanno retto, perdendo solo 3 seggi. Il crollo è stato dei liberali e dei verdi (rispettivamente -25 e -18 seggi). Quindi, l’affermazione delle destre estreme è avvenuta soprattutto a scapito di questi gruppi.
“Ci si aspettava la crescita delle forze di destra ed estrema destra, ma sono cresciute a tal punto che in più di un Paese il partito di estrema destra è risultato il primo: Italia, Belgio, Francia, Austria, Ungheria, Grecia – riflette Ferrari –. E in tanti altri Paesi si è piazzato al secondo posto”. Peraltro, i gruppi parlamentari europei sono passati da due nella scorsa legislatura a tre.
La loro progressione si può spiegare con il cambiamento in atto in Europa: “La nuova finanza, la tecnologia, il senso di insicurezza generale e i timori nei confronti della globalizzazione hanno generato paure negli strati sociali più bassi – riflette lo studioso -. A trasformare il continente hanno contribuito poi alcuni cambiamenti epocali degli ultimi 35 anni: il crollo dell’URSS, le migrazioni, le catastrofi ecologiche, che hanno fatto incrociare sentimenti nazionalistici e razzistici in uno scenario di debolezza dei partiti nazionali”.
I gruppi di estrema destra al Parlamento Europeo
Per formare un gruppo al Parlamento europeo occorrono almeno 23 deputati provenienti da 7 Paesi diversi. Fino al 2024, quelli classificabili come di estrema destra erano due: “Conservatori e Riformisti” e “Identità e Democrazia”. Quest’ultimo si è sciolto nell’attuale gruppo dei Patrioti, guidato dal Rassemblement National di Marine Le Pen (con 30 deputati), cui si affiancano Fidesz di Viktor Orbán, la Lega. Vi fanno parte anche il Vlaams Belang, un partito etno-regionalista che vuole la secessione dei fiamminghi dal Belgio, e che convive con i nostalgici del franchismo di Vox e del salazarismo di Chega!.
I Patrioti sono tenuti insieme dall’opposizione al multiculturalismo e dall’idea di un’Europa concepita come somma di Stati-nazione, e non come un soggetto autonomo dal punto di vista economico, politico e militare. Si definiscono i “trumpiani d’Europa”: a febbraio si sono dichiarati fedeli e allineati alle politiche trumpiane davanti a J.D. Vance. Godono delle simpatie del Likud israeliano, che ne è un osservatore.
I Conservatori e Riformisti europei (“Un ossimoro”, osserva Ferrari) hanno 78 seggi, e Fratelli d’Italia fa la parte del leone con 24. Seguono i 18 del polacco “Diritto e Giustizia”, un partito clerico-fascista che alle elezioni di oggi (18 maggio 2024) si presenta con un programma reazionario. Con tre deputati, sono alleati del partito di Giorgia Meloni anche i “Democratici svedesi“, fondati nel 1988 da alcuni ex-SS e ricettacolo del neonazismo svedese. C’è poi “Soluzione Greca”, nata sotto l’ombrello di Alba Dorata dopo lo scioglimento di quest’ultima per associazione a delinquere. Il gruppo dirigente di AD è quasi tutto finito in carcere, e “Soluzione Greca” è nata in questo periodo di transizione. Nel programma elettorale si propone l’installazione di una recinzione elettrica per fermare gli immigrati dalla Turchia.
Chiude con 25 europarlamentari il gruppo “Europa delle Nazioni Sovrane”. Qui il partito egemone è la tedesca Alternative für Deutschland (AfD), espulsa da “Identità e Democrazia” nella precedente legislatura. È composta da diversi gruppi dell’Est Europa, ma anche da Reconquête di Éric Zemmour, che si colloca più a destra del Rassemblement National.
La situazione dell’estrema destra negli Stati europei
L’affermazione dell’estrema destra alle Europee del 2024 ha avuto una eco anche nelle elezioni politiche nazionali. La destra, insieme all’estrema destra, governa in 11 Stati su 27 dell’Unione (Italia, Croazia, Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Belgio, Svezia, Finlandia, Lituania, Portogallo). Il centrosinistra solo in tre: Spagna, Slovenia e Malta. Nei Paesi Bassi il Partito per la Libertà governa con il centrodestra e i liberali. Il resto sono governi di coalizione.
“Peraltro in Danimarca, dove governano i socialdemocratici, ci sono le politiche antimigratorie più feroci d’Europa. L’estrema destra va a fare incontri con i socialdemocratici danesi perché il Paese è preso come modello per l’immigrazione: lì ci vogliono 19 anni per diventare cittadini”, rivela ancora Ferrari.
Germania e Austria, l’opposizione di AfD e FPÖ alle guerre
Venendo alle situazioni nei singoli Paesi, il 23 febbraio scorso, AfD in Germania è balzata al 20,7% rispetto al 10,3% del 2021. “Un dato tanto più eclatante perché lì ci sono stati tentativi di ostruzionismo alla sua crescita, con manifestazioni di piazza importanti – riflette Ferrari –. Perfino la Chiesa ha chiesto di non votare AfD, e una sentenza ha stabilito che il partito è in contrasto con i principi democratici. Di recente è stato reso pubblico un rapporto dei servizi segreti di oltre mille pagine, in cui AfD è definita un rischio per la Germania e per le istituzioni democratiche. È il secondo partito nei sondaggi e sta scollinando al primo posto”.
In Austria, la situazione è molto simile. Il partito FPÖ (Partito della Libertà d’Austria) si è affermato come prima forza nel settembre 2024 sotto la guida di Herbert Kickl, che, utilizzando la stessa espressione del suo connazionale Adolf Hitler, ha dichiarato: “Io sarò il cancelliere del popolo”. Il presidente della Repubblica austriaco lo ha incaricato di formare un governo, ma l’operazione non è riuscita. Per cui si è creato, come in Germania e in Francia, un “cordone sanitario” e gli altri partiti hanno formato un governo di grande coalizione tra liberali e socialdemocratici.
Un tratto comune tra AfD e FPÖ è quello di aver posto il problema degli effetti delle guerre, in particolare quella in Ucraina, sulle classi popolari: inflazione, bollette dell’energia, ecc. “In Austria la campagna elettorale prevedeva di mantenere la neutralità, dato che non è un Paese NATO – continua Ferrari –. E poi c’è la questione migratoria. Kickl dice di volere un’Austria ‘omogenea’: lì proliferano i teorici della re-migrazione”.
Il Rassemblement National e il caso francese
Il teorico della “Nuova Destra”, Alain de Benoist, in un’intervista a La Verità ha commentato così il successo del francese Rassemblement National lo scorso anno: “Questo voto non è un’ondata di rabbia passeggera, ma uno scisma che coinvolge i cittadini rispetto ai piani alti”. Con un’incidenza dell’industria sul PIL del 10%, un debito pubblico di 3 mila miliardi e 9 milioni di disoccupati, il Rassemblement National è diventato il partito operaio francese.
De Benoist ha invitato a non fare facili paragoni tra RN e FdI. Il primo propone ricette di sinistra economica: 35 ore, aumento delle pensioni, sussidi ai salari e per le bollette. Misure da riservare ai francesi autoctoni. FdI, al contrario, è liberal-conservatore e di orientamento atlantico.
RN ha avuto origine dal Front National di Jean-Marie Le Pen, padre di Marine. Nel 1972, anno della sua fondazione, si costituiva come un raggruppamento di collaborazionisti dei nazisti dalla Repubblica di Vichy. Il simbolo è una fiamma tricolore francese: un regalo del Movimento Sociale Italiano.
Il nazionalismo e l’identitarismo sono poi alla base del movimento giovanile Génération Identitaire, che ha affittato una nave per fare pirateria contro i barconi dei migranti. Propongono l’abolizione dello ius soli, del ricongiungimento familiare, pene detentive per i datori di lavoro che assumono immigrati irregolari e lo stop a tutti i processi di naturalizzazione. Il gruppo è stato sciolto dal governo francese nel 2021.
Lo squadrismo di Alba Dorata e l’islamofobia olandese
Alba Dorata è stato il primo grande movimento neofascista ad avere un exploit parlamentare, ottenendo 21 seggi nel 2012. Il suo modello era lo squadrismo. Per cui Alba Dorata cercava di garantire sicurezza per i ceti popolari di Atene con i pestaggi ai danni degli immigrati, visti come una minaccia. È stata sciolta nel 2020 e il suo leader, Nikólaos Michaloliákos, è stato condannato per omicidio.
In Olanda, la componente di estrema destra ha tratti particolari. Il Partito per la Libertà di Geert Wilders si caratterizza per il contrasto all’immigrazione e l’islamofobia. Una posizione che condivideva con la lista di Pim Fortuyn, omosessuale dichiarato, che aveva fatto della lotta all’Islam la principale preoccupazione, ma che al tempo stesso era liberale su molte questioni riguardanti i diritti.
Il neonazismo dei movimenti Hammerskin e Blood and Honour
In Europa ci sono poi realtà non definibili in termini partitici classici, e che restano a livello di movimento. Il principale è Hammerskin, di ispirazione neonazista. Proviene da Dallas, negli USA, dove è nato negli anni ’80 a seguito di una scissione a destra del Ku Klux Klan. Sono di impostazione neopagana (e non cristiana). Sono presenti anche a Milano e Monza, dove hanno dato vita a Lealtà e Azione, di fatto l’associazione culturale degli Hammerskin, guidata dallo stesso gruppo dirigente. Portano le teste rasate e il loro simbolo sono due martelli incrociati, presi dal film The Wall dei Pink Floyd. Ne hanno rovesciato il significato: alzare il muro per evitare inclusioni.
Prima di loro hanno operato in Europa i Blood and Honour, che hanno dato vita al gruppo terroristico Combat 18 (rimando alle iniziali di Adolf Hitler, la prima e l’ottava lettera dell’alfabeto). Combat 18 è stato sciolto in diversi Paesi europei.
Il neofascismo di Forza Nuova e CasaPound nel contesto internazionale
I due principali movimenti neofascisti italiani, Forza Nuova e CasaPound, hanno entrambi legami fuori dal territorio nazionale. La prima ha cercato di mettere in piedi reti e rapporti sul continente, creando nel 2015 “Alleanza per la Pace e la Libertà”, un partito pan-europeo (un’associazione politica tra forze di diverse nazioni che può essere attivata contando su almeno eletti nei parlamenti nazionali e uno all’Europarlamento). Grazie al suo status, Alleanza per la Pace e la Libertà ha potuto ottenere dall’Europarlamento finanziamenti per oltre un milione di euro. “Avevano delle fondazioni che dicevano di sostenere l’Ue: dei falsi per pigliare i fondi. Fortuna se ne sono accorti”, commenta Saverio Ferrari. Per via del suo richiamo al neofascismo, l’associazione è stata sciolta.
CasaPound non ha la stessa ambizione di fare rete, ma cerca di avere rapporti. A cominciare dal Movimento di Resistenza Nordica: un movimento di ispirazione neonazista presente in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca. Il Movimento di Resistenza Nordica è ancora presente come partito in Svezia, mentre in Finlandia è stato sciolto, dopo l’attacco ai danni di alcuni manifestanti a Helsinki terminato con la morte di uno di questi. Peraltro, il simbolo del Movimento di Resistenza Nordica è una freccia, mutuata dalla gioventù hitleriana.
Sulla guerra in Ucraina si sono trovati su fronti contrapposti: CasaPound a sostegno di Kiev, anche grazie ai rapporti con il Battaglione Azov. Forza Nuova, dopo un iniziale avvicinamento all’Ucraina, è passata dalla parte dei russi, che hanno permesso investimenti industriali in Crimea. Sulla questione medio-orientale sono contro Israele per questioni di antisemitismo. Ed è una rottura rispetto alla tradizione del Movimento Sociale Italiano, dalla parte di Tel Aviv sin dalla guerra dei Sei Giorni, benché la giovanile non fosse spesso d’accordo.