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Festival dei diritti umani: la decima edizione punta su disagio, libertà e nuove sfide globali

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Dal 5 al 7 maggio Milano torna a riflettere sui diritti umani: il Festival – diventato ormai un’istituzione cittadina – compie dieci anni e sceglie di festeggiare restando fedele al suo spirito: “Ostinati e contrari”. A guidarlo, ancora una volta, è il giornalista Danilo De Biasio, che in questi dieci anni ha trasformato una rassegna culturale in uno spazio necessario di pensiero critico, confronto e attivismo civile.

Disagio giovanile, libertà di espressione e violenza di genere: i temi 2025


“Ogni volta che organizziamo il festival ci guardiamo intorno, alla quotidianità, per individuare i temi più urgenti per giovani e adulti” ci racconta De Biasio . Per l’edizione 2025, il focus si articola su due piani: uno rivolto ai più giovani, l’altro pensato per un pubblico trasversale.

Sul primo fronte, il festival affronterà il disagio giovanile, spesso legato a una percezione di fallimento personale o scolastico; la libertà di espressione, intesa non solo come diritto di parola, ma come possibilità di dire “non ce la faccio”, in una società che spinge sempre oltre i limiti; e la violenza di genere, un’emergenza che non può più essere ignorata, tra gli ospiti Gino Cecchettin.

Tra gli ospiti attesi ci sono  anche Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Priscilla, la drag queen più iconica d’Italia: due voci autorevoli e diverse, pronte a offrire prospettive originali su temi tanto complessi quanto attuali.

Fine dell’inclusione e impotenza delle istituzioni internazionali


Per il pubblico più ampio, il festival solleva domande cruciali sull’attualità politica e istituzionale globale. Due i macro-temi: la crisi del Diversity & Inclusion Program, oggi sempre più messo in discussione; e il ruolo delle organizzazioni multilaterali, con una domanda provocatoria ma necessaria: l’ONU può ancora fermare una guerra?

Su questi temi il festival chiamerà a raccolta esperti, attivisti e giornalisti per stimolare una riflessione collettiva, che vada oltre lo slogan e scavi nella complessità del nostro tempo.

Un festival che è solo l’inizio per la lotta dei diritti umani


“Il festival è il punto di arrivo di una stagione di lavoro, il riassunto delle tematiche che abbiamo attraversato durante l’anno”, ci spiega De Biasio. Ma è anche un punto di partenza: non si esaurisce nelle tre giornate previste a Milano all’Università Statale, ma prosegue tutto l’anno con incontri, formazioni nelle scuole, momenti pubblici di approfondimento.La decima edizione, più che una celebrazione, si presenta come un atto di resistenza culturale. Perché ostinarsi e andare controcorrente, oggi più che mai, è un diritto da difendere.

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