HomeSportDentro lo sprofondo neroazzurro. Prima Champions per il PSG

Dentro lo sprofondo neroazzurro. Prima Champions per il PSG

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Poteva essere una serata di gioia, a chiusura di un percorso lungo 4 anni con Simone Inzaghi e con molti giocatori a fine carriera, ma di una notte che poteva essere neroazzurra è rimasto solo il nero, la tristezza, la rabbia e la delusione di non averci, probabilmente, neanche provato.

All’Allianz Arena di Monaco finisce 5-0 per il PSG, che cancella dal primo all’ultimo minuto l’Inter dal campo. Al fischio di inizio c’è solo una squadra in campo, il Psg. L’Inter non c’è né con la testa né con le gambe, ma soprattutto non ci mette né il cuore né la fame, le “armi” che l’avevano contraddistinta nella sua cavalcata fino alla finale. I parigini vincono la prima Champions League della loro storia, lo fanno meritatamente, grazie ad una partita perfetta che completa una stagione coronata dal “triplete”, con l’immagine di Luis Enrique che pianta la bandiera sul prato di Monaco in onore di sua figlia, scomparsa per un tumore osseo nel 2019. Un’immagine che racconta il senso dello sport.

Inter senza cuore, come si spiega?


“Dove non arrivano le gambe e il talento devono arrivarci il cuore e la fame”. È stato questo il “motto” dei neroazzurri contro Bayern Monaco e Barcellona, ed è quello che serviva anche in finale contro il PSG. L’Inter partiva svantaggiata a livello tecnico e fisico, ma ci si aspettava che tra le due squadre quella più “affamata” fosse quella di Milano, cosa poi smentita da Nicolò Barella nel post partita: “Hanno avuto più fame di noi”.

È questo che ferisce i tanti tifosi neroazzurri, che si sono visti “traditi” dalla squadra nel momento più importante, come se i sacrifici fatti durante l’anno per arrivare a giocarsi questa finale fossero stati improvvisamente dimenticati dai giocatori neroazzurri.

Ci si aspettava che l’Inter vendesse cara la pelle, e invece non è durata neanche 11 minuti, ma a impressionare sin da subito è stato l’atteggiamento. La squadra di Inzaghi è parsa vuota, senza idee, senza personalità e incapace di fare il suo gioco. Tanti meriti per questo vanno al PSG, che già dal calcio di inizio manda un chiaro segnale “vi pressiamo tutta la partita”, e l’Inter va da subito in crisi, la squadra non risponde, non trova l’uscita dal passo, i reparti sono tra loro sconnessi e il muro neroazzurro dura 11 minuti, regalando un gol ai limiti del ridicolo visto il calibro della partita, lasciando addirittura due uomini soli sul secondo palo in occasione del primo gol.

Una volta saltato il “piano partita” ideato da Simone Inzaghi, l’Inter si ritrova a dover inseguire e aggredire alta il PSG, che prontamente non perdona: 2, 3, 4 e 5. Neanche nei sogni più brutti, per una finale pensata in un modo e svoltasi in un altro, per una storia che si sperava finisse bene e che invece porta un salatissimo conto.

Dimarco, Calhanoglu e Lautaro: se i big steccano…


Serve fare una premessa prima di parlare dei singoli, se perdi una finale di Champions 5-0 non è colpa di uno, due o tre giocatori, ma di tutta la squadra. Se entriamo nel dettaglio, serve evidenziare come ancora una volta il punto debole dell’Inter sia la corsia di sinistra in fase difensiva. Di Marco soffre fin da subito i parigini, leggendo male il primo goal e poi lasciando troppo spazio per il tiro di Doué.

A Dimarco si aggiunge Calhanoglu, il turco steccò anche la finale di Istanbul 2023, ma allora in regia c’era Brozovic. Se Calhanoglu non gira l’Inter non gioca e si perde subito, e così è stato. Infine Lautaro, al capitano si critica sia l’atteggiamento che la prestazione nei 90’. Incapace di dare una scossa, strigliare i compagni e provare a svoltare la partita; dalle lacrime di Istanbul ci si aspettava di più.

Il futuro di Inzaghi: lascerà i neroazzurri?


Oltre a digerire la notte di Monaco ora l’Inter dovrà fare i conti col futuro del suo allenatore, Simone Inzaghi, che dopo la sconfitta ha detto: “Non so se sarò l’allenatore dell’Inter al Mondiale per Club”. La volontà di Marotta pare chiara, proseguire con il tecnico piacentino, che però potrebbe anche decidere di lasciare. Il ciclo pare essere arrivato al termine; la finale, in caso di vittoria, avrebbe segnato lo scenario migliore per lasciare la panchina, da allenatore capace di vincere tutto, ma così non è stato.

In attesa della decisione del tecnico l’Inter prepara un eventuale piano B, l’idea sarebbe un allenatore giovane con cui aprire un nuovo ciclo quasi da zero, cambiando diversi tasselli della rosa e dello stesso 11 titolare, dove potrebbero rimanere solo i cardini: Bastoni, Barella, Lautaro e Thuram. Se questo scenario si avverasse per l’Inter si aprirebbe un’estate di fuoco tra mercato, viste le entrate della Champions e del Mondiale del Club, e una nuova pagina tutta da scrivere, sperando che tra qualche anno possa avere un epilogo diverso.

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