Marco Pantani
Editoriali, Sport

Vent’anni senza il pirata, quanto ci manca Marco Pantani

Nella giornata di ieri ha preso il via il Giro d’Italia numero 107. Quale migliore occasione per ricordare uno dei grandi protagonisti nonchè vincitore della Corsa Rosa, Marco Pantani, a trent’anni dalla sua prima vittoria di tappa e a vent’anni dalla sua misteriosa morte.

Scritto da

Stefano Reccagni

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Questo era Marco Pantani. Un campione in grado di vincere il Giro d’Italia e il Tour de France nello stesso anno a distanza di pochi mesi, entrando nella stretta cerchia di Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain. Quello che dopo di lui non riuscito pi a nessuno, e che quest’anno prover a fare Tadei Pocagar.

Prima che un grande scalatore e un grande ciclista Marco Pantani era un grande uomo, una persona carismatica capace di far appassionare la gente a uno sport che raramente finiva sulle prime pagine dei giornali.

L’uomo col cappellino e la bandana che gettava ai tifosi a un certo punto della salita, quando la fatica diventava troppa perfino per lui. Uno dei migliori scalatori di tutti i tempi, capace di stabilire record di scalata su cime come il Mont Ventoux e l’Alpe d’Huez, ancora oggi imbattuti da gente come Pogacar e Vingegaard.

Insomma, il ricordo del Pirata è ancora vivo in tutti noi e a distanza di vent’anni la verità sulla sua scomparsa è ancora un mistero sul quale abbiamo bisogno di vederci chiaro.

A Campiglio la Madonna non c’era quel giorno e ho pagato un prezzo che il mio ben che duro carattere non sopporta. Una macchia indelebile non troppo sincera. Sono con la coscienza, per ciò che è Campiglio, pulito. E ciò fa male, ancora di più

Marco Pantani

Pantani, Oropa e l’ematocrito

Ricordando Marco Pantani non si può dimenticare forse la sua più grande impresa al Giro del 1999; all’imbocco della salita verso il Santuario d’Oropa al Pirata salta la catena perdendo così 30 secondi dal gruppo di testa, Marco inizia una vera e propria scalata recuperando pian piano tutti i corridori e transitando per primo al traguardo del Santuario con la maglia rosa sulle spalle.

Sarà proprio quella maglia rosa che gli verrà sfilata prima dell’inizio della ventunesima tappa, quando al Pirata venne trovato un tasso di ematocrito superiore al limite consentito.

Pantani dopo la squalifica tornò a correre l’anno seguente ma con risultati ben diversi da quelli cui aveva abituato il popolo italiano e tutti gli appassionati di ciclismo. Questo periodo lo porterà alla depressione negli anni seguenti, prima della sua scomparsa il giorno di San Valentino, che da quel 2004 diventò il giorno del ricordo e non solo il giorno degli innamorati.

Un ciclismo moderno

A distanza di vent’anni dalla scomparsa del Pirata, il ciclismo ha sicuramente subito un cambiamento importante, che al giorno d’oggi chiameremmo modernizzazione; quello del Pirata era un ciclismo più vissuto, con interpreti carismatici capaci di attirare le masse, quello d’oggi è un ciclismo più robotico, più perfezionista, che si identifica nella cura dei dettagli quali la preparazione fisica, la dieta, il recupero, l’idratazione.

Quello di oggi è sicuramente un ciclismo diverso in cui il Pirata avrebbe detto la sua allo stesso modo e molto probabilmente non avrebbe avuto quei problemi che lo hanno portato allla depressione, grazie a una tuteta maggiore da parte della squadra e di tutti i professionisti che lo avrebbero circondato.

Il mondo del ciclismo e non solo piange il Pirata nel giorno degli innamorati, augurandosi che presto si possa fare chiarezza su quel che è accaduto in quell’Hotel di Rimini.

Pantanu monumento