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Troiano: “L’onestà impone di riconoscere i meriti oltre alle critiche”

L’ex primo cittadino a tutto tondo: dal volontariato in carcere all’analisi della politica brugherese. “Contro di me odio organizzato. La metrotranvia? Abbiamo solo da perderci, secondo me non si farà”. E lancia un ammonimento al centrosinistra: “Occorre stare sul territorio”

Scritto da

Daniele Cassaghi

Pubblicato il

25 Febbraio 2025

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Quando Marco Troiano si presenta all’appuntamento in piazza Roma, a pochi passi da quella Villa Fiorita che ha amministrato per un decennio, lo fa in anticipo di qualche minuto. Il tempo sufficiente per trovarlo intento a parlare con un conoscente incontrato per caso. Uno dei tanti, dato che nell’arco di un’oretta ha dovuto interrompere per sette o otto volte il filo del discorso per contraccambiare i saluti dei passanti: un vero sindaco sa tutto di tutti. E le cose non cambiano una volta cessato il mandato. “Se mi manca fare il primo cittadino? Sì, perché non c’è mai stato un giorno in cui ho pensato: ‘chi me lo ha fatto fare?’. E no, perché tutti mi dicono che ho una faccia diversa, più rilassata. Sto trovando soddisfazione nel mio lavoro e nel volontariato in carcere”.

Marco Troiano è stato sindaco di Brugherio dal 2013 al 2023

“Gruppi d’odio contro di me creati per vincere le elezioni”


Segue la politica di Brugherio ora che non è più sindaco?

Marginalmente. Guardando le delibere, ma non ho mai seguito un dibattito in consiglio da quando ho lasciato. Diciamo che osservo quello che succede con occhio distaccato.

Secondo lei, qual è il punto di debolezza principale di questa giunta?

Penso che il tema decisivo su cui migliorare sia proprio il rapporto con i cittadini, checché ne dicano loro. Mi riferisco al metterci la faccia, all’essere presenti, allo stare tra la gente. Con i cittadini ci vuole empatia: bisogna far capire che ci sei con la tua persona e non solo per il ruolo che hai.

Una cosa positiva dell’amministrazione di Roberto Assi?

Forse la continuità di attenzione sui temi ambientali. Mi sembra importante che venga mantenuta come stanno facendo.

Mentre il suo di operato è spesso bersaglio di critiche. “È colpa della precedente amministrazione” è diventato quasi un ritornello.

È un ritornello classico di quando cambia il colore politico di un’amministrazione. Diventa poi la scusa buona quando non si sa cosa dire. Però è un ritornello che va bene per il primo anno, dopo dovresti iniziare a spiegare quello che farai. In secondo luogo, mi faccia dire che è una frase che io non ho mai pronunciato. Sono arrivato nel 2013, dopo un periodo di grande difficoltà della giunta di Maurizio Ronchi e dopo un anno di commissariamento in cui, a detta di tutti i partiti, erano state fatte scelte sbagliate. Eppure non c’è mai stata una mia dichiarazione a riguardo di quello che ho trovato. Insomma: quando tocca a te, tocca a te (fine). Ma il tema più importante è un altro.

Quale?

Un’amministrazione eredita criticità e cose positive. Accetto che si dica che è colpa dell’amministrazione precedente, ma si deve applicare lo stesso criterio anche per i meriti dei progetti che non sono i tuoi. Faccio l’esempio che mi sta più a cuore: l’abbattimento della chiesa di Virgo Fidelis per far posto al Brugo. L’amministrazione attuale ha ricevuto il progetto di una cosa ereditata: senza il nostro Pgt e le nostre modifiche, la nuova sede dell’associazione non avrebbe mai potuto vedere la luce. La loro delibera è una presa d’atto di un progetto conforme a quanto fatto da noi. E gli atti parlano chiaro. Non mi aspetto che l’amministrazione attuale su una cosa così importante, che cambia il volto di San Damiano, dica: “Hanno fatto tutto quelli di prima”. L’onestà però lo imporrebbe.

E lei non vede nessun riconoscimento di quanto fatto di buono dalla sua amministrazione.

Potrei andare avanti: prendiamo la scuola De Filippo. È stato messo l’antifurto che mancava, bene. Ma il progetto di rifacimento complessivo della scuola, con i soldi del Pnrr, è stato fatto grazie alla precedente amministrazione. I 500 mila euro per sistemare l’Edilnord, secondo lei, da dove arrivano? E le risorse per via dei Mille? Peraltro c’è una furbizia nella comunicazione: è stato detto in conferenza stampa che si rifaranno le illuminazioni degli attraversamenti pedonali grazie al progetto Illumina. Avrebbero dovuto aggiungere: “A cui noi abbiamo sempre votato contro quando eravamo all’opposizione”.

L’accusa è però di avere trascurato molte cose, come la manutenzione di diverse strutture pubbliche, tra cui le palestre.

Quando abbiamo ritinteggiato la Sciviero dopo 36 anni, cosa dovevo dire? Abbiamo rifatto la palestra della Manzoni, vale meno della Kennedy? È proprio adottare questa logica che non va bene.

Certo, la polarizzazione estrema del dibattito politico non aiuta il reciproco riconoscimento dei meriti. Anzi, a volte conduce ad esiti condannabili, come i messaggi d’odio e gli insulti nei suoi confronti al termine del mandato. Ce ne parla?

Quando si è insediato, il nuovo sindaco Roberto Assi mi ha dato l’opportunità per un ultimo intervento formale (e lo ringrazio). Dal palco ho detto questo: “Distinguete il giudizio che darete sulla persona del sindaco, dalle sue opere”. Perché questo lo aiuterà a svolgere meglio le sue attività: un primo cittadino ti può deludere o sorprendere, ma è una persona che si è assunta responsabilità civili e penali, e che deve essere da riferimento della città. Questo, evidentemente, non è avvenuto nel mio caso. E non per chissà quale motivo, ma perché sono stati creati gruppi d’odio gestiti con una finalità precisa: vincere le elezioni. Con questo scopo è stato fatto passare qualunque messaggio. Penso che ciò sia sbagliato e al sindaco Assi auguro un trattamento diverso.

Il centrosinistra e la vicenda dei T-Red


Con questo abbiamo chiuso la parentesi sul centrodestra. Come vede invece il centrosinistra brugherese?

A me piacerebbe vedere una minoranza più decisa su alcuni temi e sulle modalità di rapporto con il territorio.

A quali temi si riferisce?

Parlo in generale, non voglio entrare nei dettagli. Penso però che ascoltare le persone, raccogliere le loro esigenze, e prendere posizione su alcune questioni cruciali siano cose importanti.

Mentre per quanto riguarda il legame con il territorio?

Dicevo sempre che la sconfitta del 2009 contro Maurizio Ronchi ci avesse fatto un gran bene rispetto alla necessità di un nuovo collegamento con la comunità. L’esito della vittoria del 2013 fu infatti un grande lavoro di presenza sul territorio. E se la scelta è di stare tra la gente o sui social, la risposta è assolutamente la prima. Peraltro, il mondo dei social è monopolizzato: lì si sta con una comunicazione propria, pronta per chi vuole sapere cosa hai da dire e ti viene a cercare. Al contrario, è inutile fare battaglie nei gruppi social, che sono assolutamente schierati. Le battaglie vere si fanno sul territorio, dove c’è bisogno di esserci.

A proposito di collegamenti con la comunità, il momento dell’installazione dei T-Red, durante il suo mandato è stato uno spartiacque. Cosa non ha funzionato?

Riletta con gli occhi di oggi, uno si chiede in che misura si poteva comunicare diversamente in quella fase, come spiegarla meglio, e in che modo abbiamo reagito alle critiche iniziali. Mi faccio tante domande rispetto a quella vicenda. So bene che è stato uno spartiacque, ma poi è evidente che non è cambiato niente. I numeri delle multe ai semafori erano già in calo tra il 2021 e il 2022. Dopodiché ora si punta di più sui divieti di sosta e sui dischi orari.

Metrotranvia: “Brugherio venga risarcita. Ma con le nuove norme non si farà niente”


Parliamo dei grandi temi che hanno avuto origine negli anni in cui lei era a Villa Fiorita. Nel 2015, dopo uno studio apposito, i Comuni della Brianza Est vengono a conoscenza che l’unico progetto finanziabile dal ministero dei Trasporti è una metrotranvia leggera, anziché il prolungamento vero e proprio della M2. Quest’opera è un bene per Brugherio?

L’idea del prolungamento vero e proprio della M2 muore nel 2009, quando la Corte dei Conti vieta di spendere i soldi per progettarla a causa dei costi elevati di realizzazione. Venendo invece alla metrotranvia, sono tre i problemi per Brugherio. Il primo è che bisogna cambiare mezzo a Cologno Nord. Per questo motivo al brugherese conviene andare direttamente alla stazione della M2, magari in bicicletta una volta rifatto il ponte. Questo ci porta al secondo punto: i numeri dell’utenza di Brugherio sono stati determinanti nell’analisi costi/benefici. Perciò il passaggio da Brugherio è essenziale affinché qualsiasi progetto venga finanziato. Ma proprio il fatto che i nostri concittadini vadano direttamente a Cologno Nord fa pensare che quell’analisi alla fine non tenga. Infine, c’è il terzo problema: il tracciato.

Quello che ha animato il dibattito di questo autunno.

Esatto. Sul tracciato noi abbiamo solo da perderci, non c’è dubbio. Continuo a pensare che quello che serva sia qualcosa che costeggi la tangenziale e vada verso Carugate senza toccare Brugherio. Ho detto al sindaco Roberto Assi (e c’è anche nei miei ultimi verbali) che a queste condizioni potremmo prenderci perfino la responsabilità di dire di no all’opera. Ma appunto, senza i numeri di Brugherio, l’opera non si fa e rimarrebbe il problema del traffico di attraversamento sul nostro territorio, che è esagerato.

Quindi, qual è l’alternativa?

Mettendo insieme gli elementi, l’unica soluzione che può dare qualche vantaggio alla città (a fronte di tutti gli svantaggi) è il tracciato che va verso il cimitero, con una fermata sul nostro territorio. In questo modo è possibile per un brugherese prenderla per andare verso Vimercate. Certo, alcune criticità restano da chiarire, come l’attraversamento all’altezza di via Volturno. Tuttavia, siamo il Comune che subisce di più per l’impatto dell’opera. E proprio perché senza di noi non si fa niente, Brugherio deve portare qualche a casa qualche risorsa specifica in più. Insomma, deve essere riconosciuto a Brugherio di essere penalizzata più di altri comuni. Ma, al di là di tutto, c’è un tema grosso come una casa che facciamo finta di non vedere.

Ci illumini.

Le nuove modalità di realizzazione delle opere pubbliche prevedono una compartecipazione nelle spese di realizzazione e di gestione dell’infrastruttura da parte dei Comuni. Brugherio dovrebbe coprire il 12% del costo della metrotranvia. Se un’opera di questo tipo costa tra i 500/600 milioni, chi ce li ha gli oltre 50 milioni necessari? Secondo me, alla fine non si farà niente…

“Al Kennedy spazi più piccoli per la casa di comunità”


L’altro grande tema è la casa di comunità. Ne arriverà una a Brugherio nonostante le difficoltà. Come la vede?

La casa di comunità a Brugherio nasceva dal bisogno di servizi aggiuntivi per una città che ha sempre avuto difficoltà con le strutture sanitarie. Paghiamo il fatto che a ogni riforma sanitaria passiamo “di mano”: una volta sotto Monza, una volta sotto Vimercate etc… E anche la vicinanza del San Gerardo ha fatto sì che da noi ci fossero meno servizi. Nel momento in cui ci sono stati accordati i soldi del Pnrr pensavamo che lo spazio al Kennedy fosse adatto per un ampliamento di ciò che c’è in viale Lombardia, per ottenere ciò che prima non avevamo. Con la riorganizzazione del servizio sanitario, l’avvento dell’Irccs e i nuovi vertici sanitari, si è deciso che tutti i servizi della casa di comunità dovessero essere trasferiti al Kennedy.

E la cosa non la convince…

Su questo ho delle riserve: per assurdo gli spazi al Kennedy sono più piccoli e diventa un problema ampliare i servizi. A questo si aggiunge che tutta la sanità sta facendo fatica. Come racconta l’associazione Brugherio Salute, già adesso ci mancano pezzi importanti dei servizi sanitari. È un problema che andrebbe affrontato.

Cosa può fare un’amministrazione comunale in ambito sanitario?

Alcune cose si possono fare: il Comune dialoga sempre con le autorità sanitarie. Chiaro che se i vertici sanitari non ti supportano, poi diventa tutto più complicato.

Il volontariato dell’ex sindaco nel carcere di Monza


Un altro grande tema che le sta a cuore è quello del carcere, come ha suggerito all’inizio di questa intervista. Grazie all’associazione “Carcere Aperto” ha deciso di entrare nella casa circondariale di Monza. Ci parla della sua esperienza?

Ho conosciuto la realtà del carcere di Monza da sindaco, non prima. Da primo cittadino sono stato invitato a un serie di eventi al suo interno e ne abbiamo organizzati alcuni a nostra volta, coinvolgendo la scuola Piseri e la Clerici. Lì è nato l’interesse: volevo vedere come i detenuti vivessero davvero l’esperienza della reclusione, oltre la “superficie” degli eventi istituzionali. Ero certo che finito il mandato amminstrativo ci sarei entrato. Per cui ho fatto il percorso formativo previsto dall’associazione.

Cosa fanno i volontari all’interno della casa circondariale?

Siamo fisicamente in una sezione, nel corridoio delle celle aperte per intenderci. Ciò mi ha permesso di conoscere i detenuti e avere uno spaccato della vita vera in carcere. L’obiettivo è di stare lì ad ascoltare. Non per dare supporto (per quello ci sono le figure preposte), ma con l’orecchio di chi vuole farlo senza giudicare. Poi ci facciamo carico di alcune loro esigenze, anche materiali. Ad esempio, portiamo ai detenuti oggetti e vestiario che non possono ottenere attraverso la spesa che possono fare.

Una realtà vittima di una narrazione errata, dunque.

Come dico sempre: quello che si dice del carcere non è assolutamente il vero carcere. Lo dico pensando alle persone che ci sono dentro e a quello che succede. Non si nega il reato, ma la narrazione va cambiata. Ad esempio, è un fatto che in Italia tre quarti delle persone rinchiuse è in attesa di giudizio, cosa diversa dalla condanna. Vedere quella realtà da dentro è una cosa molto bella.

Marco Troiano, il futuro e la politica


Oltre al volontariato, cosa fa ora Marco Troiano?

Ho ripreso il mio lavoro in Regione come dipendente amministrativo. Questa volta negli uffici del consiglio regionale: un ambiente dove passano tante cose su temi politici diversi. Ciò mi permette di tenere vivo l’interesse per la politica e di spaziare su molti campi.

Interesse vivo per la politica, tanto che si è candidato alle Regionali con la lista “Majorino Presidente” ed è tra gli organizzatori della scuola “NexGenPol”.

Sì, l’esperienza nel gruppo di Majorino mi ha dato la possibilità di mantenere viva la passione. E la scuola di politica nasce in questi termini: abbiamo pensato potesse essere utile per i giovani (e meno giovani) ascoltare il parere di esperti e cercare di declinare quello che apprendono anche in ambito comunale. Abbiamo iniziato sabato 15 con 60 iscritti: è interessante.

Ricapitolando: un interesse per la cosa pubblica mai sopito, un lavoro legato ad essa, una candidatura alle Regionali e una scuola per tramandare l’esperienza. Ci dobbiamo aspettare un ritorno alla politica in veste di decisore, anziché di impiegato?

Secondo me no (distoglie lo sguardo ndr). Ma come dico sempre: “Tutti facciamo politica. La politica ci deve coinvolgere e interessare sempre!”.