Mattinata a tinte neroazzurre presso l’Aula Consiliare di Brugherio dove Claudio Pollastri ha presentato il suo nuovo libro “Come avere un cugino interista di nome Enri e vivere lo stesso felice”, sulla seconda stella della FC Internazionale Milano.
Seduti al suo fianco c’erano due grandi campioni, Renato Cappellini ed Evaristo Beccalossi, giocatori dell’Inter negli anni 60’ e 80’.
L’evento è stato organizzato dall’ACU di Brugherio, Accademia di Cultura Universale, e il ricavato dalla vendita dei libri andrà a Unicef, fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. A contorno c’è stata la presenza di molti ragazzi e ragazze dell’Inter Club Brugherio, che come detto da Pollastri “Giocava in casa”.
Beccalossi-Paolo Rossi, i due rigori sbagliati e lo sketch
“Non mi dimenticherò mai il primo ingresso a San Siro nel derby, entro, avevo ventuno anni, vedo Rivera di fianco a me e gli chiedo “Scusa Gianni posso toccarti.” – Continua – “Non si può spiegare l’emozione che si prova sentendo urlare il tuo nome da 70.000 persone”.
Pollastri gli chiede poi “Sei e sarai sempre interista, ma di famiglia non lo eravate, tuo papà era juventino?”. La risposta del “Becca” non si fa attendere con una tanto di dedica a suo papà: “In famiglia lui era l’unico che non tifava Inter, ma fu la persona che portai sempre con me alle partite. Al primo Inter-Juve segnai il gol del 2-1, dopo la partita lo cercai e mi disse ‘Proprio te dovevi fare gol’ ”.
L’aneddoto senza dubbio più divertente e significativo è quello dei due rigori sbagliati in cinque minuti contro lo Slovan Bratislava, che diventerà uno degli sketch più celebri di Paolo Rossi.
“Tutto quello che mi è ruotato intorno si sente, ho trasformato delusioni in felicità e questo grazie alle persone che mi stavano intorno. Con Paolo Rossi abbiamo trasformato quel momento calcisticamente negativo in un qualcosa di positivo, ora stiamo lavorando a questo scrivendo un libro.” – Interviene Cappellini – “Io invece non l’ho mai sbagliato un rigore perché non l’ho mai tirato, come mi avvicinavo c’erano Suarez, Mazzola, Corso…contro il Celtic, in finale di Coppa dei Campioni 1966-1967 me ne procurai uno e pensai “ora lo tiro io”, lo calciò Mazzola e io non mi avvicinai neanche all’area”.
I due gol al Real e il Mago Herrera
Pollastri introduce così Renato Cappellini: “Perché lui? Quest’anno abbiamo vissuto la seconda stella. Significa che c’è stata anche una prima stella, e lui c’era”.
“Erano i quarti di Coppa dei Campioni – racconta Cappellini – segnai all’andata di testa e feci il primo gol al ritorno al Bernabéu. Andare a segnare a Madrid e poi vincere la partita era una cosa che non si vedeva mai, fu la prima vittoria dell’Inter a Madrid. L’emozione di giocare lì è grande, il pubblico era caldissimo e iniziarono tutti a sventolare un fazzoletto bianco, probabilmente volevano la testa dell’arbitro”.
Risponde poi così a una domanda sul “Mago” Helenio Herrera: “Ha portato in Italia tante novità, negli allenamenti ma anche a livello psicologico, ti parlava, ti motivava, ti criticava, ti spronava, lui cercava sempre il meglio dagli altri, riusciva a creare gruppo, eravamo una famiglia, scherzavamo fino al sabato sera, ma se qualcuno fiatava la domenica mattina…” – emozionato finisce di raccontare – “Herrera è stato come un padre, Suarez e Picchi come due fratelli, prima della partita ci abbracciavamo ed erano abbracci sinceri, erano veri campioni sia in campo ma soprattutto fuori”.
Cappellini e la doppietta davanti a Pelè
Cappellini conclude raccontando della sua doppietta sotto gli occhi di Pelè: “Andare a San siro allora non era facile, da giovani facevamo 3/4 ore di partita a piedi nudi all’oratorio. E ci chiedevamo se nella vita saremmo mai riusciti ad andare a vedere una partita dell’Inter a San siro. Dopo due anni vi ho giocato dentro, la mia prima fu di prova con l’Inter sotto gli occhi di Pelé“.
“Era negli anni 60’ in un quadrangolare a San Siro tra Inter, Milan, River Plate e Santos, ero affascinato da Pelè – continua emozionato Cappellini – Quando ho saputo che c’era Pelé mi son tremate le gambe, feci due gol con la maglia dell’Inter. Giocare davanti a giocatori del genere è stata una soddisfazione grandissima, vi ringrazio, mi avete portato indietro di sessant’anni”.
A cornice di questi momenti c’è stato l’Inter Club Brugherio, che ha premiato il socio più giovane e il più “maturo”, per mano del Presidente Giovanni Libutti. Il presidente ha inoltre voluto donare una stella di merito ai soci abbonati da più di dieci anni e al socio che più si è reso partecipe in questo anno, tra trasferte, attività benefiche e molto altro.
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