Alessandro Staglianò
Sport

Staglianò “Tamberi, Jacobs e Fabbri gli uomini d’oro per le Olimpiadi”

Con Alessandro Staglianò, direttore tecnico di GSA e Team-A Lombardia, abbiamo parlato dei risultati degli Azzurri dell’atletica agli ultimi Europei di Roma e delle prospettive in vista delle Olimpiadi di Parigi

Scritto da

Stefano Reccagni

Pubblicato il

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Abbiamo intervistato Alessandro Staglianò, Direttore Tecnico A.S.D. Gruppo Sportivo Atletica Brugherio e Fiduciario Tecnico Fidal Milano, Monza Brianza e Lodi, che ci ha detto la sua sugli Europei di atletica da poco terminati e disputatiti a Roma e delle prospettive degli Azzurri in vista Olimpiadi di Parigi 2024

Si aspettava che l’atletica italiana potesse fare così bene in questo Europeo?

Mi aspettavo tante medaglie dalla Nazionale perché è un periodo positivo per l’atletica italiana, che nasce prima delle scorse Olimpiadi. C’è un bel movimento, atleti affiatati, tanti tecnici che lavorano bene. Però poi vederli vincere così tanto sul campo è un’altra cosa. Ci si aspetta sempre il grande nome e poi vedi Simonelli negli ostacoli, Battocletti che vince due medaglie d’oro. Poi ci sono i grandi nomi che si confermano, come Jacobs che vince l’oro nei cento metri con 10″02 e due settimane dopo fa 9″92. Come se per lui l’Europeo fosse solo un momento di passaggio, un banco di prova in vista della prossima Olimpiade, in cui vorrà provare a bissare l’oro di Tokyo 2021.

Come commenta la prestazione di Tortu nei 200 metri?

Filippo non è veramente contento del secondo posto, lui voleva qualcosa di più, al momento dell’entrata l’ho visto molto teso. Non ha corso male come dicono, anzi, però ha vinto l’altro. Probabilmente si aspettava di più da sé stesso, ma deve essere contento della medaglia, anche se solo lui sa a che livello della preparazione è. Fossi in lui starei tranquillo, sta lavorando bene, è giovane, ha uno staff buono, può solo crescere.  Un ragazzo che fa secondo e non è soddisfatto della sua gara fa capire quanto puntasse in alto e che mentalità abbia.

Quanto ha influenzato il pubblico di Roma?

Come dico sempre ai miei ragazzi gli atleti sono gambe e testa. L’emozione di gareggiare in casa puoi viverla in due modi: o ti dà qualcosa in più oppure rischia di toglierti tanto se ti senti schiacciato dal tuo stesso pubblico. Ad alcuni atleti questa cosa ha giovato, vedi Jacobs, Fantini, Battocletti. Ad altri invece ha tolto tanto, come è successo con Tortu, che non è riuscito a trasformare l’ansia di correre davanti al suo pubblico in energia in più.

Nadia Battocletti, se lo aspettava?

La conoscevo ma non me lo aspettavo, ha vinto due ori e nei 10.000 metri ha fatto una progressione nell’ultimo giro, staccando tutti e battendo il record.

Come ci si prepara per una disciplina come i 10.000 metri?

Raramente nell’atletica si riproduce più volte la specialità che fai in allenamento. Solitamente si fanno allenamenti aerobici, lattacidi, di resistenza alla velocità e di forza oltre a vari allenamenti in altura per simulare le condizioni che poi ritroverai in gara. È tutto un insieme di allenamenti che poi ti porta a correre una maratona o una qualunque disciplina che richiede resistenza. Non vedrai mai un maratoneta allenarsi correndo tre maratone in una settimana.

Come spiega la doppia personalità di Tamberi, un atleta così forte ma anche così “pazzo”?

Tamberi è fatto così, in gara non mostra quanto sia realmente concentrato ma lo è, per molti è esagerato come personaggio, a me personalmente piace. Un ragazzo così attira la gente, ti prende, ti fa innamorare e poi vince, si carica col pubblico e carica il pubblico stesso. Anche volendo non gli puoi rimproverare nulla. Si allena col sorriso in volto, ama ciò che fa e trasmette passione, si ferma a firmare autografi e scattare foto, è una bella persona. La sua gara inizialmente non è stata facile, durante i primi salti è stato disturbato dai 10.000 metri che si correvano dietro di lui, per questo è arrivato al terzo salto ai 2.29. Poi, finiti i 10.000 ha trovato la concentrazione e da lì è stato tutto in discesa fino alla medaglia e alla corsa sugli spalti da Mattarella.

Quanto è tecnico il salto in alto come disciplina?

È sicuramente una delle più tecniche, come tutte le discipline di salto. Devi contare i passi, correre, curvare, staccare, inarcare la schiena, saltare l’asta e cadere bene, altrimenti rischi di infortunarti. Sono tanti piccoli gesti che richiedono concentrazione sul momento e un allenamento importante alle spalle.

Sara Fantini ha vinto l’oro nel lancio del martello, che fisico bisogna avere per praticare questa disciplina?

C’è una muscolatura, una preparazione, un lavoro di forza, servono capacità coordinative e condizionali unite al gesto tecnico che è più difficile di quanto sembra. Bisogna roteare con un peso in mano, acquistando velocità, rilasciandolo nel momento giusto, senza colpire la rete e senza uscire dal campo indicato. Io penso che Sara fosse molto emozionata e le sue emozioni l’hanno aiutata. Dopo la gara ha abbracciato la madre, l’urlo davanti alla telecamera, le lacrime, è stata una delle sorprese più belle di questo Europeo.

4×100 dominata: sorpreso dell’assenza di Desalu?

Un po’ me lo aspettavo. Fausto è venuto anche a Brugherio e ho avuto modo di conoscerlo, lui è molto bravo però gli altri stanno andando forte quest’anno. Melluzzo ha fatto 10″12 nei cento metri, nella sua batteria annullata, si è meritato di correre la staffetta.

Melluzzo, Jacobs, Patta e Tortu: saranno gli stessi anche alle Olimpiadi?

In Nazionale guardano molto la stagione, gli insostituibili sono Tortu e Jacobs, poi dipende da come vanno gli altri. Patta è bravissimo nel passaggio del testimone e nella staffetta questo conta tanto. L’alchimia è fondamentale, se i quattro atleti si trovano alla perfezione nel passaggio del testimone hai fatto già metà del lavoro, è senza dubbio il passaggio chiave, fa il 40% della staffetta. Puoi avere quattro Usain Bolt ma se non si sanno passare il testimone perderai sempre.

Quanto è importante riconoscere un talento e poi lasciarsi allenare?

Sette anni fa Jacobs faceva il salto in lungo come prima disciplina, saltava più di otto metri, però tre anni fa ha vinto l’oro nei cento metri alle Olimpiadi. Sembra un paradosso, ma il suo allenatore ha capito che lui era portato per la corsa. Lo ha allenato e ora è il velocista più forte del mondo. Con i ragazzi giovani si cerca sempre di tenere tutte le porte aperte fino a una certa età, così che un’atleta si possa conoscere e poi, confrontandosi con il suo allenatore, possa virare su una disciplina specifica.

Com’è vista l’atletica italiana in campo Internazionale?

Quando vado a Formia a seguire dei corsi per allenatore specialista c’è gente che arriva dalla Spagna a seguire ciò che facciamo. Ormai non siamo più una comparsa anzi, ora hanno paura quando arriva l’Italia. Va a cicli ma la cosa che mi piace è che tutto il movimento è in continua a evoluzione.

Da dove si aspetta che arrivino le medaglie azzurre alle prossime Olimpiadi?

Una nel salto in alto con Tamberi, una nei cento metri, magari ancora con Jacobs, una nella staffetta e sarei contento se una vincesse Leonardo Fabbri nel lancio del peso. Migliora costantemente e se lo meriterebbe un medagli alle Olimpiadi.