Brugherio, Politica

Serata Ramelli a Brugherio, nessun contestatore in sala

Era attesa una presentazione “bollente”, ma l’Anpi non ha colto la provocazione e ha espresso biasimo per l’iniziativa con un comunicato stampa

Scritto da

Daniele Cassaghi

Pubblicato il

31 Gennaio 2025

Condividi

Tutto liscio all’incontro di venerdì 26 organizzato da Fratelli d’Italia in Sala Consiliare a Brugherio per presentare il libro sulla morte del militante del Fronte della Gioventù, Sergio Ramelli, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Nonostante la presenza di quattro agenti della polizia locale e quattro carabinieri non è andata in scena nessuna contestazione quella sera.

Sorveglianza. L’auto della Polizia Locale davanti alla sala Consiliare, venerdì 26 gennaio

L’Anpi non ha infatti accettato la provocazione dell’organizzatore Marco Pirola, che dalle pagine del giornale da lui diretto, aveva preannunciato “una presentazione calda. Bollente”. L’Associazione partigiani ha espresso il biasimo per l’iniziativa attraverso un comunicato formale, sottoscritto da ben sedici tra organizzazioni politiche, associazioni e sindacati. A esprimere invece soddisfazione per la serata è il referente del circolo brugherese di Fratelli d’Italia, Vincenzo Imperato: “Non mi aspettavo nessun disordine – spiega -. Non c’era nessuna bandiera di partito. E non era un caso: per me Ramelli non era un personaggio divisivo”.

Per l’occasione hanno parlato dal palco lo stesso Imperato, il sottosegretario del governo Meloni, Paola Frassinetti, l’assessore regionale Romano Maria La Russa (fratello del presidente del Senato, Ignazio Benito Maria), gli autori del libro Guido Giraudo e Andrea Arbizzoni, oltre appunto, al giornalista Marco Pirola.

Presenti in sala i consiglieri meloniani di Brugherio, tra cui Ilaria Daffinà e Giuseppe Calabretta, gli assessori di Villa Fiorita Silvia Monguzzi e Diego Cristano e l’ex titolare dell’assessorato alle Politiche sociali, Serenella Pesarin. Massimo Pirola di Bpe si è accomodato tra il pubblico al piano superiore. Sugli spalti anche il presidente del consiglio regionale, Federico Romani, oltre a molti simpatizzanti meloniani provenienti da fuori città.

La presenza del sindaco di Brugherio e i rapporti con FdI


A circa metà dell’evento, il sindaco Roberto Assi (senza fascia), la vice Mariele Benzi e il presidente del consiglio comunale Michele Bulzomi sono usciti dalla saletta soprastante l’aula consiliare. Si sono poi affacciati dal balconcino per assistere alle relazioni. Un’occasione ghiotta per Marco Pirola, che non ha indugiato: “Ma sono Mariele e il sindaco lassù? Ho riconosciuto la pelliccia di visone! Potete anche farvi vedere”. “Siamo qua”, la risposta di Benzi.

Nei giorni precedenti, Assi aveva spiegato che la mancanza del patrocinio del Comune all’incontro fosse dovuta alla scelta di FdI, in quanto partito politico, di utilizzare la sala per una sua manifestazione. “Il patrocinio non è stato nemmeno chiesto – spiega Assi – Hanno fatto tutto in autonomia. Come amministrazione siamo estranei: hanno chiesto una sala, che come gruppo politico possono utilizzare due volte l’anno. Hanno seguito la procedura, che non è neanche passata dalla giunta”.

Vicende che, al di là di tutto, mostrano quanto sia spinosa la “questione FdI” per il sindaco Assi. Da un lato, i meloniani sono il secondo partito della sua maggioranza; dall’altro le tensioni con gli altri partiti – Lega in primis – sono evidenti (basta pensare alla questione degli spazi sportivi). Per di più, FdI Brugherio è da tempo alla ricerca di un risultato tangibile da rivendicare. E questo risultato, com’è noto, dovrebbe essere quello dell’intitolazione proprio a Sergio Ramelli di una via o di un parco. Iniziativa che non sembra far fare i salti di gioia ad Assi, anche per via della possibilità di raduni di camerati nel luogo dell’intitolazione, con il rischio di problemi di ordine pubblico. E il rinvio della mozione per l’intitolazione – giustificata con un errore nella presentazione e l’assenza del relatore – è oggetto di scherno all’interno della stessa maggioranza.

La presa di posizione di Anpi e di altre 15 associazioni


In ogni caso la celebrazione di un militante di un’organizzazione di ispirazione neofascista durante la tre giorni di iniziative per il giorno della memoria della Shoah poteva risultare un’ulteriore provocazione, benché con ogni probabilità involontaria. Memore delle polemiche sorte dopo la protesta del 29 novembre contro l’intitolazione di una strada o di un parco a Ramelli, l’Anpi di Brugherio ha consegnato a un documento la sua posizione ufficiale.


Di seguito il comunicato con la posizione ufficiale

Oltre all’Associazione partigiani, anche Pd Brugherio, Brugherio è tua, Alleanza progressista, Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista, Unione Popolare, Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano, Sinistra x Brugherio, Brugherio Futura, Cgil Spi, Uil, Associazione Italia-Cuba, Osservatorio democratico sulle nuove destre hanno sottoscritto il testo:

Siamo molto preoccupati per Brugherio.

Prima la proposta di Fratelli d’Italia di intitolare una via a Sergio Ramelli, poi il blitz della violenta formazione neofascista di Blocco Studentesco che attacca illegalmente uno striscione sui muri di Villa Fiorita, infine il 24 gennaio (proprio alla vigilia della Giornata della Memoria e della posa della nuova Pietra d’Inciampo) la presentazione del libro dedicato a Sergio Ramelli con tanto di militanti, consiglieri regionali, sottosegretari.

Tutto ciò mette bene in evidenza come non siamo davanti ad una semplice richiesta di interventi sulla toponomastica cittadina, alla volontà di riconciliazione, di riflessione sugli anni di piombo, ma di una precisa strategia in corso in tutta Italia che vuole fare andare indietro gli orologi della storia.

Siamo i primi ad essere consapevoli che la morte del giovane neofascista Ramelli fu un fatto tragico, così come tragica fu la morte di molti altri giovani di parte opposta, in quei terribili anni.

Siamo i primi a condannare ogni atto di violenza politica.

Abbiamo ben chiaro altresì come il Fronte della Gioventù, di cui Ramelli era militante, fosse un movimento intriso di violenza, tanto che proprio in quegli anni si macchiò dell’uccisione del giovane agente Antonio Marino lanciandogli addosso una bomba a mano.

Non è certo un caso che tutto ciò avvenga oggi in un clima di rigurgiti neofascisti e post fascisti, non è certo un caso che dovunque ci si raduni per celebrare Ramelli spuntino saluti romani e riti e modalità proprie di quel fascismo che abbiamo sconfitto grazie alla lotta di Liberazione, pagando con il sangue di molti giovani.

Il fascismo non è un’opinione, è un crimine che la nostra Costituzione condanna.

Auspichiamo che tutte le forze politiche e sociali e tutti i cittadini, che si riconoscono nella Costituzione repubblicana, si uniscano a noi nel contrastare questa deriva nel dibattito pubblico e nella narrazione della storia del nostro paese e nel non dare seguito a un’intitolazione provocatoria e divisiva, che nulla ha da insegnare alla democrazia“.

Il messaggio e le radici del Movimento Sociale


Per comprendere “la precisa strategia che vuol fare andare indietro gli orologi della storia” a cui fa riferimento l’Anpi, basta ascoltare gli interventi che si sono succeduti venerdì sera. Il messaggio lanciato da tutti i relatori era uno: gli esponenti del neofascista Movimento Sociale Italiano e della sua giovanile, il Fronte della Gioventù, sarebbero stati vittime di discriminazioni durante gli anni di Ramelli.

Un’esclusione dalla possibilità di manifestare il proprio pensiero che sarebbe culminata proprio nell’omicidio del giovane diciannovenne per mano di alcuni esponenti di Avanguardia Operaia. Da qui l’insistenza sulla necessità di cambiare rotta: “I giovani comprendano che la diversità di pensiero è una ricchezza: l’altro da sé non è un nemico, ma un interlocutore per costruire una società più giusta – ha spiegato Vincenzo Imperato – La pluralità non è una minaccia, ma una possibilità di crescita per tutti: il messaggio è ‘mai più violenza’, la democrazia è rispetto”.

Parole encomiabili quelle dell’assessore brugherese. Ma che proprio per questo rendono ancora più stridente la contraddizione di fondo: l’ideologia fascista teorizza apertamente l’anti-democrazia. Lo dice in modo caricaturale Luca Marinelli, che interpretando Benito Mussolini nella serie di Sky “M il figlio del secolo” afferma: “La democrazia è bellissima. Dà un sacco di libertà: anche quella di distruggerla”. E lo dice in modo meno caricaturale il vero Benito Mussolini, impegnato nel 1932 a compilare parte della voce “Fascismo” dell’enciclopedia Treccani.

Dopo il socialismo, il fascismo batte in breccia tutto il complesso delle ideologie democratiche e le respinge, sia nelle loro premesse teoriche, sia nelle loro applicazioni o strumentazioni pratiche. Il fascismo nega che il numero, per il semplice fatto di essere numero, possa dirigere le società umane; nega che questo numero possa governare attraverso una consultazione periodica; afferma la disuguaglianza irrimediabile e feconda e benefica degli uomini che non si possono livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco com’è il suffragio universale.”

(Enciclopedia Treccani)

E per quanto riguarda la violenza politica, anche questa è da sempre un tratto distintivo dei fascisti: delle squadracce che nella notte torturavano e uccidevano i socialisti e gli oppositori. Per dirla con l’Italo Balbo contrario alla pace politica, interpretato da Lorenzo Zurzolo in “M il figlio del secolo”: “Lo scontro tra fascisti e socialisti si concluderà solo con l’annientamento”. Peraltro sono stati poi sempre i fascisti a “istituzionalizzare” lo squadrismo dando vita, nel 1924, alla Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale: il vero braccio armato del partito, con il compito di reprimere i dissidenti.

La difficile situazione negli anni di piombo


Alla luce di ciò, il problema negli anni di piombo di Ramelli non era – come ha detto venerdì Romano La Russa – “essere di destra”. Casi estremi che hanno coinvolto liberali, democristiani conservatori o repubblicani non se ne ricordano. Il problema era semmai (e lo è ancora) quello di rifarsi esplicitamente a un’ideologia che prevede a bella posta violenza e anti-democrazia.

Ramelli – dicono i suoi sostenitori – aveva come uniche “colpe” quella di essere di destra e di avere dato degli assassini alle Brigate Rosse in un tema. Della prima, si è detto. Della seconda vale la pena ricordare che le Brigate Rosse sono responsabili di atti terroristici e omicidiari. Ma anche ricordare che tra le cause della nascita del terrorismo di sinistra negli anni di piombo c’è il dilagare del terrorismo neofascista. Un tipo di terrorismo, cominciato con Piazza Fontana e chiuso con la strage di Bologna, indirizzato a sostenere la “strategia della tensione”: a colpire persone civili in modo indiscriminato nella speranza che, nella paura e nel caos, la gente chiedesse una svolta autoritaria dello Stato.

Certo, nulla di tutto ciò giustifica l’omicidio di un ragazzo che non aveva neanche finito le scuole superiori. Aiuta però a comprendere meglio la critica che il segretario cittadino del Partito Democratico, Damiano Chirico, ha mosso all’iniziativa di venerdì 26: “Il tema è delicato, c’è di mezzo un morto di morte violenta per cui c’è rispetto a prescindere – spiega – ma utilizzare i morti come clave da tirarsi in testa non porta molto lontano. Nè per la comunità, né per il morto”.

La replica di Imperato


“Non voglio entrare in quello che diceva Mussolini, ma chi critica Ramelli su quella base: a) non ha letto il libro, b) non ne conosce la storia e c) Ramelli condannava le Brigate Rosse e un certo atteggiamento di chi era a sinistra – replica Imperato –. Attraverso il dialogo si può arrivare a vedere le questioni in un altro modo, senza che questo diventi un motivo per annientare l’interlocutore. Sarebbe positivo se questo accadesse in ogni tipo di dialogo, anche in quello tra maggioranza e minoranza”.

E conclude: “L’unico fascismo che esiste è rosso, ossia l’atteggiamento per cui o le cose stanno come dice una certa sinistra, oppure niente. Non era fascista il tema di un ragazzo che, a 19 anni non ancora compiuti, scriveva delle Brigate Rosse”.