Roberta Bruzzone
Arte, cultura e spettacoli, Associazioni e Istruzione, Brugherio, Politica

Roberta Bruzzone a Brugherio “Il patriarcato è ancora in voga”

Nel primo incontro del ciclo “Quando l’amore diventa una trappola”, la criminologa ha spiegato gli stereotipi alla base delle violenze di genere.

Scritto da

Daniele Cassaghi

Pubblicato il

Condividi

“Chi nega che al giorno d’oggi ci sia il patriarcato o mente, ed è forse questa l’ipotesi da privilegiare, oppure ne è talmente immerso da non vederlo più”

A parlare è la psicologa forense e criminologa Roberta Bruzzone, ospite a Brugherio venerdì 6 dicembre. Si è trattato del primo dei 5 incontri intitolati “Quando l’amore diventa una trappola”, che la vede protagonista nell’ambito delle iniziative organizzate dall’assessorato alla cultura in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Il prossimo è in programma il 10 gennaio 2025.

La tesi di Bruzzone è chiara: siamo cresciuti e viviamo tutti in un contesto patriarcale che ci ha fatto interiorizzare molti modi di pensare stereotipici legati al genere. Riconoscere che le cose stanno così è il primo passo verso la prevenzione della violenza, che di questi stereotipi si nutre. “Incontri come questo sono fondamentali per imparare a riconoscere questi fenomeni

Prosegue la dottoressa “Probabilmente qualcuno è ancora convinto che inasprire le pene ancora di più porti davvero a qualche risultato. Ma la nostra normativa è tra le migliori, anche per quanto riguarda la severità delle sanzioni. La problematica non può essere affrontata solo con il contrasto: quando arriviamo davanti a un carabiniere o a un giudice è già tardi. Quello che doveva succedere è già successo. Ha ragione Gino Cecchettin quando dice che l’ergastolo restituisce la gravità dell’accaduto, ma che in realtà abbiamo perso tutti. Perché sua figlia Giulia non torna più indietro“. 

Bruzzone: i dati parlano chiaro


Dunque, a supporto della tesi della pervasività dei disvalori patriarcali, Bruzzone espone alcuni dati al pubblico, basati su interviste a uomini e donne dai 16 ai 65 anni, appartenenti a diversi strati socio-culturali e provenienti da diverse zone d’Italia. Ne emerge che, nel 2019, il 33% degli intervistati pensa che per gli uomini sia più importante che per le donne avere successo nel lavoro; per il 31,5% gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche; per il 28% è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia; per l’8,8% spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti in ambito familiare. 

Nel 2023, il 40% della popolazione intervistata sosteneva che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Non solo, come riferisce la stessa dottoressa Bruzzone “Quattro persone su dieci credono che una donna non possa essere stuprata”, mentre il 24% pensa che la donna possa provocare la violenza sessuale con il proprio modo di vestire “Non indurre in tentazione, giusto?” ironizza la criminologa. Il 15% è persino convinto che una donna sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti sia in parte corresponsabile della violenza sessuale che subisce.

E ancora, sempre nel 2023, tre donne su quattro sono d’accordo sul fatto che sia l’uomo a dover mantenere la famiglia; per il 30% delle donne è ancora naturale che l’ultima parola l’abbia il padre, il fratello o il marito.

“Il problema è molto grande e non riguarda solo gli uomini, ma riguarda la mente di ciascuno di noi: ciò che abbiamo assorbito e ciò che individuiamo come parametri da soddisfare per sentirci adeguati”

il caso Novello, premiata perché subalterna


E l’esempio classico è la pressione a mantenere un aspetto fisico di un certo tipo che colpisce le donne in misura enormemente maggiore rispetto agli uomini. Il punto è che questi modi di pensare sono così pervasivi da investire il costume: “Solo nel 2020 una donna viene premiata con la passerella di Sanremo perché fidanzata di Valentino Rossi e perché ‘ha saputo stare un passo indietro’ (Francesca Sofia Novello ndr.) ricorda Bruzzone – Una cosa che è stata ritenuta normale, tant’è che la motivazione dietro a questa scelta è stata dichiarata esplicitamente in conferenza stampa. Ma come può essere questo un parametro per scegliere una donna per quella passerella? Premiata perché subalterna…”. 

Un retroterra culturale non favorevole a cui i giovani non sono immuni. Infatti, rivela la psicologa, il 45% delle ragazze tra i 14 e i 15 anni ritiene accettabile essere controllata dal fidanzato per quanto riguarda l’abbigliamento e le amicizie da frequentare. “Che messaggio diamo a queste ragazze? Dov’è finito quello spirito rivoluzionario degli anni ‘60 e ‘70 che ci ha portato una serie di diritti che all’epoca non erano scontati?” tuona Bruzzone. “E li stiamo perdendo: è di nuovo in discussione la legge sull’aborto. Altro tema scivoloso. L’aborto è una scelta privata. Non è un abuso, né tantomeno un omicidio. È una scelta privata che donna è libera di fare”.

Il cattivo esempio della politica


La politica non è dunque da meno: “Una esponente di un partito importante (Deborah Giovanati di FdI, ndr.) ha detto una cosa secondo me spaventosa. Ha detto che per essere donne pienamente realizzate bisogna essere madri. È un parametro limitante: perché la tua vita assume valore in funzione di qualcun altro”. E ancora, sullo stesso tema: “Una senatrice (Lavinia Mennuni di FdI, ndr.) ha affermato che la maternità deve tornare ‘cool’ per le 18enni. Ma in quella fase della vita una donna dovrebbe invece pensare a costruire se stessa e la propria vita. La maternità dovrebbe essere posticipata a se, e quando, sarà una donna sarà pronta. E se non lo sarà, andrà bene lo stesso“.

Il contrasto a questi modi di pensare, soprattutto nel quotidiano, è quindi cruciale per prevenire le future violenze. La dottoressa Bruzzone lo dice in modo chiaro: si comincia da bambini. “Abbiamo impostato l’educazione di bambini e bambine in maniera diversa. Quando si entra in un negozio di giocattoli vediamo che ai bambini maschi facciamo regali su giochi avventurosi, che stimolano coraggio, intelligenza e forza. Alle bambine proponiamo un’orda di pettorine, pentoline rosa perché si pensa che il mondo femminile sia delicato e domestico“.

Un esempio, a cui se ne possono aggiungere altri, per dire che, in generale, “L’esplorazione nelle bambine è molto disincentivata”. Per cui la raccomandazione è quella di non sottrarre ai bambini e alle bambine la possibilità di esplorare, perché solo così possono trovare le risorse necessarie a una consapevolezza di sé robusta. “Sarà faticoso, perché queste scelte verranno viste negativamente: ma è la fase della rottura”, conclude la psicologa.