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Pietre d’Inciampo: un weekend di memoria per Borgonovo

I campi di concentramento, la morte e la liberazione dell’Italia, i temi trattati nel weekend

Scritto da

Stefano Reccagni

Pubblicato il

29 Gennaio 2025

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Sabato è avvenuta la posa della pietra d’inciampo di Vittorio Borgonovo, quinto cittadino brugherese a cui viene dedicata; dopo Giulio Agostoni, Albino Pisoni, Edoardo Colombo e Gioachino Teruzzi.

Le Pietre d’inciampo sono un’iniziativa dell’artista Gunter Demnig in memoria delle persone che hanno perso la vita nei campi di sterminio nazisti. Queste vengono poste nelle strade e nei quartieri delle città europee, per lasciare un ricordo visibile e condiviso delle persone deportate.

La Pietra d’inciampo di Borgonovo


Dopo un momento iniziale presso la sala consiliare, dove hanno preso parola le autorità, la mattinata è proseguita in corteo fino a Parco Miglio dove è stata ufficialmente posata la pietra d’inciampo in memoria di Borgonovo, con la lettura di quanto scritto.

“Nasce a Brugherio il 4 aprile 1911 e abita nella frazione di Baraggia con i genitori Luigi e Antonia Perego. Lavora come falegname, quando ad agosto 1942 viene richiamato alle armi e arruolato nel 363^ Reggimento Fanteria della Divisione Cagliari che si trova in Grecia nel Peloponneso meridionale. Nei giorni seguenti all’armistizio dell’8 settembre 1943, i soldati italiani vengono disarmati dai tedeschi e inviati in campi di prigionieri in Grecia. Vittorio, come la gran parte dei soldati italiani, si rifiutò di collaborare con i tedeschi e a ottobre è internato nel campo di prigionia di Zemun, in Serbia. Fu poi deportato in Germania nel campo di prigionia Stalag IV B di Muhlberg, in Sassonia, con il numero 264735.
Ammalato gravemente, viene ricoverato nell’ospedale militare per internati Reserve-Lazarett di Zeithain, dove muore il 9 aprile 1944. I suoi resti sono riportati a Brugherio nel 1992”

L’inaugurazione della mostra:


Nel pomeriggio, presso la Sala conferenze della Biblioteca civica di Brugherio, è poi avvenuta l’inaugurazione della mostra “Gli eroi son tutti giovani e belli”. Celebrativa della resistenza e della liberazione, organizzata dall’associazione ANPI in collaborazione col collettivo Papaveri Rossi.

Il momento è stato aperto dalle parole del sindaco Assi. “Oggi ho veramente capito il significato di “Pietra d’inciampo”: rendere più vicino a noi ciò che è successo. Dobbiamo farlo provando empatia verso le persone che hanno perso la vita e prestando attenzione ai rigurgiti. Non dobbiamo vedere questo avvenimento come legato a un passato lontano, perché questa cosa ci tocca dentro, dobbiamo andare oltre la memoria, essere consapevoli ed empatici. Oggi mettiamo dei nomi, non dei numeri, nonostante siano morti 6 milioni di persone, il nome va ricordato. Il collettivo Papaveri Rossi ce lo ha ricordato, qualcuno era dalla parte della ragione e qualcuno dalla parte del torto. Non c’è e non ci sarà mai una via di mezzo”.

Concludono poi Loris Maconi, del comitato Pietre d’inciampo Monza e Brianza, e Renato Magni, del collettivo Papaveri Rossi, lasciando poi la parola al racconto delle storie dei cinque cittadini brugheresi che persero la vita nei campi di concentramento.

La mostra ripercorre la storia dei terribili anni della seconda Guerra Mondiale, in cui il popolo italiano fu vittima del Fascismo e dell’influenza nazista. Questa portò molti italiani a combattere per la liberazione. Dal 1939 al 1945, dall’asse Roma-Berlino all’armistizio dell’8 settembre 1943, che segnò l’inizio della Liberazione italiana. In questo periodo i partigiani italiani, al fianco degli alleati liberarono lo stivale dalla forte influenza tedesca, che aveva invaso l’Italia in quegli anni.