Sbarco in Normandia
Politica

Normandia, l’inizio della fine dell’impero nazista

Ottanta anni lo sbraco in Normandia, il giorno in cui la storia cambiò e il declino del Terzo Reicht prese forma

Scritto da

Gabriele Sità

Pubblicato il

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Il 6 giugno 1944, per gli appassionati di storia e non, è sicuramente una data di fondamentale importanza. Quella in cui le truppe alleate riuscirono, dopo un profondo studio geologico e strategico, a sbarcare in Normandia, liberando la Francia e l’Europa dal dominio nazista. A capo della storica operazione ci fu il grande generale statunitense Dwight Eisenhower, in grado di comandare un totale di tre milioni di uomini.

Strategie Vincenti

La pianificazione dello sbarco richiese molto tempo, soprattutto a livello strategico, con diversi segretissimi studi geologici per scovare i migliori punti in cui poter attraccare. Vennero analizzate più di un milione di fotografie per comprendere al meglio la consistenza della sabbia, lo spazio disponibile e tanti altri fattori che avrebbero influito sulla buona riuscita dell’operazione. Per molti mesi, prima dell’avvento degli Alleati in Normandia, questi ultimi ebbero l’idea di attaccare i ponti, le strade e le linee ferroviarie della Francia, in modo da rendere difficile ai tedeschi l’arrivo di rinforzi.

Contestualmente, fu attuata un’altra strategia vincente per ingannare i tedeschi: gli Alleati fecero credere alle truppe naziste che lo sbarco sarebbe avvenuto in tempi brevi più a est, nella regione del Pas de Calais, attirando più soldati lì e liberando così la Normandia. Nella strategia americana e inglese ci fu anche l’idea di implementare i carri armati, creandone due diversi prototipi: il primo era un carro armato anti-ostacolo, costruito in modo da poter superare tutto ciò che poteva ostruire il suo percorso, mentre il secondo era un carro armato anti-bunker.

Gli incredibili numeri dello sbarco in Normandia

Al D-Day presero parte un incredibile numero di truppe: furono impiegati più di 150.000 soldati. Un totale di circa 7000 mezzi da sbarco (considerando anche navi da guerra, d’appoggio e da carico), 11.000 aerei e 13.000 paracadutisti. Numeri che bastano da soli a far capire quanto questo attacco fu ritenuto importante. E quanto lo sia stato successivamente per cambiare il corso della storia. La missione si svolse su un lungo tratto di costa e le truppe vennero disposte su diverse spiagge. Più precisamente cinque: le prime due furono ribattezzate Utah e Omaha, ed erano occupate dagli statunitensi. Le altre tre invece furono chiamate Gold, Juno e Sword, con la prima e l’ultima occupata dall’esercito inglese e quella al centro attaccata dai canadesi. 

Il Ricordo dello sbarco

Il famoso fotografo Robert Capa fu uno degli uomini più coraggiosi a partecipare allo sbarco. Quest’ultimo infatti, nonostante non fosse un soldato e non fosse armato, decise di rischiare la vita  in onore del suo lavoro. Sbarcò sulla spiaggia di Omaha scattando la bellezza di 106 fotografie per immortalare un momento decisamente storico. Purtroppo però, una volta arrivato nel laboratorio fotografico della rivista Life, a Londra, con lo scopo stampare le immagini, riuscì a salvarne solo 11. Le altre 95 andarono distrutte per colpa di un errore di elaborazione delle immagini dal rullino della macchina fotografica. Quelle undici foto adesso sono definite Magnificent Eleven e hanno ispirato tanti documentari, ma soprattutto film di enorme importanza come Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg.