Durante una puntata del programma “La solitudine dei numeri primi“, condotto da Gius di Girolamo su Freedom Street Radio, l’insegnante di difesa personale Tania Dachille ha condiviso la sua esperienza. Tania, vittima di bullismo durante le superiori, ha fatto della sua esperienza personale una missione per aiutare gli altri. Ha riscontrato che uno dei maggiori problemi tra i ragazzi con cui lavora è proprio la mancanza di autostima. Da qui la sensazione di non essere all’altezza davanti a una nuova incombenza, la paura di non farcela. “Non sono capace” è una affermazione che diviene uno scudo che si percepisce protettivo, ma che invece danneggia.
L’intervista a Tania Dachille
Tania Dachille parte da un’esperienza personale: è stata vittima di bullismo quando frequentava le scuole superiori. Questo l’ha spinta a intraprendere un percorso di crescita che l’ha portata a diventare un’insegnante di difesa personale educativa. Oggi, attraverso il suo lavoro, cerca di trasmettere ai ragazzi la fiducia in sé stessi.
Uno dei problemi maggiori dei ragazzi è sicuramente che partono dicendo ‘Io non so farlo. Spesso hanno paura di fallire ancora prima di provare. Per questo, nel mio insegnamento, inizio con la respirazione tattica. È una tecnica che aiuta a calmare la mente e a concentrarsi sul presente. Quando i ragazzi provano e vedono che ce la possono fare, iniziano a credere di più in loro stessi.
Tania Dachille
Non sono capace: un problema di autostima che riguarda tutti
Oggi, la mancanza di autostima e la paura di non essere all’altezza sono problematiche sempre più diffuse, specialmente tra i giovani. Secondo alcuni psicologi, questo fenomeno è in crescita e può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la pressione sociale, le aspettative familiari, e l’influenza dei social media.
Il Dr. Martin Seligman, uno dei più noti psicologi contemporanei e fondatore della psicologia positiva, sostiene che “La società moderna pone un’enfasi eccessiva sul successo e sull’apparenza, lasciando poco spazio all’autenticità e all’autostima basata sulle reali capacità individuali“. Seligman ha evidenziato come i giovani siano particolarmente vulnerabili a questa pressione, spesso interiorizzando un senso di inadeguatezza.
Non si tratta però di una problematica presente solo sui giovani. Avete mai sentito parlare della sindrome dell’impostore? Si tratta di una convinzione di non essere all’altezza di ricoprire un determinato ruolo oppure di non essere abbastanza bravo o qualificato da meritarlo.
Credere in sé stessi è il primo passo
Dire “Non sono capace, non lo so fare” è spesso una barriera che ci auto-imponiamo, limitando le nostre possibilità di crescita e di successo. Testimonianze come quelle di Tania Dachille ci mostrano che è possibile superare queste insicurezze attraverso la consapevolezza e la pratica. In un mondo dove le sfide sono all’ordine del giorno, imparare a credere in noi stessi è il primo passo per affrontarle con determinazione e successo.