L’eliminazione della Nazionale dalla Nation League è l’ennesimo boccone amaro dell’ultimo decennio (e qualcosa in più) della selezione azzurra, edulcorato soltanto dall’episodico successo a Euro 2020, con Mancini in panchina. Successo che alla resa dei conti ha fatto più danni dalla grandine, perché anziché essere inquadrato nel giusto contesto, ovvero un alloro conseguito grazie al lavoro, alla concentrazione, allo stato di grazia nel corso di soli 30 giorni, condito con un pizzico di fortuna, abbiamo coltivato l’illusione di essere tornati tra i grandi di questo gioco meraviglioso e crudele, che spesso più che dare, toglie. E infatti, così come ci ha donato quella vittoria, ci ha tolto immediatamente le nostre illusioni, riportandoci nella mediocrità a volte anche ben oltre i nostri demeriti.
La mancata qualificazione al Mondiale del 2022, infatti, se all’atto pratico è stata incontestabile e figlia di una sequenza di errori incredibili, commessi proprio sull’uscio d’ingresso della manifestazione, alla fine della competizione ha rivelato come solo un numero limitatissimo di partecipanti fosse nettamente superiore alla nostra Italia. Tradotto: forse il nostro calcio non è più di vertice, ma quel vertice è composto da una élite molto ristretta. Ed Euro 2020 ha dimostrato come un torneo di un mese possa essere appannaggio della squadra che ha più fame di vittoria, piuttosto che della migliore in assoluto.
Le sfide della Nazionale con la Germania
Tornando a Germania – Italia, non credo che interessi a molti tifosi di essere eliminati della Nation League. Piuttosto, interessa di come sia maturata la sconfitta contro la Germania. Come al solito nelle analisi del post-partita, anzi del post-partite, ci siamo crogiolati in una marea di scuse, formulato alibi, coltivato speranze future in base a qualche ipotetico segnale positivo, carpito chissà dove, chissà quando.
Abbiamo perso la partita di andata per 2-1, “però abbiamo dominato i tedeschi per un tempo”. Abbiamo rimontato una Germania che nel secondo tempo della partita di ritorno, in vantaggio per 3-0, ha tirato i remi in barca e “Forse avremmo meritato almeno i tempi supplementari”. E non oso pensare ai titoli di giornale se la partita fosse termina 4-3 per gli azzurri: subito si sarebbe evocata l’epica di Mexico 70. Ma…non è così che funziona.
Dobbiamo smettere di evocare il passato glorioso, di procurarci alibi alla bisogna, di essere indulgenti. Non possiamo lavorare sul settore giovanile, questo è assodato. Le nostre squadre di club non hanno le risorse economiche delle competitor straniere, ed in questi casi è sempre più gradito l’uovo oggi che la gallina domani. Senza contare l’impazienza di tifosi e critici: provate a chiedere a Milan e Juventus. Bisogna quindi accettare uno status quo che è come una malattia congenita. Una volta accertato questo, agire di conseguenza. Cosa ci fai con le malattie croniche? Anziché subirle, ci convivi.
Cos’è l’Italia del calcio, oggi? salvo 2/3 eccezioni, la nostra è una Nazionale operaia. Rispetto al passato il ventaglio di possibili convocati si è molto ridotto. Alla fine dei contri, saranno una trentina i giocatori su cui si può ragionare in ottica azzurra. Forse un paio di più, non ci sono molte altre possibilità. Quello che occorre è fare la minestra con gli ingredienti a disposizione.
Accettare i limiti e sfruttare le qualità di cui si dispone
Sacchi, che è e resterà per sempre un innovatore e un genio, non hai mai però accettato l’idea di limite. Basta leggere le sue parole sulla Gazzetta dello sport di lunedì. Occorre però, in alcuni casi, accettarli e agire in modo efficace, produttivo e non sperperare le poche risorse a disposizione alla ricerca di qualcosa che non puoi avere. Questa Nazionale non può essere bella, deve esser pratica. Questo è il solo di modo di non porsi limiti, in termini di risultati.
Costruisci un gruppo, fin da ora, di 30 unità. Sii un allenatore condottiero, fa il modo che giochino per te allo spasmo. Trova le caratteristiche dei tuoi giocatori che possano diventare punti di forza per la tua squadra ed esaltali. Puntella i punti deboli con giocatori magari non proprio da maglia azzurra ma fortissimi in un certo fondamentale. Un esempio a caso: il gioco aereo. Trova un capitano che sia il tuo braccio destro in campo e lavora per trarre il meglio da questo gruppo in lasso ridotto di tempo.
Forse non molti ricordano che a Usa 94 perdemmo la finale contro un Brasile non così irresistibile. E che nel 2002 una Germania forse ancora più operai dell’Italia attuale e certamente più in là con l’età, arrivò a giocarsi la finale proprio col Brasile. Quelle squadre hanno esaltato le qualità del gruppo, lasciando perdere i fronzoli e badando al sodo. Gioco meno offensivo e spettacolare, centrocampo solido e ripartenze. Fare di necessità virtù, si dice. E magari scopri anche che la minestra viene buona lo stesso.