Il Milan vince 3-2, in rimonta, contro il Lecce, al termine di una sfida che anche questa volta, come già accaduto spesso nel recente passato, ha regalato gol ed emozioni. Il Lecce ha sicuramente disputato una buona partita, ma probabilmente, il risultato condiziona i giudizi finali, fin troppo generosi nei confronti della squadra di Giampaolo. Il risultato maturato al minuto 59, quando Krstovic ha messo segno la sua doppietta personale e siglato il doppio vantaggio per i salentini, era assolutamente bugiardo.
Il Milan si era visto annullare due gol, giustamente intendiamoci, ma proprio per una inezia in entrambi i casi, cogliendo poi un palo con Gimenez in apertura di ripresa, poco prima di subire il 2-0. L’ingresso di Leao a sinistra. come di frequente accade quando il portoghese entra a partita in corso, e quello di Sottil sull’altro lato, hanno donato quella freschezza e quella capacità di saltare l’uomo nell’uno contro uno che ha messo in ginocchio la squadra di Giampaolo, già sulle gambe. Il Milan comunque ha creato moltissimo in avanti per tutta la partita e il risultato, alla fine, è sacrosanto.
Milan, fatta la tara i conti non tornano
Detto che nel complesso la vittoria dei Rossoneri è meritata, ci sono conti che per quanto ci possa sforzare di far quadrare, purtroppo continuano a non tornare. Il Lecce ha concluso la gara con tre tiri in porta e ben due sono finiti in rete. Non tralasciando il fatto che il primo gol subito, come frequentemente è accaduto in questa stagione e anche nella scorsa, è entrato nel tabellino della partita nei primissimi minuti di gioco. Agatha Christie diceva che tre indizi fanno una prova, ma in questo caso siamo già alla condanna definitiva.
C’è un grosso problema di approccio al match a cui né Pioli, né Fonseca, né tantomeno Conceicao hanno saputo far fronte. E il gol in apertura è una delle circostanze che più condiziona il risultato, nel calcio. C’è poi, come noto, un problema nel reparto difensivo, soprattutto nella zona centrale, che non riesce a trovare intesa e compattezza. Gli interpreti cambiano continuamente: c’è il momento di Pavlovic, quello di Thiaw, quello Gabbia…. solo Tomori al momento sembra fuori dai giochi. Con Hernandez separato in casa che fa un po’ dentro e fuori dal campo, l’unico punto fermo è Walker.
La posizione di Reijnders
Conceicao non ne vuole proprio sapere di restituire Reijnders al suo ruolo di centrale di centrocampo. Sabato ha tentato di pescare il jolly con Bondo, senza troppa fortuna. Come già detto la scorsa settimana, in una squadra con quasi nessuna certezza, la cosa più giusta da fare sarebbe tornare alle garanzie offerte dal duo composto da Fofana e dall’olandese. Non ha proprio senso spostare in avanti Tijani, in un ruolo dove il Milan è più che al completo e indebolendo così il centrocampo, dato che non esiste al Milan, e forse in senso assoluto, un alter ego di Rejinders. Una soluzione più sensata, a mio avviso, potrebbe vedere l’ingresso di Sottil, a destra o a sinistra, Pulisic al centro e poi Leao, Felix, Musah o Chukweze a contendersi di volta in volta la casella rimasta vuota.
Su Gimenez qualche mugugno
Arriva già qualche spiffero di malcontento sulle prestazioni di Gimenez, ma è sinceramente ingiusto e prematuro. L’attaccante messicano non può non risentire del momento non brillante della squadra, anche se, in una partita in cui il Milan ha creato molte occasioni, non è stato certo il più brillante. A Lecce va in gol dopo 50 secondi ma è in fuorigioco di un soffio. Il colpo di tacco in chiusura di primo tempo che sembra indirizzato all’angolino basso finisce tra i piedi del portiere di casa, mentre in apertura di ripresa colpisce il palo. Una prestazione sfortunata ma non priva di impegno. Non si può mettere in discussione Gimenez, è potenzialmente il miglior attaccante in rosa, e i suoi 3 gol nelle prime 4 partite disputate sono un biglietto da visita che non si può ignorare. Anche per lui, occorre che i giudizi siano espressi previa tara.
Conceicao, all’inferno e ritorno. La bufera però bufera non è passata
Inutile negarlo, al secondo gol di Krstovic le valigie erano già pronte. La quarta sconfitta consecutiva per i Rossoneri sembrava cosa fatta. Non sono un culture delle statistiche, ma a naso per trovare quattro sconfitte consecutive nel ruolino di marcia dal Milan credo che si debba tornare ai primi anni Ottanta, quasi alla preistoria. La vittoria di sabato ha calmato un po’ le acque, ma la situazione per iil tecnico portoghese non cambia molto. Potrebbe essere sollevato da un momento all’altro, a meno che non si sia innescato un trend positivo in controtendenza, che però già numerose altre volte, quest’anno, la dirigenza milanista si augurava di aver visto avviare.
Difficile che accada ora, a dieci giornate dal termine del campionato. La realtà è che il cammino di Sergio è stato ancora più tortuoso di quello di Fonseca e, contrariamente a quanto auspicato, non è che la società appaia più presente e a supporto del tecnico. Pochissime le parole dei dirigenti- Ed è strano, dato che in ultima analisi, sono i loro fautori di questa stagione davvero molto, troppo amara.