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Manuela, Gabriel, Michel, il messaggio vocale e la svolta

Il problema della violenza domestica non riguarda solo i coniugi ma anche il rapporto tra genitori e figli. La storia di Manuela è emblematica di come un rapporto tossico tra padre e figlio, finisca per avere ripercussioni sulla mamma

Scritto da

Tania Dachille

Pubblicato il

6 Marzo 2025

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Manuela, resta incinta del suo fidanzato a soli 22 anni, dopo poco meno di un anno di frequentazione. Non aveva programmato niente di quello che le era capitato, sicuramente non avrebbe scelto di diventare madre così giovane, ma è successo, non era sicura di portare avanti la gravidanza quando l’ha scoperta ma Gabriel era così contento alla notizia di diventare padre che le chiese persino di sposarla.

Era un momento della sua vita davvero felice, era radiosa, entusiasta, le piaceva fare la mogliettina premurosa, uscire a fare la spesa e cucinare per suo marito, il quale ogni volta che tornava a casa l’abbracciava da dietro accarezzandole la pancia, particolarmente eccitato di sapere che il bimbo atteso era un maschio.

Il parto e un idillio breve


Questa felicità idilliaca però durò poco. A due settimane dal parto Gabriel si lamentava continuamente dei pianti del bambino, il bisogno costante di cure di Michel lo irritava, e non sopportava che Manuela stesse trascurando sia lui che la casa e soprattutto se stessa.

Iniziò così la prima fase di una violenza domestica in piena regola, con l’utilizzo di costati parole di disprezzo, parole che fanno male, con lo scopo di sottomettere la persona che spesso nemmeno se ne accorge.

Manuela è catapultata in un mondo fatto di insulti sulla sua persona e sulla sua incapacità di essere una madre. Si sentiva una nullità, perseguitata dai sensi di colpa che la rendevano incapace di reagire alle sue minacce costati di abbandono.

Presto alla violenza verbale si aggiunsero scatti di rabbia con atti di improvvisa violenza, seguiti di momenti di finta riappacificazione. Ovviamente la malmenava per…colpa sua, secondo Gabriel era lei che lo portava a fargli perdere la pazienza. Questo meccanismo è l’arma letale che crea dipendenza per la donna e potere supremo per l’uomo, così che non si è in grado di reagire anche se ci si sente in pericolo, non si ha il coraggio di scoprire la verità, quella consapevolezza che si cerca di soffocare perché ti assicura che non solo non finirà mai, ma che potrà solo peggiorare.

Manuela, la forza di dire basta


Fortunatamente Manuela, dopo cinque anni, con l’appoggio di amici e parenti, trovò la forza di dire basta, andando via da quell’uomo, divorziò e rinunciò agli alimenti per ottenere la custodia esclusiva di Michael.

Decisa a cambiare in meglio la sua vita, riprese gli studi e trovò un ottimo posto di lavoro, provvedeva da sola a suo figlio che cresceva dolce e sensibile, prendeva buoni voti a scuola, era educato e gentile, e lei non poteva che esserne orgogliosa.

Era finalmente felice, tutto procedeva alla grande e di Gabriel non ebbe mai più notizie per dieci lunghi anni, fino al giorno in cui lui la citò in tribunale per ridiscutere la custodia del figlio. Arrabbiata, assunse un avvocato decisa a non far rientrare mai più quell’uomo nella sua vita e in quella di suo figlio, ma perse la causa.

Gabriel doveva pagarle gli alimenti ma ha ottenuto la custodia congiunta di Michel, che nonostante l’astio iniziale, in cuor suo aveva voglia di conoscere e vivere suo padre. Benché conservasse brutti ricordi, gli voleva inspiegabilmente bene.

La vita di Manuela viene stravolta ancora, ma nonostante le preoccupazioni, i pianti, e la convinzione che a Gabriel del figlio non importasse nulla e che quella manovra aveva il solo scopo di punire lei, dovette ammettere che il comportamento dell’ex marito, che si rivelò puntuale nei suoi impegni con Michel, e anche nei pagamenti, la stupì portandola alla convinzione che fosse cambiato. Ben presto però, anche questo bel momento ebbe la sua fine.

Ancora nel baratro


Dopo neppure sei mesi, infatti, smise di pagare gli alimenti, perché aveva perso il lavoro; gli appuntamenti con Michael non venivano più rispettati e spesso inviava amici o parenti per andare a prenderlo dato che era stato obbligato a vendere l’auto. Con il passare degli anni Manuela notò un cambiamento in suo figlio, era sempre nervoso, sempre più pretenzioso, a diciassette anni smise di andare a scuola e passava le giornate nel box con gli amici, consumando alcool e droghe. Sospettava che fosse proprio Gabriel a procurargliele, ma c’era qualcosa di ben più grave ad attenderla, che non avrebbe tardato a manifestarsi.

Era completamente ignara della manipolazione psicologica che il suo ex marito stava lentamente esercitando sul figlio, fino a convincerlo della debolezza naturale delle donne e soprattutto di sua madre, instabile, inadeguata, fragile e stupida che lo aveva cresciuto come una femminuccia, lo aveva reso un debole incapace di difendersi e di farsi rispettare. Andava quindi trattata come tutte le donne, se non peggio perché lo aveva reso così volontariamente, per punire lui dei giusti maltrattamenti subiti negli anni di matrimonio.

Quando si parla di relazioni tossiche si tende ad associarle ad una reazione amorosa, con un partner, ma in realtà è una condizione che riguarda ogni tipo di relazione: lavorativa, amichevole, familiare.

Manuela ha compreso questa triste verità provandola sulla sua pelle, ritrovandosi in una delle relazioni tossiche più brutte che si possano vivere, quella tra un genitore e suo figlio.

Una vita migliore per Michel


Aveva lottato con tutte le sue forze per garantire a Michel una vita migliore, lo aveva cresciuto da sola, aveva fatto tanti sacrifici, tra pianti di gioia e di dolore, era così felice di esserci riuscita per poi scoprire che quell’uomo aveva mandato tutto all’aria in pochissimo tempo, era sconvolta ed emotivamente distrutta, non vedeva una via d’uscita questa volta e le liti con il figlio erano ormai all’ordine del giorno, finendo sempre nello stesso modo incapace di reggere insulti e minacce, lo assecondava.

Era ripiombata nella stessa condizione di quando era sposata con Gabriel, ma stavolta era peggio: colui che la disprezzava e avanzava pretese assurde, che la minacciava di abbandono per poi alternare momenti di tenerezza poco duraturi era il suo bambino.

Consapevole che la fase successiva comprendeva il manifestarsi di violenze fisiche, decise di frequentare un corso di difesa personale, ed ecco come conobbi Manuela, questa piccola donna, cosi solare, allegra, simpatica, ironica, determinata, che mi rubò il cuore quando ebbe il coraggio di raccontarmi la sua storia. Era straordinario il suo modo di reagire alla vita nonostante quello che le era capitato e che stava subendo nel presente, così iniziammo il nostro percorso e studiai insieme a lei delle tecniche precise, basandomi sulla tipologia di aggressioni che subiva per evitare che peggiorassero.

L’inaspettato euforico vocale di Manuela


Una mattina presto, ricevo un inaspettato messaggio vocale, 5,36 minuti di euforia, agitazione, stupore e orgoglio, in cui Manuela mi grida “Ce l’ho fatta Tania“!

La sera prima Michel era imbufalito, quando la madre si era finalmente imposta, negandogli una delle sue richieste di soldi e lo aveva avvertito che non gli avrebbe più dato un centesimo, doveva trovarsi un lavoro.

Durante questa lite furibonda lui perde la testa, la spinge contro il muro e le mette una mano al collo, esattamente come lei ha sempre temuto succedesse, ma quello che Michel non sapeva era che Manuela si era preparata e con gran stupore di se stessa sulla rapidità di reazione, afferrò la mano del figlio e riuscì a metterlo al tappeto.

Conservo ancora quel suo vocale, la sua voce carica di mille emozioni diverse, dove mi racconta che dopo averlo atterrato, se ne era andata nella sua camera mostrandogli le spalle e lasciandolo li a terra, senza dire una parola. Solo quella mattina lui si era presentato in cucina, testa e voce bassa a chiedere scusa alla madre non solo per il suo comportamento esagerato, ma anche perché l’aveva sottovalutata, non capendo come mai se era in grado di atterrarlo nonostante l’evidente differenza di peso e altezza, non avesse mai reagito prima. “Perché sono la tua mamma, il mio compito è proteggere te non proteggermi da te”, fu al risposta di Manuela.

Non una magia, ma una svolta


La situazione non si è risolta come per magia, sarebbe una bella favola, però quell’episodio ha segnato una svolta concreta nella vita di entrambi. Svolta che ha messo in atto l’inizio di un percorso nuovo alla ricerca dell’equilibrio e del rispetto. A piccoli passi tutto si sta sistemando.

Oggi Michael ha un lavoro, un appartamento e una fidanzata. L’atteggiamento da duro per camuffare le sue fragilità l’ha mantenuto, ha ancora reazioni esagerate quando gli viene negato qualcosa, ma non ha ma più reagito in maniera violenta, il rapporto con la madre e con le donne in generale è sicuramente migliorato.

Manuela invece ha finalmente trovato un nuovo amore, sano ed equilibrato, ha aperto un blog dove parla delle sue esperienze e delle sue emozioni, è diventata mamma una seconda volta e si definisce felice, nonostante gli alti e bassi che la vita continua a presentarle.