Il 13 Novembre, a Palazzo Ghirlanda, si è tenuta la quinta lezione di “1978, Corpi e Fantasmi: incontri su storia, cinema e cultura dei media”, tenuti da Carlo G. Cesaretti, critico di cinema che da anni tiene corsi di linguaggio cinematografico. Il ciclo di incontri è voluto dalla Città di Brugherio, Assessorato alle Politiche Culturali.
Le Supplenti: tra stereotipi cinematografici e lotta femminista
In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne il quinto incontro è dedicato alle “supplenti”: una categoria di donne protagoniste del cinema italiano degli anni settanta, principalmente nelle vesti di incarnazione del desiderio sessuale. Un’immaginario frutto anche dell’’educazione sessuale al tempo inesistente e di una tendenza a impegnare il pubblico con un intrattenimento sessista e misogino.
L’analisi del critico Cesaretti
L’analisi di questo scenario parte dal primo elemento del film con cui si entra in contatto: il titolo. L’insegnante, l’infermiera, la pretora, son tutti titoli che mettono il focus sulla donna nelle vesti lavorative. Una scelta che può far sperare su pellicole che ne documentino il momento culturale che vide la donna entrare nel mondo del lavoro. Tuttavia analizzando i film è chiaro come le figure professionali passano in secondo piano, lasciando spazio alla oggettificazione sessuale di queste donne, messe in scena da un punto di vista maschile e adolescenziale. Questo tipo di cinema ospita musiche sognanti, perché l’erotismo messo in scena ha un che di mistico, di sguardo adolescenziale, di “profumo di donna” come lo definisce Cesaretti. La fascinazione provoca spesso epiteti che oggi chiamiamo catcalling, indice di una mancanza di rispetto.
Anche classici come Romanzo all’italiana e Greese seguono questa scia. Il più visto e noto dei musical, Greese, pullula di personaggi stereotipati: l’uomo, nel suo intimo sensibile e vulnerabile, si mostra rude con gli amici, e la donna altro non è che una barbie che mette in atto atteggiamenti tutti volti a farsi notare dai maschi.
La società italiana che andava in sala
In un mondo che stava cambiando velocemente, dove tutto stava diventando spettacolo, la società italiana era fortemente impreparata. Il dialogo attorno al sesso era annullato da istituzioni come la Chiesa Cattolica e la DC ai quei tempi al governo. La repressione di un istinto così primordiale ha accentuato il caos, protagonista di quegli anni violenti e confusi.
Ma sono gli anni delle proteste da parte delle femministe, voce di tutte le donne stanche di non aver scelta sul proprio corpo. Nel 78’ infatti venne regolamentato l’aborto, reso legale ma ancora lontano dall’essere una pratica culturalmente e socialmente accettata, come raccontato dal documentario “Vogliamo anche le rose” di Alina Marazzi.
In sala presente anche una delle protagoniste del documentario che ha raccontato la propria esperienza: vergogna, dolore e senso di colpa, erano tappe fisse di un viaggio – quello dell’aborto – che non tutte le persone che ne avevano bisogno potevano intraprendere, a causa degli altissimi costi.
Il cinema per insegnare la storia e ingaggiare i più giovani
È evidente come il cinema sia servito e serva tuttora a offrire uno specchio della società. Per questo motivo va studiato, analizzato e portato nelle scuole. L’augurio che si fa Cesaretti è proprio questo: rivedere l’educazione scolastica, che troppo spesso manca di passione e che causa un disinteressamento da parte dei ragazzi. Come? Attraverso il cinema, attraverso gli occhi di quei registi che sono riusciti a darci uno specchio della società e a renderlo poetico attraverso un mezzo di facile fruizione.