MIlan vs Lecce
Politica

il Milan va, 3-0 al Lecce. Bene Leao e Theo, Morata carisma da capitano

Con un perentorio 3-0 la squadra di Fonseca supera il Lecce, segnando tutte le reti sul finire del primo tempo, che per lunghi tratti è stato giocato un po’ sotto ritmo dai Rossoneri. Il vantaggio sblocca i padroni di casa, che possono contare su Leao e Theo Hernandez in grande spolvero, anche se la presenza e le prestazione di Morata è probabilmente quella più importante per la squadra.

Scritto da

Gius Di Girolamo

Pubblicato il

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Il Milan supera il Lecce per 3-0, nell’anticipo della sesta giornata di Serie A, grazie alle reti di Morata, Hernandez e Pulisic, tutte arrivate nei minuti finali della prima frazione. Vittoria apparentemente agevole, la squadra di Paulo Fonseca gioca però un primo tempo compassato, quasi indolente. Il Lecce di dimostra essere più svelto di pensiero e più rapido di gamba, si fa vivo dalle parti di Maignan in un paio di occasioni e in una di queste il portiere rossonero deve distendersi alla sua sinistra per deviare in angolo un pallone non forte, ma pericolosamente diretto a fil di palo da Kristovic. 

Quando al termine del primo tempo mancano meno di dieci minuti, improvvisamente, sulla squadra sul Milan splende il sole mentre per i salentini scende la notte più buia. Prima un colpo di testa di Morata, poi una incursione di quelle che rendano Theo Hernandez uno degli esterni migliori al mondo, infine la conclusione ravvicinata del sempre in bolla Pulisic di fatto chiudono la partita in 6 minuti tra il trentasettesimo e il quarantatreesimo. 

Furie rossonere


Ovvero quando i milanisti più scaramantici, e se vogliamo pessimisti, cominciavano a fantasticare sul più classico del gol dell’ex, ruolo in questa partita scritto e interpretato da Ante Rebic (tra i protagonisti dell’ultimo scudetto vinto dal Milan e per questo uscito dal campo tra gli applausi scroscianti del pubblico), i Rossoneri mettono in campo una furia agonistica fino a quel momento intangibile e grazie al pressing asfissiante che Paulo Fonseca chiede a suoi fin dal suo arrivo a Milanello, di fatto confeziona le due ripartenze che portano al gol del raddoppio e del tris. 

Il secondo tempo è accademia per il Milan, che si abbandona con spensieratezza a tentativi di giocate alla Harlem Globetrotter, mentre i Lecce cerca invano di trovare quel gol che potrebbe insinuare nuove paure a una retroguardia rossonera ancora non esente da sbavature, ma che con l’innesto di Fofana, la crescita di Emerson Royal e l’intesa che consiste, anche se ancora da tarare e perfezionare tra Gabbia e Tomori, appare molto meno traballante rispetto alle prime giornate di campionato. 

Le uniche circostanze degne di nota della ripresa sono state la traversa su tiro-cross di Loftus-Cheeck, una deviata in angolo da Maignan su un tiro dalla distanza, Il palo di Banda per il Lecce e l’espulsione di Bartesaghi, subentrato a Theo Hernandez, per una entrata del tutto insensata proprio su Banda.

Una iniezione di fiducia per il Milan in vista della Champions League


Non ci poteva essere viatico migliore per arrivare alla sfida di Champions League contro il Leverkusen, passaggio di fondamentale importanza per il prosieguo della competizione, dopo la sconfitta casalinga contro il Liverpool. Certo, occorre sottolineare come di questa partita non si possano conservare solo le molteplici note positive. L’atteggiamento blando e senza nerbo della prima mezz’ora abbondante è stato sorprendente, anche in considerazione del fatto che i Rossoneri erano reduci dall’audace e galvanizzante vittoria nel derby, che avrebbe dovuto essere l’onda lunga da cavalcare fin dal primo minuto della sfida col Lecce. 

Così non è stato, ma una volta sbloccata la partita, il Milan ha trovato voglia, energia e coraggio, come se avesse azionato il tasto power dal suo panello di comando. Leao ed Hernández hanno spadroneggiato sulla carreggiata di loro competenza, Morata si sta rivalendo utile sotto porta e duttile dentro al campo. Pulisic continua ad essere il migliore di questo inizio di stagione, mentre Fofana sta crescendo in mezzo al campo facendo esattamente ciò per cui è stato ingaggiato: l’attento e inflessibile casellante che drena il traffico avversario che transita del centrocampo nel tentativo di lambire e trafiggere il reparto arretrato. 

L’importanza di essere Morata 


Soffermiamoci su Morata. Questo giocatore di grande esperienza, pur non essendo al massimo, ha capito perfettamente questo fosse importante, in questa partita, che lui fosse in campo. Bisognava dare continuità al derby non solo in termini di risultato, ma anche termini tattici e psicologici. Quasi sicuramente, se Alvaro fosse stato indisponibile, avrebbe giocato dall’inizio Loftus-Cheek e non Jovic, dovendo così stravolgere sul piano tattico lo schieramento tattico rispetto alla partita con l’Inter.

Sarebbe potuta arrivare una vittoria ugualmente, ma in caso di mancato successo tutte le insicurezze del mondo avrebbero nuovamente attanagliato i rossoneri. Morata, grazie alla sua presenza, oltre che al suo gol e al suo lavoro in pressione da cui è scaturito il gol del 3-0, si comportato da vero leader, direi praticamente da capitano. Forse è il caso di pensarci seriamente ad affidargli la fascia. 

Work in progress in casa Milan


Per quanto riguarda le condizioni generali della squadra, il Milan è evidentemente ancora un cantiere. A sprazzi si esprime molto bene, concedendosi però ancora pause, amnesie e incertezze. Ma chi conosce il cacio lo sa, vincere aiuta a vincere, le vittorie portano ottimismo e fiducia anche quando il collettivo non si esprime sui livelli attesi. Leverkusen è un passaggio chiave, non solo per la classifica in CL, ma anche per testare lo stato dei lavori del tecnico portoghese.