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La Notte, il neoralismo di Antonioni è tornato al Festival di Venezia

Tra le tantissime pellicole presenti al Festival di Venezia 81, che arriveranno in sala nel finire del 2024 e lungo tutto il 2025, c’è spazio anche per rivedere i film che hanno segnato il passato. Nella categoria Venezia Classici sono infatti presenti tutti quei film di cui c’è ancora estremamente bisogno. Quei film che hanno visto i nostri nonni o i nostri genitori, i film che hanno contribuito a porre le basi per il cinema contemporaneo, gli stessi film che…

Scritto da

Federico Testa

Pubblicato il

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Tra le tantissime pellicole presenti al Festival di Venezia 81, che arriveranno in sala nel finire del 2024 e lungo tutto il 2025, c’è spazio anche per rivedere i film che hanno segnato il passato. Nella categoria Venezia Classici sono infatti presenti tutti quei film di cui c’è ancora estremamente bisogno. Quei film che hanno visto i nostri nonni o i nostri genitori, i film che hanno contribuito a porre le basi per il cinema contemporaneo, gli stessi film che continuano a ispirare chiunque lavori nel mondo dello spettacolo.

Tra i Classici di Venezia troviamo due film di due registi che hanno significato molto per la cultura italiana. l’Italia che in quegli anni, dal 45’ al 65’, viveva il momento di maggior prestigio nell’industria cinematografica, grazie al movimento del neorealismo e a quello che ne è conseguito. Tra i padri del neorealismo c’è indubbiamente Vittorio De Sica che ha lasciato un enorme patrimonio al cinema italiano, tra cui L’oro di Napoli, omaggio della città partenopea da parte del regista, restaurato in occasione del festival.

La Notte di Antonioni


L’altra pellicola italiana che è stata restaurata è La Notte, di Antonioni. Regista figlio del neorealismo, da cui ha preso spunto e stravolto le regole, cercando di comunicare attraverso i suoi film i sentimenti, le sensazioni di una generazione che si lasciava ormai alle spalle la guerra e sguazzava nel boom economico. È proprio di questo che si parla ne La notte: ci troviamo a Milano, anni ’60, tra il caos affascinante di Milano e le feste borghesi nelle campagne brianzole.

L’occasione che porta al festival La notte è il centenario della nascita dell’attore protagonista: Marcello Mastroianni. Icona del cinema italiano, interprete della famosa scena felliniana “Marcello, came here, hurry up”, forse la più famosa della storia del cinema, Mastroianni ha rappresentato magistralmente ogni ruolo a lui assegnato. In La Notte interpreta Giovanni, uno scrittore milanese in crisi con la moglie Lidia, con la quale non riesce a comunicare. È questo che porta su schermo Antonioni, il centro del film: l’incomunicabilità, un tema ancora molto attuale e che probabilmente lo sarà per sempre.

La Trama


La Notte è il resoconto di una giornata, dal mattino fino all’alba del giorno successivo, di una coppia. Giovanni e Lidia si recano dapprima a visitare l’amico morente Tommaso. Durante la visita, Lidia non riesce a sostenere il dolore per questa perdita imminente. Giovanni invece reagisce diversamente, prima accetta di brindare alla morte imminente dell’amico, poi si lascia abbordare da una ferina ninfomane, paziente anche lei della clinica.

Segue la presentazione del nuovo romanzo di Giovanni, dalla quale Lidia si allontana e inizia a girovagare per la città. in un lungo peregrinare muto e sensoriale, fatto di rumori del traffico, silenzi della periferia, manifestazioni di ruspante virilità, razzi lanciati verso lo spazio, squame di ruggine che si staccano dai cancelli, rovine di una guerra ancora vicina, nonostante il boom economico in corso.

Dopo la flânerie urbana di Lidia, inizia la lunga notte che dà il titolo al film. La coppia si reca prima in un locale notturno, dove una ballerina esotica si esibisce in una danza erotico-acrobatica con un cocktail in bilico sul corpo. La destinazione finale è la villa dell’industriale Gherardini, in Brianza. Qui, tra una folla chiassosa e il jazz, Lidia spinge Giovanni tra le braccia di Valentina e tenta, senza successo, di fare lo stesso con uno sconosciuto. Infine, quando l’alba è ormai conclamata, Lidia parla al marito della loro unione, che reputa finita, e lo fa usando le sue stesse parole. Ma Giovanni non le riconosce.