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La Nazionale non è il club: le scelte di Spalletti condannano l’Italia

La nazionale italiana Campione d’ Europa in carica esce mestamente da Euro 2024 senza aver mai convinto e senza essere mai sembrata una vera squadra. Analizziamo gli errori di Spalletti e le falle di un sistema calcio che in Italia non funziona più almeno da 15 anni, vittorie estemporanee a parte.

Scritto da

Samuele Vinci

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L’Italia è fuori da Euro 2024. La sconfitta contro la Svizzera spinge la Nazionale di Luciano Spalletti fuori già dagli ottavi di finale, dopo una sconfitta per 2-0 che pesa tanto nella prestazione quanto nel risultato per gli Azzurri campioni in carica. A tre giorni dall’addio alla competizione e con un pizzico di lucidità in più nonostante questa delusione, proviamo a spiegare, capire e porci delle domande, anche strutturali, analizzando le cause che hanno portato a questo ennesimo triste risultato per la nostra Nazionale. 

Le scelte del tecnico

Quattro partite dove di fatto l’Italia non ha mai dimostrato di poter competere realmente: dalla vittoria sofferta contro l’Albania alla sconfitta con la Svizzera, gli Azzurri non si sono mai imposti, subendo passivamente il gioco degli avversari e il susseguirsi di eventi che hanno portato alle vacanze anticipate, oltre che amare.

Purtroppo, come analizzato già nei pezzi precedenti nello studio delle possibili scelte di Spalletti, emerge senza dubbio la perplessità sulla scelta di convocare uomini per schierare in campo il consueto 3-5-2, per poi – di fatto – adottare il medesimo sistema di gioco esclusivamente contro la Croazia. I giocatori non sono stati messi nelle condizioni di poter fare bene, quasi snaturati dai propri ruoli principali e dagli esperimenti di formazione che hanno preceduto la competizione europea. A questo si aggiunge la confusione generata nei sistemi di gioco e nell’approccio alle partite: troppi cambiamenti giorno dopo giorno, senza mai trovare una vera identità.

Fare il CT non è come fare l’allenatore. Una frase che sembra banale, ma che forse oggi più che mai è lo specchio di ciò che non riesce ad essere – per ora – Luciano Spalletti. Un allenatore bravissimo, che ha dimostrato di sper di lottare e vincere le lunghe competizioni. Ma i tornei brevi come il Mondiale o l’Europeo hanno bisogno di altre qualità. Dalla selezione dei calciatori alle scelte da non fallire: tutto in un brevissimo periodo di tempo, nel quale non possono poi mancare empatia, coraggio e un pizzico di umiltà.  

Nazionale, un problema che parte da lontano

Dopo aver provato ad analizzare i momenti critici del presente, che hanno portato alla disfatta, vogliamo fare un lungo passo indietro, affrontando questo problema che riguarda il nostro calcio e che parte da lontanissimo. Tutte le altre Nazionali riescono a sfornare di frequente talenti puri, capaci di crescere anno dopo anno.  In Italia invece permane la difficoltà nel lanciare i giovani: è troppo presto, non è ancora pronto, prima in prestito qua e dopo in prestito là. Tutto questo, mentre altrove si godono piccoli campioni come Lamine Yamal che esordisce a 16 anni, o giovani già campioni e con tantissime partite alle spalle come Foden, Bellingham, Williams, Musiala, Pedri, Arda Guler e tanti altri. Juventus, Atalanta e Milan stanno investendo sulle seconde squadre: è un buon inizio che può far crescere tanti dei nostri ragazzi più talentuosi.

Le scuole calcio: la base del sistema, dimenticate dal sistema

Purtroppo in Italia esiste anche un problema legato alle scuole calcio, alle iscrizioni costose e alla difficoltà per un genitore di poter iscrivere il proprio figlio o figli. Qui emerge quello che potrebbe essere considerata una “scelta sociale” che funge come una primissima selezione. Una netta distinzione tra chi, grazie a maggiori possibilità economiche può iscriversi alle scuole calcio, crescere e magari fare carriera, e chi invece farà fatica a competere a causa proprio di una minore forza di spesa.

Bisogna anche sottolineare che spesso queste piccole società dilettantistiche si reggono in piedi grazie alla buona volontà di padri, allenatori, dirigenti che nella maggior parte dei casi impegnano il loro tempo a titolo completamente gratuito, o con al massimo un rimborso spese. Perché di quel denaro che circola abbondantemente agli alti livelli, non drena praticamente nulla verso il basso e le grandi potenze, che dovrebbero sostenere la base, fanno invece uscire il denaro dal sistema, impoverendolo e foraggiando agenti, procuratori ecc.

È un gravissimo problema che parte da lontano e che rischia – se nessuno interverrà per porre rimedio – di non migliorare il futuro dei nostri ragazzi e della nazionale italiana, che ha invece bisogno di talento. Talento che manca da troppo tempo.