Foto del monumento ai piccoli martiri di gorla. Due colonne in pietra recano la scritta "Ecco la guerra" e la data della strage, 20 ottobre 1944. Davanti alle colonne una statua bronzea raffigura un uomo che solleva il corpo senza vita di un bambino
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Indimenticabile. Ottanta anni dalla strage di Gorla

Nel suo ottantesimo anniversario la strage di Gorla diventa una storia nota a livello nazionale. Quali saranno gli eredi di questo racconto?

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Valentina Drago

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Lunedì 13 ottobre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Milano si è recato al Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla per la commemorazione della tragedia abbattutasi ormai ottanta anni fa sulla scuola elementare Francesco Crispi.

Lì, il 20 ottobre 1944, in seguito a un bombardamento aereo avvenuto per errore sull’area di Gorla e Precotto, hanno perso la vita 184 bambini insieme ai loro insegnanti, alla direttrice della scuola e al personale scolastico.

Il Ministero della Cultura ha dichiarato il Monumento e la Cripta monumento nazionale di interesse culturale.

Una storia in cui si inciampa


Della tragedia dei Piccoli Martiri di Gorla non c’è traccia nei libri, non si trova in televisione e raramente è sui giornali. È una storia in cui inciampi, la si scopre per caso.

Ed è ciò che è accaduto a me qualche anno fa, mentre cercavo casa a Milano e mi soffermavo a guardare gli annunci “vendesi” lungo il naviglio della Martesana. Tra le pietre del Ponte Vecchio di via Dolomiti e i palazzi che delimitano un piccolo spiazzo verde a ridosso del corso d’acqua, ho visto il Monumento sovrastato dall’incisione nel marmo “Ecco la guerra”.

O come è accaduto al cacciatore di storie Andrea Cherchi, che vi è inciampato facendo il giornalista e ha continuato ad occuparsene (“anche quando non mi assegnavano il servizio” – racconta) perché affezionato ai luoghi e alle persone che popolano e hanno tenuto vivo quel racconto.

Sergio Francescatti in piedi dietro una panchina dove sono seduti Giancarlo Novara, Maria Luisa Rumi, Giuliano Lazzaroni e Graziella Ghisalberti.
Guarda il video della testimonianza di Giancarlo, Graziella, Giulio, Maria Luisa e Sergio raccolta dal giornalista Andrea Cherchi nell’ottobre 2021.

Oppure, per studenti e studentesse di Milano e dintorni, questa storia ha bussato alla porta delle aule di scuola. Perché, anche lontana dalle attenzioni di media e istituzioni nazionali, la memoria è rimasta viva grazie alla persistente testimonianza dei suoi sopravvissuti e delle sue sopravvissute.

Insieme a loro le associazioni del quartiere, le famiglie e i discendenti delle vittime si sono continuamente impegnati in un’opera di informazione perché l’orrore della guerra non venisse dimenticato.

Maria Luisa Rumi, Graziella Ghisalberti, Giancarlo Novara, Giuliano Lazzaroni e Sergio Francescatti sono le voci che il giornalista Andrea Cherchi ha incontrato in questi anni per registrare la testimonianza e tramandarla ai posteri.

Gli eredi della narrazione: i documentari


Oggi, a ottant’anni da quella tragedia restano solo le testimonianze dirette di Graziella e Maria Luisa, le altre voci ci hanno lasciati. C’è bisogno di raccogliere il testimone di una storia che ha resistito grazie all’impegno di una comunità ferita.

Lo fanno le video interviste raccolte da Andrea Cherchi nel 2021, pubblicate sui social per essere raggiungibili da chiunque. “Della commemorazione dei Piccoli Martiri di Gorla ci si ricorda solo il 20 di Ottobre, alla celebrazione – spiega Cherchi – ma l’impegno di Graziella e degli altri sopravvissuti è stato instancabile, per anni hanno raccontato la loro storia, sempre uguale. Per loro, è un ricordo vivo come se fosse accaduto ieri.”

La testimonianza di Graziella, sopravvissuta alla strage di Gorla del 20 ottobre 1944. Video di Andrea Cherchi.

Quegli stessi racconti, insieme a quelli delle altre testimoni Giuditta Trentarossi, Antonietta e Elena Lazzaroni, sono oggi diventati un documentario destinato a squarciare il limite della narrazione locale e mettere la storia dei Piccoli Martiri a disposizione di tutti.

“Finchè sono al mondo” è il titolo del docufilm scritto da Mario Calabresi e Silvia Nucini, con la regia di Luca Quagliato, una produzione Bewater film in collaborazione con Rai Documentari.

Presentato in anteprima ad Anteo SpazioCinema di Milano lo scorso lunedì 14 ottobre, il documentario è stato trasmesso su Rai3 sabato 19 ottobre alle ore 22.35 e resterà disponibile sulla piattaforma RaiPlay.

Raccontare ed emozionare: lo spettacolo teatrale “Gorla fermata Gorla”

Le attrici Federica Fabiani e Marta Marangoni danno voce ai bambini che persero la vita il 20 ottobre 1944 – foto dallo spettacolo “Gorla fermata Gorla”.

Eredi della narrazione sin dal 2014, sono gli attori e l’autore dello spettacolo teatrale “Gorla fermata Gorla”. Il debutto dieci anni fa in occasione del settantesimo anniversario della strage grazie a un’iniziativa promossa dal Comune di Milano e dal Teatro Elfo Puccini. Oggi conta più di cento repliche soprattutto nei teatri dell’area di Milano. In occasione dell’ottantesimo anniversario della strage, è andato in replica dal 15 al 20 ottobre al Piccolo Teatro di Milano per la rassegna Fuori Niguarda.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro della Cooperativa e scritto e diretto dal drammaturgo Renato Sarti, che abbiamo intervistato.

L’intervista a Renato Sarti, autore e regista di “Gorla fermata Gorla”

“Il desiderio sarebbe che Gorla, la fermata del metro di Milano, non sia più soltanto una fermata del metrò” dice Sarti, raccontando da quale esigenza e con quale obiettivo nasce lo spettacolo. “Fermata Gorla significa un ricordo intenso di quel quartiere, che è stato decapitato di buona parte del futuro dei bambini di allora. È stato un massacro, che ha colpito direttamente o indirettamente gran parte delle famiglie, ha devastato un queartiere. Quando noi passiamo di là abbiamo quest’obbligo morale, etico, civile e sociale di fare un piccolo pensiero. Perché quelle morti sono avvenute anche, sebbene in maniera indiretta, a causa di una lotta che voleva ristabilire democrazia e libertà in un Paese che l’aveva persa completamente. Per questo è una storia che ha in sé i valori dell’antifascismo e della nostra Costituzione.”

Quando si fa riferimento alla strage di Gorla si parla talvolta di storia di quartiere. Si dice sia una storia dimenticata, per tanti motivi…

Interprete d’eccezione, Giulia Lazzarini fa rivivere la testimonianza dei sopravvissuti nello spettacolo “Gorla fermata Gorla”

“Non è per niente una storia di quartiere. Abbiamo verificato che a Gorla, in certe situazioni non ci si ricorda di questo fatto. La dimenticanza è grave perché è uno degli episodi più tragici di tutta la Seconda Guerra mondiale. Giulia Lazzarini, che è una interprete meravigliosa di questo spettacolo era una bambina di pochi anni che viveva proprio in quelle zone. Si ricorda bene delle fughe nei rifugi antiaerei. I bombardamenti, per un bambino che li vive, non si dimenticano mai. Rimangono impressi per sempre dentro.

I motivi per cui si dimentica sono tanti. Il nostro è un Paese che ha fatto della memoria storica un optional e dell’oblio lo sport nazionale. Ma questo non solo su Gorla, su tanti episodi della storia. Si son rimosse pagine anche per un motivo molto chiaro. L’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale ha apposto la sua firma ad uno dei tentativi più orribili della storia dell’umanità, che è quello del nazismo. In qualche maniera, come diceva Levi, la metastasi del nazismo in Germania è frutto di un tumore nato in Italia. Per questo si rimuove, perché abbiamo fatto parte di quel progetto. Abbiamo apposto la nostra firma a leggi razziali, a deportazioni, a fucilazioni, alla mancanza di libertà, alla dittatura.

E un altro motivo è che, purtroppo, la bomba era americana, cioè degli Alleati. Ci sono state una serie di coincidenze, fatalità. Perché di solito le bombe si scaricavano in mare, quel giorno hanno sbagliato rotta. Per paura di non avere il carburante per tornare a Foggia, da dove arrivavano, i piloti avevano deciso di sganciare appena erano nella campagna milanese. Ma più di qualche bomba invece era caduta su Precotto, su Gorla e su altre zone della città. Una di queste dopo aver sfondato il tetto della scuola si infila nella tromba delle scale e va fino al rifugio dov’erano i bambini.

Qualcuno ha puntato il dito contro gli americani, ma va ricordato che hanno partecipato alla guerra perché difendevano la libertà e la democrazia. La causa di quella bomba è stata la guerra.”

Qual è il valore aggiunto del Teatro nel racconto della Storia?

“Noi siamo un Paese di sbadati. La Storia è fondamentale, ecco perché ho sempre scritto storie sulla parte del racconto, del paese, che viene rimosso.

Il teatro che possibilità ha? Non racconta come i libri di storia, con analisi, dati, fatti, nomi, avvenimenti… ma cerca di filtrare attraverso il sentimento e l’emozione quei dati. Attraverso l’emozione si raggiunge il ragionamento e viceversa. Guai se l’uno è staccato dall’altro. In un caso avremmo un teatro freddo e che non coinvolge, oppure se c’è solo l’emozione senza ragionamento avremmo un facile sentimentalismo.”


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