Editoriali, Rubriche

Il Milan è un buco nero, la crisi è senza fine

Mancano ancora molte partite alla fine della stagione ma per il Milan è già notte fonda. Rimane la semifinale di Coppa Italia ma comunque vada, benchè un successo che al momento appare molto improbabile, non sarebbe sufficiente ad aggiustare la stagione.

Scritto da

Gius Di Girolamo

Pubblicato il

4 Marzo 2025

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Il Milan, almeno per quest’anno, ha definitivamente esaurito la carica, è collassato su sé stesso ed è divenuto un buco nero. Non c’è più nulla che si possa fare per aggiustare questa stagione balorda, in cui gli errori, dentro e fuori dal campo si sono succeduti senza soluzione di continuità. Anche contro la Lazio, come contro il Torino e il Bologna, i Rossoneri giocano una partita magari non impeccabile, ma neanche così malvagia.

Eppure, questa squadra sembra impermeabile a qualunque mossa, sia tecnico che soprattutto tattica e finisce per soccombere come se il copione fosse già scritto, come se il destino fosse segnato. Mai come quest’anno la legge di Murphy, per il Milan, più che una ipotesi è un comandamento: se qualcosa potrà andare male, state certi, lo farà. 

Tre sconfitte consecutive in campionato, che diventano quattro nelle ultime sei partite ufficiali considerando anche le due sfide contro il Feyenoord nel playoff di Champions League.  L’ultimo, striminzito successo contro il Verona. Dire che la squadra di Conceicao sta raschiando il fondo del barile sarebbe già concedere un esercizio virtuoso. Siamo ormai molte oltre. Sergio Conceicao che, come si temeva, a parte l’episodico successo in Supercoppa, non è un tecnico all’altezza del calcio che conta davvero, esattamente come il suo predecessore Fonseca.

Conceicao, il Portogallo è lontano


Allenare in Portogallo è tutta un’altra cosa e bisognerebbe sempre fare la tara a certi curriculum considerati ricchi e degni di nota. Ma la colpa, intendiamoci forte è chiaro, è solo in ultima analisi dei malcapitati tecnici portoghesi, che si sono rivelati inadeguati esattamente come chi ce li ha messi, sulla panchina del Milan. Entrambi gli allenatori, arrivati con le idee più o meno chiare, si sono ripiegati piano piano su sé stessi, accartocciandosi tanto da arrivare a compiere scelte incomprensibili. 

Per esempio: una delle rarissime certezze di questa stagione, era il centrocampo composto da Fofana e Reijnders. L’olandese però ad un certo punto è stato spostato più avanti facendo spazio a Musah. Perché cambiare anche nell’unica zona di campo che non dava pensieri? Scelta che tra parentesi, contro la Lazio è stata rinnegata dopo poco più di mezz’ora, dato che lo statunitense è stato sostituito da Joao Felix, che tra parentesi si sta rivelando tutto fumo e niente arrosto, come il suo recente background suggeriva.  

Tornando a Musah, domenica è stato esposto dal suo allenatore a fischi dello stadio, quasi fosse l’unico colpevole dello svantaggio contro i Biancazzurri. Non era proprio possibile attendere l’intervallo? Anche queste cose sono indicative dalla confusione che regna nella testa dell’allenatore. E come dimenticare, andando a ritroso di pochi giorni e tornando al playoff di coppa, la sostituzione di Gimenez con Fofana, per poi inserire Abraham pochi minuti più tardi?

Milan, errori Cardinali


Gli errori degli allenatori del Milan, comunque, sono più l’effetto che la causa di questa debacle. I tifosi della Curva Sud già da tempo hanno individuato il responsabile: Gerry Cardinale, che anche ieri sera è stato invitato ad andarsene, insieme a tutta la sua corte. Ed è difficile dare loro torto. Il Milan è senza una vera struttura societaria che possa garantire lo sviluppo di quello che dovrebbe essere il core business: i risultati sportivi.

Non c’è un vero direttore sportivo, una guida tecnica capace di individuare punti deboli e di forza, di suggerire e supportare la dirigenza su quelle che sono le necessità sul mercato. E anche alcuni giocatori, come Leao, Hernandez e Tomori hanno esaurito i loro bonus. La loro partenza potrebbe solo giovare. E anche disfarsi di mezze figure quali sono rivelate Musah, Chukwueze, Thiaw diminuirebbe gli equivoci sia a livello tattico che tecnico.  

Milan, ritorno al passato


Il Milan oggi sembra tornato indietro di sei anni. Del Milan dell’incomprensibilmente vituperato asse Maldini, Massara e Pioli, non restano che macerie e cenere. Con loro, il Milan ha vinto uno scudetto, ha ottenuto due secondi posti e disputato una semifinale di Champions League con una squadra non eccelsa, ma buona. Il problema è che in molti, all’interno della società e anche sugli spalti, si sono illusi di avere una rosa molto più competitiva di quello che fosse in realtà. Tutto questo non solo non ha

La forza dell’Atalanta in questi anni 10 anni è stata quella di non dimenticarsi mai di essere l’Atalanta. I risultati che ha ottenuto sono stati migliori delle reali possibilità della rosa, ma con il lavoro, la concentrazione, la serietà e la consapevolezza i bergamaschi hanno continuato a valore alto: hanno giocato finali di Coppa Italia, hanno vinto una Europa League e sono una presenza praticamente costante in Champions League. Ecco, il Milan ha certamente un altro blasone e non può e non deve ragionare da provinciale, ma avrebbe dovuto essere più realista e consapevole: non siamo i migliori, ma non ci poniamo limiti. E non porsi limiti è diverso dal porsi obiettivi impossibili.