Nella serata di martedì 1 aprile, presso la sala conferenze di Palazzo Ghirlanda, ha avuto luogo un incontro sul rapporto dei preadolescenti col mondo digitale e sulla figura del “genitore attento”.
A presentare la serata è stata l’assessora all’istruzione Mariele Benzi: “Stiamo assistendo a un fenomeno inedito per l’aspetto sociale, non si sa come affrontarlo, né a casa né a scuola. Le famiglie hanno il ruolo di educare, le scuole devono formare e l’Ente, fa da congiunzione tra le due realtà. Il telefono sta diventando l’estensione del nostro corpo, un ragazzino può fare a meno di tutti ma non del suo smartphone. Tutto ciò che succede viene ripreso, quasi a indicare il valore di sé stessi”.
La vicesindaca ha poi lasciato la parola alla psicologa e psicoterapeuta Maria Longoni e alle dottoresse Veronica Cavallucci e Gabriella Pace. Quest’ultime hanno riportato i dati di una ricerca fatta sui ragazzi di prima media nelle scuole brugheresi: sull’utilizzo che fanno dei social media e dei rischi che inconsapevolmente corrono.
In prima media a Brugherio: i social più utilizzati e le attenzioni dei genitori
Le dottoresse Cavallucci e Pace presentano l’analisi, suddivisa in tre incontri, che è stata condotta sui ragazzi di prima media delle scuole brugheresi. “Nel primo incontro abbiamo capito le abitudini dei ragazzi online, quali sono le loro app preferite e perché ci passano così tanto tempo. Tra le app vi è un sorprendente calo di Instagram in favore di YouTube, WhatsApp e TikTok. Il dato si sposta poi sui giochi: “Tra quelli più utilizzati non ve ne sono di formativi, ma sono inadeguati all’età per il contenuto e per il tempo che ne prendono”.
Conclude la dottoressa Cavallucci parlando della sicurezza online dei ragazzi “Ciò che devono capire i bambini è che la privacy non esiste finché non diventano grandi, perché ne risponde il genitore a questa età. È fondamentale il controllo del contenuto, quando escono a piedi sapete dove vanno, ecco, anche online dovete sapere dove vanno. La rete è come se fosse un luogo fisico in cui muoversi, e ad oggi il desiderio di sicurezza viene prima del desiderio di indipendenza dei ragazzi”.
I rischi del web, ecco i dati: tre ore al giorno tra social e videogiochi
Prende parola la dottoressa Pace, che mostra i risultati di un’indagine condotta con questionari anonimi in cui i ragazzi hanno indicato quale per loro fosse il rischio maggiore che si potesse correre sul web.
“I pericoli più noti nel web sono solitamente il cyberbullismo, il furto d’identità, il sexting e la dipendenza da internet. Dall’indagine su oltre 300 bambini brugheresi di prima media, è parso come il pericolo maggiore sia il tempo passato sui social/videogiochi, oltre 145 bambini ci passano più di tre ore al giorno. Il secondo contenuto più allarmante riguarda l’utilizzo di WhatsApp dopo le 22, con ben 117 bambini. Il terzo dato, di 81 bambini, riporta “l’essersi sentiti tristi o esclusi vedendo contenuti interessanti dei propri amici in cui non erano presenti”.
“Accettare le nuove tecnologie ma insegnarne l’uso ai nostri figli”
La psicologa e psicoterapeuta Longoni inizia il suo discorso con numerose premesse: “Dobbiamo essere consapevoli che le nuove tecnologie stanno cambiando la vita, le attitudini, i modi di fare, ma l’aspetto più importante è essere consapevoli che hanno ridisegnato il paesaggio della nostra vita emotiva”.
Longoni si sofferma poi sulla relazione tra ragazzi e genitori: “Dobbiamo accettare che loro sono nati “col telefono in mano”, ma questo non deve frenarci dal controllarli. Qualunque azione faccia un ragazzo usando un cellulare è a carico dei genitori e dobbiamo trasmettergli questo senso di responsabilità. Non dobbiamo temere il dialogo”.
Longoni: “La preadolescenza è una seconda nascita e necessita un genitore attento”
In seguito, la dottoressa Longoni si sofferma sull’obiettivo da raggiungere, ossia la “Saggezza digitale”. “Molto di questo processo avviene nella preadolescenza, che prepara la “seconda nascita” dei nostri figli. Il principale evento che la caratterizza è la pubertà, l’abbandono dell’infanzia e tutto ciò che ne consegue a livello fisico e mentale: il cambiamento del corpo, la capacità di pensarlo e valorizzarlo, e infine, il posizionamento in un gruppo di coetanei, che permette di sentirsi parte di un gruppo”.
Si arriva dunque al compito del genitore che la dottoressa definisce così: “Il compito degli adulti è di aiutarli a transitare, a fare questo passaggio. I genitori devono avvicinarsi al mondo tecnologico dei figli, in modo non troppo intrusivo ma nemmeno di totale libertà al ragazzo. Le nuove tecnologie sono persuasive e per i genitori è difficile installare un rapporto di “controllo”, ma se lasciati soli rischiano di andare in corto circuito emotivo, per questo il genitore deve monitorare il tutto”.
La dottoressa propone infine determinati modi per “controllare” e accompagnare i ragazzi in questo periodo: “Ci sono applicazioni che impongono un tempo massimo, un blocco a determinati contenuti, ed è compito del genitore integrare e favorire così una buona organizzazione, del tempo e della qualità della vita online”.
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