“Dietro lo specchio” è il titolo dell’incontro che ha avuto luogo lo scorso venerdì sera, alle ore 21 in sala consiliare a Brugherio. Un serata per meglio approfondire il tema dei disturbi alimentari e della loro pericolosità. Insieme a Cinzia Fumagalli, presidente dell’associazione Ananke Family, ad alcuni esperti e della giovane Veronica Quitadamo, che dopo aver lottato contro l’anoressia nervosa ha deciso di raccontare la sua esperienza. Accettando in seguito, affiancata dalla vicesindaca Mariele Benzi, la proposta di parlare nelle scuole di questo problema.
Disturbi alimentari, non sono quello che sembrano
Spesso sconosciuti o ignorati dalla maggior parte delle persone, il tema dei disturbi dell’alimentazione induce le persone a credere che il fulcro della questione sia legato essenzialmente al cibo o all’aspetto fisico. In realtà sono in primo luogo manifestazione di disagi più profondi, corto circuiti della mente e solo dopo del corpo.
“Il disturbo alimentare non è una malattia di tipo organico, il cibo è una conseguenza. Il problema è come la testa reagisce di fronte al cibo” esordisce Mattia Resteghini, biologo nutrizionista. Che poi continua “ Faccio, non sono, un biologo nutrizionista. Prima sono una persona che aiuta, poi applico le mie competenze, il mio lavoro. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che prima di tutto siamo esseri umani”.
“La malattia avviene ma non dobbiamo soffermarci sul corpo ma su quali possano essere i modi migliori per entrare in comunicazione emotiva con le persone. Bisogna aiutarle a ricostruire un rapporto di fiducia con il cibo” dice Francesca Menchi, psicoterapeuta.
Parla Veronica
Quindi, Il momento più toccante della serata, quando prende parola Veronica Quitadamo, autrice di due libri dal titolo “Ci vuole coraggio per rifiorire” e “Ti auguro di ritrovarti”. Questi due lavori raccontano la sua esperienza con la malattia e indica la strada per iniziare a combatterla.
“Le emozioni fanno da padrone nelle nostre vite” dice Veronica e “A volte basta un sorriso”. La malattia non può essere affrontata da soli, abbiamo bisogno di sentirci amati, voluti e a volte anche accolti. Com’è stato per lei a Villa Maria Luigia, da dove Veronica è uscita come una persona rinata. “Posso andare a zero ma anche a duecento” sorride, lasciando intuire la sua gioia e la sua forza nel raccontarci ciò che ha vissuto.
Conclude rivelando quanto sia importante essere consapevoli dell’esistenza di un disturbo “Questa malattia è una porta che si apre solo dall’interno, se la conoscessimo non l’apriremmo mai”. Rinnova poi il suo invito a parlare di questa tema nelle scuole, in quanto rendere consapevoli può davvero essere l’unica chiave per prevenire.
Concludono la serata le commoventi parole della signora Paola, mamma di Veronica, che dedica alla figlia una lettera d’amore che provoca le lacrime di tutti i presenti prima, di essere travolta da un caloroso applauso.