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Da tifosi a consumatori: pago quindi pretendo

I tifosi influenzano sempre più le decisione della società. Ma è corretto che ciò accada? Tra le cose da rivedere nel sistema cacio, c’è anche il rapporto con i gruppi organizzati

Scritto da

Stefano Reccagni

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In un calcio sempre più moderno ecco il paradosso del tifo che continua a “comandare”. E’ questo quello che continua ad accadere nelle società calcistiche italiane, con tifosi che spesso riesco a influire in maniera importante su decisioni societarie. Addirittura, intimidendo alcune figure di riferimento.

Ci sono episodi ed episodi. Quelli che hanno caratterizzato ultimamente il mondo del calcio sono molto diversi tra loro ma non per importanza.

La protesta dei tifosi del Milan

Neanche una settimana fa ed ecco il primo grande esempio di come un popolo, quello rossonero, sia riuscito ad influenzare le scelte della società. Julen Lopetegui, allenatore spagnolo, sembrava ormai destinato alla futura panchina del Milan. Ma il borbottare dei tifosi milanisti sui social e sui giornali ha portato la società a riflettere sulla scelta.

Decidendo, in seguito di abbandonarla, rinunciando così all’allenatore ex Siviglia. La contestazione dei tifosi più caldi del Milan è continuata anche domenica allo stadio. Dapprima con l’esposizione di molti striscioni contro la società e la dirigenza, poi lasciando il secondo anello blu con dieci minuti di anticipo.

Una protesta normale che cela un chiaro messaggio “così non si può andare avanti”, con la risposta della società che arriverà nei prossimi mesi, se arriverà.

L’aggressione a Ciro Polito

Gli episodi di confronto tra tifosi e società non si limitano però a qualche striscione e a qualche hashtag sui social. Spesso infatti si supera il limite arrivando a vere e proprie minacce. Se non oltre, come successo al direttore sportivo del Bari la scorsa domenica, quando è stato aggredito in un autogrill da alcuni tifosi, anch’essi di ritorno dopo la trasferta contro il Cittadella.

Che il rapporto tra giocatori, tifosi e società fosse ai ferri corti lo si era capito già da tempo, con la squadra che era già stata a colloquio con i suoi tifosi e con il presidente De Laurentis, più volte vittima di cori offensivi. Non si pensava però di poter arrivare a tanto, con la società che ora teme il peggio in caso di retrocessione.

Bari che solo un anno fa sfiorò la promozione in Serie A e che ora si ritrova a giocare i playout per non retrocede in Serie C. Quello che i tifosi non accettano è come questo sia stato possibile, con la squadra barese che funge da “cassa” per la famiglia De Laurentis, impegnata in A, col Napoli.

In un calcio sempre più moderno e ricco, in cui i tifosi vengono spesso dimenticati. Come successo, per esempio, giocando la Supercoppa italiana in Arabia, ecco che la loro risposta non si fa attendere. Spesso ricorrendo a proteste poche ortodosse ma molto mirate

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