#SeAcabò è il documentario relativo ai fatti che hanno portato al processo che si sta tenendo questa settimana presso L’Alta Corte Nazionale di Madrid. Lunedì 3 febbraio, infatti, sono iniziate le udienze del processo a carico di Luis Rubiales, ex Presidente della Federcalcio spagnola (RFEF) accusato di molestie nei confronti della giocatrice Jenni Hermoso.
Insieme a lui sul banco degli imputati anche l’ex CT della Nazionale femminile Jorge Vilda, l’ex direttore della Nazionale Albert Luque e l’ex direttore marketing Rubén Rivera, accusati di aver esercitato pressioni su Hermoso per spingerla a giustificare pubblicamente il comportamento di Rubiales.
Rubiales, attualmente interdetto dall’attività sportiva per tre anni da parte della FIFA, si dichiara non colpevole. Sostiene di essere vittima di una caccia alle streghe dopo il bacio dato a Jenni Hermoso durante i festeggiamenti per la vittoria della Coppa del Mondo femminile nel 2023. Bacio che sostiene sia stato consensuale e non un atto violento.
#SeAcabò, il documentario Netflix sul Caso Rubiales
Su Netflix a ottobre 2024 è stato pubblicato “#SeAcabò: diario delle campionesse”, documentario in cui – citando la descrizione che ne fa la piattaforma – “per la prima volta le calciatrici spagnole ripercorrono i turbolenti mondiali femminili del 2023 e il bacio che ha messo in secondo piano il trionfo raggiunto.”
Il film assume a tratti la forma di “memoria dell’accusa”, si ritrovano alcune delle dichiarazioni riportate da Hermoso nella deposizione di lunedì 3 febbraio.
Parlando del momento in cui ha ricevuto il bacio, ha detto: “Non avvicino volontariamente le mie labbra a quelle di Rubiales. Non mi aspettavo quel bacio. Ho avuto la sensazione che il mio capo mi stesse baciando e che non avrebbe dovuto farlo”. Ha proseguito: “È stato completamente fuori contesto, sapevo che il mio capo mi stava baciando e questo non succede e non dovrebbe succedere in nessun ambito sociale o professionale”.

Alla domanda se si fosse sentita violentata, l’atleta ha replicato: “Mi sono sentita non rispettata. Quel gesto ha rovinato uno dei giorni più belli della mia vita”.
Come da copione nei casi di violenza, Hermoso si è trovata a rispondere alle insinuazioni che la vorrebbero troppo “divertita” e festante durante le celebrazioni. La calciatrice ha insistito sul fatto che una vittima non deve necessariamente piangere per mostrare la sua rabbia e frustrazione dopo un’aggressione.
Le altre testimonianze
Si dovrà attendere domani, 6 febbraio, per sapere se anche le testimonianze delle compagne di nazionale Alexia Putellas, Irene Paredes e Laia Codina, rispecchiano le dichiarazioni raccolte nel documentario o aggiungono qualcosa alla narrazione dei fatti. Oltre a loro, anche amici e parenti di Hermoso sono stati chiamati a testimoniare circa le pressioni che gli addetti della comunicazione della Federazione avrebbero cercato di esercitare su Hermoso tramite loro.
Molto attesa la testimonianza dell’attuale allenatrice della selezione spagnola, Montsè Tomè, che all’epoca dei fatti era vice di Jorge Vilda e i cui rapporti con Hermoso non sono del tutto cristallini.
Il “Caso Rubiales”, però, ha anche scoperchiato il vaso di Pandora dei problemi nella gestione del calcio femminile da parte della RFEF. Gli anni che hanno preceduto il Mondiale del 2023 sono stati bui per la nazionale femminile spagnola. Le giocatrici erano in dura protesta contro la Federazione lamentando l’incompetenza dell’allenatore Vilda, la mancanza di alcune figure chiave come fisioterapista e nutrizionista, un impiego di risorse insufficienti e del tutto inadeguate all’impegno richiesto alle giocatrici in nazionale.
Una protesta che ha portato anche a fratture interne allo spogliatoio, spaccato dalla “gestione Rubiales” che ha probabilmente cercato di creare fazioni polarizzate per poter controllare e sedare la rivolta mantenendo lo status quo.
Probabilmente. Perchè non ci è dato di sapere molto di più.
Sebbene siano fatti di importanza cruciale per comprendere il contesto in cui è maturato l’atto violento e tracotante compiuto da Rubiales, questi aspetti vengono in realtà appena accennati nel documentario #SeAcabò.
Ne abbiamo parlato con una voce autorevole in tema di calcio femminile: Valentina Forlin, content creator, copywriter e “mamma” di Ceretta, pagina Instagram di approfondimento sul calcio.
Intervista a Valentina Forlin
Valentina, qual è la tua opinione in merito al documentario Netflix #SeAcabò?
Sicuramente ha suscitato in me molta rabbia per i fatti accaduti. Nel complesso, però, il documentario non mi è piaciuto perchè non aggiunge niente alla narrazione dei fatti. Mi sarei aspettata maggiore profondità per un lavoro che deve raccontare a delle persone, che magari non sanno nulla della vicenda, un caso di molestia sessuale che ha radici profonde.
Alla fine del documentario resti con troppi punti di domanda, ci sono passaggi poco chiari. Come mai ad un certo punto quindici giocatrici firmano una lettera di protesta? E, visto il contesto di forte tensione con la Federazione che porta addirittura a rifiutare le convocazioni in nazionale, come è possibile che basti un solo incontro tra il Presidente e Alexia Putellias per appianare la protesta e far tornare tutte?
In quegli anni si è creata una profonda spaccatura tra le giocatrici del Barca e del Real Madrid, altra questione centrale che viene appena accennata. È un’occasione persa per raccontare la verità dei fatti.
Dopo le dimissioni di Rubiales dalla Federazione e di Vilda dalla panchina della nazionale, la nuova CT Tomè aveva deciso di non convocare Hermoso per gli impegni della selezione in Nations League. È stata davvero una mossa per proteggere la giocatrice, come dichiarato?
Non credo. Penso che gli scenari possibili rispetto alla sua mancata presenza in rosa dopo i fatti siano due. O Hermoso non ha voluto rendersi convocabile visto l’imbarazzo e il disagio per quello che era successo (ma non si spiegherebbe la reazione della giocatrice che lamentava la mancata convocazione, ndr.).
O, più facilmente, è stata la Federazione a decidere di non convocarla. Anche perché la CT Montsè Tomè è un ex membro dello staff di Vilda, i suoi rapporti con la squadra in generale non sono del tutto chiari. Nel documentario è ben visibile Tomè applaudire, seduta in prima fila, alle parole di Rubiales “non mi dimetto per i capricci di quattro finte femministe” pronunciate durante la conferenza stampa in cui tutti attendevano le sue dimissioni.
#SeAcabò è stato pubblicato il giorno dopo la cerimonia del Pallone d’Oro, durante la quale a Jenni Hermoso è stato assegnato il premio Socrates. Si è trattato di una operazione di marketing?
Se lo è stata, è stata una mossa fatta male. Non ho percepito da parte delle persone una connessione tra il premio e l’uscita del documentario. #SeAcabò non ha avuto un grande successo nel mondo, neppure in Spagna. Sarà anche perchè la Spagna in quei giorni aveva ben altri problemi, purtroppo, con la strage di Valencia.
Visto che ad assegnare i premi è France Football, redazione francese che non ha collegamenti con la Federazione spagnola, potremmo leggerlo come un può un modo del sistema calcio di prendere le distanze da quello che ha fatto Rubiales. Un modo per riconoscere a Hermoso il coraggio di dire le cose come stavano, subendo angherie e pressioni dalle persone che avrebbero dovuto tutelarla.