L’amarezza resta, ma il clima è un po’ più disteso. Mercoledì 29, Haier Europe, proprietaria di Candy, ha rivelato i termini dell’accordo raggiunto con i sindacati. Come è noto, a Brugherio non si produrranno più le lavatrici che hanno reso celebre la ditta. Ci sarà posto invece per un “Service Hub”, dedicato alla logistica e alle linee di intervento per la rigenerazione degli elettrodomestici. Per dirla con il sindaco Roberto Assi, sono due i temi da affrontare: la tutela del lavoro, e le conseguenze che le scelte di Haier avranno per l’area di via Comolli, dove si trova l’impianto.
Il futuro dello stabilimento di Brugherio
In una nota ufficiale, Haier Europe ha rivelato che dal primo luglio di quest’anno – data in cui non si produrranno più le lavatrici – inizierà il piano di conversione dello stabilimento di Brugherio nel “Service Hub”. Si tratta, spiega la ditta, di “un centro strategico dedicato ai ricambi, che servirà i mercati europei in cui l’azienda opera”, per il quale Haier ha intenzione di investire una cifra tra i sei e i nove milioni di euro. “In particolare, il progetto prevede il consolidamento a Brugherio di attività logistiche, tra cui la ricezione, lo stoccaggio, il confezionamento e la spedizione”. Insomma, in via Comolli si produrranno i kit per rigenerare gli elettrodomestici, e si faranno ricondizionamento e rilavorazione.
Inoltre, Brugherio continuerà a ospitare, insieme a Vimercate, il centro direzionale europeo, il Milan Experience Design Center e i laboratori di ricerca e sviluppo dedicati alla connettività e all’Internet of Things. Si tratta di circa 900 persone.
Haier: “Contesto difficile”, i sindacati: “Monitoreremo la situazione”
Haier motiva le sue scelte in questo modo: “Il percorso intrapreso nasce in risposta al delicato contesto che coinvolge l’industria degli elettrodomestici a livello europeo. Come condiviso con i sindacati, l’ultimo triennio ha registrato una significativa contrazione della domanda, accompagnata da una progressiva erosione dei margini. Tale situazione è stata ulteriormente aggravata dalle tensioni geopolitiche e dalle pressioni inflazionistiche, che hanno inciso negativamente sulla fiducia dei consumatori”. Insomma, il carovita non fa più comprare elettrodomestici.
Mentre i sindacati Fiom Cgil e Fim Cisl rivendicano: “Questa scelta aziendale arriva in seguito alle pressioni esercitate dal sindacato affinché si evitasse una chiusura definitiva dello stabilimento e si garantisse una prospettiva di continuità lavorativa”. L’ipotesi di accordo con l’azienda è stata approvata all’unanimità dai 150 lavoratori e lavoratrici impegnati nelle assemblee sindacali. Per cui i segretari Francesca Melagrana (Fim Cisl) e Pietro Occhiuto (Fiom Cgil) parlano a questo punto di un “progetto da monitorare costantemente” affinché abbia seguito nei modi e tempi indicati. E soprattutto affinché si verifichi che l’investimento da sei/nove milioni venga “realmente utilizzato per rilanciare il sito”.
Occhi puntati sull’occupazione
Gli occhi di tutti sono puntati soprattutto sull’occupazione. L’azienda dichiara di voler occupare circa 110 persone sulle 160 attualmente al lavoro sul sito produttivo. “Haier Europe rimane pienamente consapevole delle proprie responsabilità verso i dipendenti, le loro famiglie e le comunità locali – scrivono –. Per questo è impegnata sin da ora a offrire il pieno supporto ai lavoratori in esubero, con tutti gli strumenti possibili, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto sociale. Tra questi, sono previsti incentivi all’esodo, accesso ai regimi pensionistici, percorsi di riqualificazione e progetti dedicati alla ricollocazione esterna”.
Ma è qui che Fim Cisl e Fiom Cgil puntualizzano: “Il piano prevede un livello occupazionale di circa 110 unità, ma non è ancora chiaro in che modo queste posizioni saranno distribuite e quali lavoratori saranno coinvolti”. Per poi proseguire: “La transizione verso le attività logistiche richiede una formazione adeguata, che deve essere pianificata e finanziata con il supporto delle istituzioni”.
Il futuro viabilistico dell’area di via Comolli
Il secondo tema per Brugherio è il futuro viabilistico della zona di via Comolli, dove ha sede la Candy. “La logistica era una mia preoccupazione. Qualche ragionamento, nel caso, dovremo farlo”, aveva dichiarato il sindaco Roberto Assi alla vigilia della presentazione del piano. La scelta di avere in città il Service Hub si traduce quasi certamente in un aumento notevole del traffico pesante. Insomma, giocoforza, lì si dovrà intervenire e bisognerà stare attenti anche alle convenzioni urbanistiche previste per SMC Italia proprio per quelle zone.
La SMC, di proprietà giapponese ma con sede legale in città, aveva da tempo chiesto un ampliamento delle sue strutture. Si era giunti a un accordo con Villa Fiorita che prevedeva, tra le altre cose, la risistemazione dell’area verde adiacente con una pista ciclabile, un’area boschiva, il rifacimento dell’incrocio vicino e la rinuncia al diritto del 20% in più di volumetrie convenzionate.
Con il nuovo annuncio di Candy, l’intervento su tutta l’area dovrà essere più incisivo. Il sogno è di rispolverare un vecchio progetto per quella zona, da riconvertire a verde. Un’idea abbandonata perché troppo onerosa, che potrebbe essere rilanciata se Candy dovesse decidere di contribuire. Se ne discuterà al tavolo in Regione l’11 febbraio, a cui parteciperanno, oltre ai delegati di sindacati e azienda, anche il sindaco Roberto Assi e l’assessora Annalisa Varisco. E il primo cittadino mantiene un atteggiamento prudente: “Se Haier è disposta a capire cosa può arrivare alla comunità, noi siamo sempre disponibili al dialogo”.
Lega: “Il Comune chieda qualcosa in cambio della riconversione”
L’idea che ad Haier si debba chiedere una contropartita per sostenere la transizione verso l’impianto logistico è più esplicita nelle parole del leghista Maurizio Ronchi: “Hanno in atto delle convenzioni urbanistiche, ma è evidente che come Comune dobbiamo fare un ragionamento di massima per mettere sul piatto qualcosa in cambio della riconversione. Con la logistica bisognerà capire se servono ulteriori strade per le merci e via discorrendo”. E si lascia sfuggire una suggestione: “Immaginate un PalaCandy a Brugherio…”.
Accanto a lui, in conferenza stampa, il capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, Alessandro Corbetta: “Quando Haier è subentrata ai Fumagalli, c’è stato un prolungamento della cassa integrazione straordinaria. Abbiamo permesso così ad Haier di entrare e pianificare. Evidentemente qualcosa non ha funzionato”. Tradotto: nel passaggio di consegne tra i Fumagalli e Haier sono stati utilizzati dei soldi pubblici per finanziare la cassa integrazione dietro la promessa di un certo rilancio industriale. Ed è un punto su cui Corbetta vuole fare leva in vista dell’audizione dell’11 febbraio, per ricordare all’azienda la au responsabilità sociale.
Fdi: “Disponibili ad attivarci con i nostri rappresentanti”. Pd: “Ognuno faccia la sua parte”
Nel frattempo anche altri partiti brugheresi prendono posizione. “Accogliamo con favore l’accordo recentemente siglato tra Haier e le rappresentanze sindacali, che prevede la riconversione dello stabilimento di Brugherio in un Service Hub europeo, evitando così la chiusura completa del sito – scrive il coordinatore cittadino di Fdi, Vincenzo Imperato – Tuttavia, esprimiamo preoccupazione per il fatto che, nonostante questo piano di riconversione, solo 110 dei 160 dipendenti attuali manterranno il proprio posto di lavoro. Come partito di maggioranza a Brugherio, ci rendiamo disponibili a sostenere ogni iniziativa utile alla tutela dei lavoratori e ad attivarci concretamente attraverso i nostri rappresentanti nelle istituzioni, sia a livello regionale che nazionale”.
Mentre il capogruppo dem, Carlo Polvara, dichiara che il piano industriale approvato all’unanimità dall’assemblea dei lavoratori, “è una buona notizia, che scongiura la chiusura dello stabilimento e garantisce a più di 100 operai il mantenimento dei posti di lavoro”. Benché nato “in un contesto difficile, che vede comunque la dolorosa cessazione della produzione di lavatrici in una fabbrica che rappresenta una parte importantissima della storia industriale e sindacale della nostra città”.
Per i democratici: “Sarà fondamentale monitorare attentamente questo processo, perché si mettano in campo gli investimenti necessari per la conversione dell’attività e per la formazione dei lavoratori. Come Partito democratico di Brugherio, continueremo a seguire questa vicenda: invitiamo le istituzioni tutte, a partire dall’amministrazione comunale, a fare la propria parte per presidiare la questione tutelando il futuro industriale di Brugherio, l’occupazione del sito e le condizioni di lavoro”.