Dieci gol in due partite. E qui potremmo pensare: “wow, l’Italia è davvero tornata”. Un po’ forse ci si era illusi nel corso del 5-0 rifilato all’Estonia. Ma la sfida contro Israele ha fatto riemergere a galla le solite problematiche di un’Italia che pecca di talenti, ma anche di attenzione in alcune circostanze.
L’alba di una nuova era
Tutto nasce ufficialmente il 15 giugno, ma ufficiosamente molto prima. L’addio di Luciano Spalletti, sollevato dall’incarico per ovvie ragioni, e la decisione da parte della FIGC di dare le chiavi di questa Nazionale. Rino Gattuso. Non una figura espertissima, seppur alleni da diversi anni; piuttosto, una figura capace di rimettere in circolo entusiasmo, voglia di correre, di lottare, di vincere.
L’impatto di Gattuso sulla panchina della Nazionale c’è stato, è innegabile. Ma dalla gara contro l’Estonia, dove i gol del secondo tempo hanno un po’ giustificato l’avvio a singhiozzo del primo, il match contro Israele ha palesato le consuete difficoltà, soprattutto difensive. Errori di lettura e nel piazzamento, distrazioni varie, due autogol.
Tanto lavoro davanti
Il paradosso di oggi è che un’epoca in cui l’Italia sembra non trovare i suoi talenti, il reparto offensivo riesce ad accendere la luce con i lampi di Kean, Politano, Raspadori e Retegui. A regnare sovrana è allora la fragilità in fase difensiva, unita a un centrocampo che non sempre riesce a fare muro per respingere gli attacchi avversari di una Nazionale non irresistibile.
Alla luce di queste due partite, il lato positivo sono le due vittorie (sei punti) che hanno rimesso gli Azzurri in carreggiata, a quota 9 punti nella classifica del Girone e a tre lunghezze dalla Norvegia che ha fin qui fatto bottino pieno. Gattuso ha riportato energia e voglia di stare insieme, ma c’è la necessità di continuare a lavorare per rimettere insieme i pezzi e trovare continuità, “Ringhiando”, tanto nei risultati quanto nelle prestazioni. Appuntamento a ottobre, per le sfide ancora contro Estonia e Israele.