martedì, Settembre 9, 2025
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Oro mondiale. Le azzurre del volley sono leggenda

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Domenica 7 settembre, ai Mondiali femminili di volley di Bangkok, L’Italia ha battuto al tie-break la Turchia in una finale mozzafiato ed ha conquistato il titolo mondiale. L’ultimo titolo iridato delle azzurre risale al 2002, ma era un’altra pallavolo: in panchina Bonitta, in campo giocatrici che hanno fatto la storia come Lobianco, Piccinini, Leggeri, Anzanello. Le vincitrici di questo mondiale sono pronte per diventare nuovi monumenti della pallavolo moderna.

E lo sa bene il più appassionato di sport tra gli italiani, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha immediatamente invitato le campionesse del mondo al Quirinale per congratularsi con loro. L’incontro si svolgerà appena possibile, compatibilmente con gli impegni sportivi delle atlete.

Ieri in Thailandia si è chiuso un cerchio. Tutto era cominciato tre anni fa, con la delusione del mondiale 2022: dopo una cavalcata trionfale l’Italia era capitolata in semifinale contro il Brasile e si era dovuta accontentare del bronzo e del titolo di MVP del torneo conferito a Paola Egonu. Si era aperta una crisi strana, in cui un gruppo già molto forte dominava durante i tornei, ma falliva gli appuntamenti con le gare decisive. Il quarto posto all’Europeo 2023 e lo scollamento tra spogliatoio e CT avevano portato alla fine del ciclo Mazzanti. Julio Velasco era stato chiamato alla direzione della panchina per ricostruire e sfatare la maledizione delle gare secche. Nel nuovo ciclo quel gruppo già molto forte è tornato a brillare e con la vittoria di questo mondiale si è consacrato come leggenda.

La leggenda dell’Italvolley

In due anni l’Italia ha conquistato due titoli VNL di fila, un oro olimpico e un oro mondiale, frutto di ben trentasei vittorie consecutive, una striscia positiva forse mai realizzata da una nazionale. Dentro la leggenda, un’altra: quella del libero Monica De Gennaro, 364 presenze con la maglia azzurra, ha vinto praticamente ogni titolo possibile in nazionale, con il club e individuale. Ha annunciato che questo sarebbe stato il suo ultimo mondiale, forse è per questo che Egonu se l’è coccolata tantissimo ad ogni esultanza, abbracciandola nelle foto di rito.

Leggendario anche Velasco, al suo terzo titolo mondiale se si contano quelli ottenuti come CT della nazionale maschile. Al tecnico è riuscita la missione più importante di tutte: ricostruire un gruppo affiatato e ritrovare la stella Paola Egonu, tormentata negli anni precedenti al punto da voler lasciare la maglia azzurra.

Velasco ha fatto convivere nella stessa squadra due protagoniste come Egonu e Antropova, ha tolto la fascia di capitana a Sylla per darla a Danesi, ha escluso Bosetti dando spazio a giovani talenti. Ha preso tutte queste decisioni difficili e impopolari senza battere ciglio e senza perdere un briciolo di fiducia, dimostrando poi di aver avuto sempre ragione. Il segreto di questa gestione? Una chiara divisione dei ruoli, la suddivisione delle responsabilità tra le giocatrici, l’infusione di fiducia e la capacità di guardare con prospettiva ai talenti emergenti.

E la possibilità di schierare le più forti pallavoliste del mondo, ca va sans dire.

Il gusto della vittoria Mondiale

Alle Olimpiadi di Parigi era andato tutto liscio, dritte sul gradino più alto del podio senza mai perdere neanche un set. E così anche la VNL, dove era sembrato tutto più semplice del previsto. Velasco aveva avvertito tutte: “le altre squadre si alleneranno avendo come obiettivo quello di battere l’Italia. Per questo dobbiamo allenarci come se non avessimo vinto nulla”.

Anche in questo caso aveva ragione: al Mondiale la fase a gironi è stata dominata, ma gli ostacoli sono arrivati in semifinale contro il Brasile e in finale contro la Turchia, due scontri intensi finiti al tie-break.

Le verdeoro, guidate dall’opposto di Conegliano Gabi, hanno espresso una pallavolo splendida mettendo in crisi le azzurre proprio con la loro moneta: il muro. Italia confusa e pure un po’ sfortunata, per via di due leggeri infortuni alle caviglie di Orro e Fahr che hanno messo in difficoltà il sistema di sostituzioni di Velasco. Tutta la partita è stata punto a punto, ma a spuntarla sono state le azzurre: meno belle del solito, ma forti mentalmente per restare agganciate e conquistare la vittoria.

In finale contro la Turchia è stata una prova di nervi.

La squadra guidata da Santarelli arrivava più fresca dopo la vittoria per 3 a 0 contro il Giappone e sicuramente molto motivata a questa sfida che si coltiva anche durante gli incontri di Champions tra club. Le azzurre hanno chiuso 25-23 un primo set equilibrato. Poi si sono spente completamente, buttando via il secondo set (13-25). Un crollo eccessivo, pur di fronte a una Turchia sempre più solida che raccoglieva tutto in difesa e metteva a segno ogni attacco con Vargas: la partita sembrava seriamente compromessa.

Per salvarla ci è voluta tutta la tenacia di Sylla in ricezione e la capacità collettiva di ragionare su una palla alla volta, ritrovando lucidità anche durante parziali di -5 punti. L’Italia si è ritrovata completamente solo nel quinto set, quando finalmente ha trovato tempo e misura sulle schiacciatrici e gli opposti avversari e ha stampato una serie di muri, marchio di fabbrica della premiata ditta Danesi & co.

La Capitana ancora incredula a fine partita parla di forza mentale e grande orgoglio per una squadra che non molla mai e vince anche quando non gioca al suo meglio:

Orgoglio Vero Volley e un po’ di nostalgia

Tifosi e tifose della Vero Volley possono essere felici perché c’è tanto della loro squadra del cuore in questa nazionale: la capitana e centrale Anna Danesi, l’opposta migliore al mondo Paola Egonu e i due acquisti per la stagione 2025-2026 Benedetta Sartori (centrale) e Eleonora Fersino (libero).

Sguardi più nostalgici verso le prodezze della schiacciatrice Myryam Sylla e la palleggiatrice Alessia Orro, ormai ex ed entrambe in partenza per il campionato turco, rispettivamente al Galatasaray e al Fenerbache.

Un’altra ex spunta nel momento della premiazione: la statunitense Jordan Larson ha messo al collo delle azzurre le medaglie d’oro, senza dimenticare di abbracciare le sue ex compagne di club di Monza.

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