Emily aveva solo otto anni quando il mondo, così come lo conosceva, smise di essere un posto sicuro. Aveva occhi grandi, curiosi, pieni di vita e quella fiducia ingenua che ogni bambino dovrebbe poter avere di diritto, ma alla piccola Emily questo diritto è stato negato troppo presto. Igor, il simpaticissimo vicino di casa, un amico di famiglia, quel volto conosciuto con la sua voce rassicurante era per gli adulti una sicurezza, portava così tanta allegria che i bambini lo adoravano, lui giocava sempre volentieri con loro e li ascoltava quando parlavano con lo stesso interesse con il quale ci si rivolge ad un adulto. Ben presto però divenne per Emily una presenza soffocante.
Con il tempo le attenzioni nei suoi riguardi divennero insolite, sguardi molto profondi e persistenti, carezze che duravano troppo a lungo e in parti del corpo che mettevano Emily a disagio. Era troppo piccola per capire, quando succedeva cercava lo sguardo dei genitori o di qualche adulto presente per capire come reagire ma sembrava che nessuno si accorgesse del comportamento strano del loro amico, perciò forse era giusto così, forse era tutto normale, magari lo zio Igor, cosi lo chiamavano tutti i bambini, voleva più bene a lei che agli altri ed accettò quel comportamento cercando di reprimere il disagio che non comprendeva.
La luce di Igor, il buio di Emily
Un giorno, quella luce che Igor sembrava portare ogni volta che entrava in casa, si spense d’improvviso portando il buio nella vita della piccola Emily, come acqua gelida spense il fuoco dei suoi occhi grandi e pieni di vita, spense per sempre quell’ingenuità infantile, spense ogni luce ed emozione e le portò via la purezza. Emily fu catapultata in un susseguirsi di emozioni negative a cui non sapeva dare una spiegazione, d’improvviso non era capace di sentire più niente oltre la paura, che le toglieva il fiato, che le stringeva il petto ogni volta che sentiva il suono della sua voce. La paura la paralizzava quando pensava a lui e a quello che le faceva, si sentiva sporca, sbagliata, colpevole.
Emily non parlò con nessuno di quello che le stava accadendo, mai una sola parola, perché quando sei una bambina non sai come descrivere l’orrore, mentre cerchi di capire il comportamento di una persona che nel frattempo ti convince che non sta succedendo niente di sbagliato, che è solo un gioco, che è così che le persone che si vogliono bene dimostrano il loro amore, ma….tu comunque non devi dire nulla a nessuno.
È il nostro segreto, è il nostro gioco, è il mio affetto per te
Così imparò a mentire, prima di tutto a se stessa, fingendo che andasse tutto bene, imparando a nascondere il dolore dietro un sorriso stanco, cercando rifugi che non esistevano, ed era brava, pensò, perché nessuno si accorse di niente.
La sua nuova vita procedeva dunque cosi, tra giornate pessime a cercare di sfuggire vanamente da un uomo che diceva di volerle bene e di cui i genitori stessi si fidavano a tal punto da lasciarla sola con lui, a giornate in cui combatteva con il dovere di tacere e la voglia di stare tra le braccia della madre a piangere pregandola di non farla più stare con quella persona. In un modo o nell’altro il giorno passava, c’era la scuola, la palestra, che contribuivano al trascorrere del tempo regalando ad Emily attimi di serenità, ma le notti erano un’altra storia.
Quando il mondo si fermava, il suo incubo ricominciava, bastava chiudere gli occhi ed era come se lui fossi li con lei, sentiva le sue mani e come sempre si svegliava di soprassalto, con il volto rigato di lacrime, il battito del cuore accelerato e il fiato corto, Il silenzio della notte si riempiva di ombre che non sparivano mai.
L’inferno durò fino a che Emily non fu troppo grande per l’affidabile e gentile zio Igor, con il tempo riuscì a seppellire i suoi ricordi orribili, aveva imparato a fingere talmente bene da essere riuscita a convincere persino sé stessa che nulla fosse mai accaduto realmente.
L’età adulta, la felicità, le amicizie, l’amore
Ci fu un periodo, a cavallo tra il termine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, in cui la vita le regalò anni di assoluta felicità, fatta di amicizie vere e di un amore bellissimo che donava carezze dolci, baci delicati e abbracci che promettevano protezione, il rapporto con la famiglia era più unito che mai ed era ormai sicura che niente di male le sarebbe mai più potuto accedere, perché quell’uomo non era più una minaccia.
Imparò da sola che i traumi non svaniscono nel nulla, se non sono affrontati ma semplicemente chiusi in un cassetto e al primo evento capace di riaffiorare anche solo un lieve ricordo, quel cassetto si apre con un botto assordante. rovesciando tutto il suo contenuto.
Le bastava la piccola sofferenza causata da una lite con il suo ragazzo, per far tornare il malessere emotivo, un momento difficile, una perdita, una delusione bastavano per rivivere tutto come se stesse succedendo ancora, un battito di ciglia ed era di nuovo quella piccola bambina, impaurita e fragile, incapace di reagire, incapace di dormire, notti intere a sognare le stesse mani, gli stessi occhi, svegliandosi continuamente in uno stato emotivo terribile, e giornate a scoprirsi ancora totalmente insicura e vulnerabile, come quando era una bambina, ogni voce somigliava alla sua, ogni sguardo sembrava potesse scavarle l’anima, terrorizzata nel comprendere che nulla era passato.
Emily ci sei?
Io ed Emily ci conoscemmo in ambito lavorativo, ormai quasi vent’anni fa, non conoscevo questa parte della sua storia, ma era chiaro il suo bisogno di acquisire una certa autostima, su certi versi era come da scuotere e dirle “Ehi, ci sei”?
Era una donna, con una solida posizione lavorativa, una madre, solare, ironica, con carattere, ma, bastava davvero un piccolo evento spiacevole o una voce con un tono alto e profondo e lei cambiava radicalmente assumendo le vesti di una bambina impaurita e insicura.
Le chiesi se avesse mai pensato di frequentare un corso di difesa personale, mi rispose di si che le sarebbe piaciuto tanto ma non aveva il coraggio di farlo veramente, ma con pazienza e perseveranza la convinsi.
E’ stato un percorso lungo e per nulla semplice, dove ha imparato che il passato non si dimentica, che la paura è un dono e se correttamente gestita si trasforma in coraggio, le suggerii di scrivere, di mettere su carta e di suo pugno tutta la sua storia, i suoi pensieri, i ricordi le emozioni e in parte questo articolo riporta alcuni dei suoi brevi racconti, è stato terapeutico e tutto l’insieme le ha donato la forza di affrontare e di trasformare questa esperienza terribile in un canale di aiuto per persone in difficoltà come lo è stata lei, insegnando loro che certi dolori non svaniscono con il tempo, e soprattutto, che il silenzio uccide più della violenza stessa.
Oggi, la voce di Emily
Emily non ha parlato quando era bambina, ma oggi la sua voce esiste per quei genitori che non riescono a dare una spiegazione logica ai cambiamenti emotivi e caratteriali dei propri figli, per chi è orami adulto ma sta ancora soffrendo, per quelle bambine e quei bambini che hanno paura, che si sentono soli, che credono di non avere via d’uscita, per dire loro che non sono veramente soli e che esiste qualcuno che li ascolterà.
“Mi raccomando non parlare – Non accettare caramelle e non salire in auto con gli sconosciuti”
Sono le corrette e basilari istruzioni che in genere i genitori danno ai propri figli senza però tener conto di due fattori importanti; per prima cosa i bimbi non sono in grado di stabilire chi è lo sconosciuto, nella loro mente esso corrisponde a qualcuno dall’aria minacciosa, sporco, trasandando o brutto, non associano lo sconosciuto a persone vestite bene, gentili e di bell’aspetto, perciò se un estraneo si rivolge loro con carineria e simpatia smette di essere un estraneo e diventa un amico.
Inoltre, nella maggior parte dei casi di abusi, bimbi e ragazzi sono vittima di chi li conosce, come ripetuto spesso anche nei casi di violenza sulle donne, difficile che l’abuso sia commesso da un estraneo. Infatti nel 70% dei casi esso si manifesta tra le mura domestiche o con persone che frequentano abitualmente e che hanno il privilegio di avere la completa fiducia loro e in alcuni casi anche della famiglia.
Abusi: nessun indicatore preciso
Non esistono indicatori precisi per stabilire se un bimbo subisce abusi, a parte gli evidenti segni fisici, quindi è molto importante saper individuare i segnali di disagio, come cambi improvvisi nel comportamento e nell’umore, drastici cali nel rendimento scolastico o sportivo, tendenze ad evitare o avere timore degli adulti in generale o di uno in particolare, assumere comportamenti regressivi (come tornare a fare la pipì a letto)
E tanti altri segnali a cui apparentemente non si da una spiegazione lampante, ma bisogna saper raccoglierli e interpretarli e se necessario affidarsi ad un professionista o parlarne con qualcuno di realmente fidato che possa essere di aiuto. La mamma di Emily in questo non è stata molto brava anche se non le si può attribuire una colpa, era tranquilla proprio perché Igor era una persona che godeva della sua totale fiducia. Un amico che era considerato un parente, aveva stima e rispetto per lui, sarebbe stata più attenta se la figlia fosse stata affidata alla sorveglianza di una baby sitter sconosciuta, ma con lui non c’era ragione. Pensava.
Lei si era accorta di alcuni cambiamenti nel comportamento della sua piccola bambina, ma trovava sempre una giustificazione diversa che non si avvicinava nemmeno lontanamente dalla realtà, per di più Emily teneva la bocca chiusa riguardo tutto ciò che le stava accadendo, questo non le ha sicuramente facilitato le cose.
I dati secondo OMS
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo in Italia, si registrano circa settantacinquemila casi di abusi domestici, la maggior parte dei quali non viene denunciata.
È molto importante utilizzare i giusti metodi per comunicare con loro, non parlano per paura della reazione dei genitori, di essere sgridati o giudicati, se non si sentono capiti o ascoltati, si chiudono, non raccontano, il timore li porterà al silenzio e sono molto più vulnerabile ai rischi.
Bisogna dunque creare un’atmosfera in cui si sentano a proprio agio e affrontare tutti gli argomenti del caso, non bisogna fare l’errore di credere che siano troppo piccoli per capire, perché loro capiscono tutto, semplicemente non avendo abbastanza esperienza di vita per collocare o classificare le diverse situazioni, lo capiscono a modo loro, dando alla situazione una spiegazione distorta.
Il dialogo e la comunicazione diretta e sincera restano il primo vero strumento di difesa e sicurezza.