Arte, cultura e spettacoli, Politica

Del Debbio a Sesto: “Siamo tutti filosofi senza saperlo”

Successo per la presentazione del libro del giornalista. All’evento anche Matteo Salvini, “Tranquillo per il processo Open Arms: ho fatto il mio lavoro”

Scritto da

Daniele Cassaghi

Pubblicato il

Condividi

“Siamo tutti filosofi senza saperlo, perché tutti abbiamo la possibilità di usare il cervello. Lo possiamo usare tutti. È stato regalato da Dio a tutti”, così il giornalista Mediaset Paolo Del Debbio presenta al pubblico di Sesto il suo ultimo libro: “Siamo tutti filosofi senza saperlo” (Piemme).

Del Debbio è stato il protagonista dell’evento di sabato 14 a Sesto, organizzato dall’eurodeputata del Carroccio, e sestese doc, Silvia Sardone. Di fronte al giornalista, c’era una sala piena di simpatizzanti e sostenitori della Lega, a cui lo stesso segretario Matteo Salvini ha chiesto supporto in vista della sentenza per il processo “Open Arms”, prevista per questo venerdì (20 dicembre). 

La presentazione del libro di Paolo Del Debbio


Tornando alla presentazione del libro, Del Debbio ha spiegato che “La filosofia non è una cosa che sta nei cieli, è ciò che ti permette di ragionare logicamente sulle cose, date le premesse”. E le conseguenze – sottolinea Del Debbio – potrebbero essere problematiche anche se derivate da principi corretti. Un esempio, secondo il giornalista, sono i provvedimenti europei per favorire le auto elettriche sulla spinta della tutela ambientale. Secondo Del Debbio, queste misure “significano chiusure degli stabilimenti [nel settore dell’auto ndr.], arretramento dell’economia e licenziamento delle persone”.

Stessa analisi per il reddito di cittadinanza (“uno strumento sbagliato, benché sia giusto aiutare chi arriva a fine mese”), per i provvedimenti viabilistici sul Corso Buenos Aires di Giuseppe Sala in favore della salubrità dell’aria, e per l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali per rispettare l’inclusione.

Per Del Debbio queste misure sono conseguenze indesiderabili di principi astratti giudicati buoni. In casi come questi, “vuol dire che hai fatto una cosa sbagliata – commenta –  E non puoi dire che va bene perché il principio alla base è sano. Quando in politica fai qualcosa, la cosa importante non è solo quello che hai in testa. Contano le conseguenze di ciò che succede quando applichi quell’idea. È questo che conta, non il principio”. 

Ed è su questa base che arriva l’affondo alla sinistra: “Vedo una deriva ideologica in quel campo, che ora si è accentuata. La sinistra punta di più a difendere gli ideali astratti che non le conseguenze. Se fai vedere loro le conseguenze di quello che fanno, ti rispondono con un ‘si, però…’. Ma non ci sono i ‘si però…’ sulle conseguenze”.

Del Debbio sul caso di Corvetto


E poi c’è il caso di Corvetto, in cui un ragazzo inseguito dai carabinieri ha perso la vita in circostanze da chiarire: “Le forze dell’ordine hanno fatto il loro dovere – dice il giornalista –  Quando qualcuno non si ferma all’alt, i carabinieri non possono sapere perché questo accade. Possono esserci reati gravi di mezzo: le forze dell’ordine devono inseguire. E l’inseguimento a Milano è pericoloso. Può avere effetti tragici: inseguire un motorino con un’auto è difficile (il primo può passare ovunque. La seconda, no). Poteva succedere che investissero delle persone entrambi. Poteva succedere che l’auto dei carabinieri perdesse il controllo e morisse uno a bordo”. 

Quando Sardone ha chiesto come mai a Rete 4 Del Debbio invitasse, testuale, “dei maranza” in trasmissione, la risposta è stata: “Sono parte della realtà e bisogna farli vedere. Se non si fanno vedere, non si capisce la realtà”. Per poi chiarire: “A me piace parlare con gente che ha testa, con gente intelligente (e non vuol dire che abbia studiato).  Poi mi piace parlare con la povera gente: detesto la fascia media dei salotti ideologici. La povera gente si trova a volte a dovere tirare la morale della storia… e questi soggetti che ho intervistato per il libro non sapevano, e non potevano sapere, che a quelle conclusioni c’erano arrivati i grandissimi filosofi. È un fatto straordinario”.

Salvini sull’udienza del processo Open Arms


Del Debbio ha ricevuto grande sostegno dal pubblico, ma ad accenderlo per primo è stato Matteo Salvini, che ha aperto l’incontro: “Venerdì 20 sarete in negozio, starete pensando ai regali. Mentre io sarò nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per un processo che non so quanto sia costato: con interpreti, attori e gente che veniva dalla Francia e dalla Germania.

Io sono tranquillo: ritengo di avare fatto il mio lavoro. Mi pagavate lo stipendio per bloccare i clandestini”. E sul verdetto, “Se mi assolvono, i miei figli saranno contenti: potranno leggere sul giornale che loro padre è innocente. Ma se per la prima volta in un paese occidentale viene condannato un ministro che ha difeso i confini, beh… gli scafisti dove porteranno i loro barchini?”.