Questa è la storia di Francesca, che un tardo pomeriggio di novembre rientra a casa da lavoro con 4 buste cariche di spesa, ferma davanti al portone vetrato del condominio dove abita, intenta a cercare le chiavi. Non nota subito il ragazzo in attesa davanti all’ascensore. Non appena appoggia il suo carico per cercare meglio, lo sconosciuto le apre il portone e in tono garbato le chiede se ha bisogno di aiuto, lei alza la testa e incontra il suo sguardo.
Gli occhi del predatore nei ricordi
Ancora oggi, nei suoi ricordi più vivi di quella sera ci sono i suoi occhi, di un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio, ne era rimasta tanto affascinata quanto spaventata, ipnotizzata dal sorriso e dai modi cosi garbati. Arrossisce d’istinto, lo ringrazia quasi balbettando per il gesto gentile, ma rifiuta l’aiuto trascinando da sola le borse all’interno dello stabile. Il ragazzo, sorride alla goffaggine di quella fanciulla impacciata, consapevole conseguenza del suo fascino, così si avvicina per rinnovare l’offerta, e nonostante il secondo, anche se meno tenace, rifiuto, le prende le buste e le deposita in ascensore offrendosi di accompagnarla fino al piano del suo appartamento.
Esitante, Francesca sente una vocina che echeggia nelle orecchie:
“Ma chi è questo ragazzo? Non l’hai mai visto perché ti vuole portare la spesa?! Perché è così gentile”?
Gli chiede se è un nuovo inquilino, ma lui dice di no, è il nipote della signora Palombari quella del sesto piano, è solo passato a trovarla. Conosceva la signora Palombari, un’anziana di 87 anni, ancora in gamba da vivere da sola. Non sapeva avesse un nipote, non sapeva nemmeno avesse dei figli. Sono 5 anni che vive in quel condominio e l’ha sempre vista sola, mai una visita da nessun parente.
Ed ecco di nuovo quella vocina:
“La signora Palombari è sola. Possibile che se ha una famiglia tu non hai mai visto nessuno“?
Ma lui le racconta che la famiglia vive a Londra e per ragioni di lavoro si trova a Milano, cosi aveva pensato di fare un salto a salutare sua nonna che non vedeva da molto tempo. Sai com’è con tutti quei chilometri di distanza non è semplice, ma si sentono regolarmente tutte le sere, oggi ha deciso di farle una sorpresa, difatti stava proprio per chiamarla e fingere di fare la solita telefonata per poi bussarle alla porta.
La trappola
Francesca ascolta questa tenera storia e si convince che non c’è niente di male se si fa aiutare a portare la spesa a casa, d’altronde è pesante, lei è stanca e poi il ragazzo è troppo gentile non vuole passare per maleducata, e se lo raccontasse alla nonna, che figura ci farebbe? Inoltre, è davvero molto bello e affasciante.
Arrivati al piano, lei ringrazia e gli dice di appoggiare tutto per terra, lui le chiede se abita da sola e alla risposta affermativa insiste nell’attendere che lei apra la porta così deposita le buste direttamente in casa. Notando la riluttanza di lei a quella richiesta, scoppia a ridere e le dice che gliele avrebbe lasciate all’ingresso, che non si sarebbe messo a girare per casa, non era una persona invadente e di stare tranquilla perché non era nemmeno un maniaco.
Francesca sorride imbarazzata, ma certo che non è un maniaco, è il nipote di una sua vicina, scusandosi per la sua maleducazione apre la porta e nel giro di un istante la situazione si ribalta completamente, lui la spinge dentro con forza brutale, richiude la porta, le sferra un pugno in pieno volto e prendendola per i capelli la trascina in camera da letto.
La signora Palombari non aveva figli, né sorelle o fratelli, era sola al mondo, perciò non aveva alcun nipote, e Francesca questo lo sapeva, lo sapeva dannazione! Come ha potuto avere dei dubbi a riguardo? Come ha potuto fidarsi così tanto?
I segnali ignorati da Francesca
Conobbi Francesca ad uno dei miei corsi di difesa personale educativa, racconto spesso la sua storia, è un esempio di come il nostro istinto arriva puntuale ad avvisarci ma spesso non gli diamo credito, di come i segnali esistono, ci sono, di come la paura ci avvisa di un pericolo e noi non sempre siamo capaci di ascoltarla, a volte semplicemente per educazione.
La prima domanda che le feci fu:
“Di cosa ti colpevolizzi di preciso? Perché dici che sei una stupida e che è stata solo colpa tua“?Risposta:
“Qualcosa mi aveva messa in guardia, la famosa “vocina”, che però non ho voluto ascoltare per non sembrare maleducata, mi sono lasciata ammaliare dal fascino di un bel ragazzo … una stupida in piena regola“.
Affermazione non del tutto errata, ma nemmeno sufficiente a colpevolizzarsi in quel modo, in quanto l’aggressore sconosciuto è un vero e proprio esperto nell’evitare che la vittima riconosca i segnali di sopravvivenza. Sono diverse le strategie utilizzate con Francesca e, come le analizzai con lei all’epoca, le analizzerò insieme a voi.
La troppa fiducia
Si concede anche ad uno sconosciuto quando si conosce l’ambiente in cui si è venuta a creare la situazione. Arrivare davanti al portone e notare una persona mai vista, non ci dice sicuramente che è uno psicopatico o maniaco sessuale, ma nemmeno che è una brava persona, semplicemente non sappiamo chi è quindi la diffidenza si dovrà avere a prescindere
L’utilizzo di fascino e gentilezza
Per ammagliarla e metterla a proprio agio Cerchiamo di andare oltre e stare in guardia quando la gentilezza è troppo marcata, nasconde uno scopo.
L’insistenza
Non ha tenuto conto dei suoi NO per ben tre volte. E quando è no, è no.
Troppi dettagli
Le ha raccontato della sua vita a Londra, troppi dettagli non richiesti e decisamente futili, lo scopo è di giustificare la sua presenza li.
Unione forzata
Ritrovarsi in ascensore da sola con lui: situazione volutamente creata per obbligarla a stare insieme
Ricerca di informazioni personali
Sono troppo importanti e non si condividono, con NESSUNO. Lei ha confermato che viveva da sola.
Quando il corso giunse al termine feci a Francesca altre due domande:
“Come agiresti ora se quella situazione si ripresentasse“?
Risposta:
“Affermerei il mio rifiuto con convinzione e lo ripeterei una volta soltanto“.
NO. GRAZIE.
HO DETTO NO.
Continua “Non gli farei nessuna domanda, mi limiterei a ignorarlo, e nel mentre prenderei il telefono e chiamerei mia madre o un amico, qualcuno. Non prenderei mai l’ascensore con lui, gli direi che sto aspettando il mio compagno che era andato a parcheggiare. Ma soprattutto mi fiderei subito del mio istinto“.
“Sei ancora arrabbiata con te stessa per essere caduta in quella situazione”?
Risposta:
“No, per quanto siano cose che…si sanno, non siamo abituati a metterle in pratica, viviamo sempre pensando che a NOI NON PUO’ SUCCEDERE“.
Sono lieta di poter dire che Francesca oggi è una donna serena, vive a pieno la sua vita, è sposata ed è mamma. La terapia psicologica e il corso di difesa le hanno insegnato a leggere i segnali di sopravvivenza, a capire come muoversi nel quotidiano, a saper gestire il suo corpo e capire cosa sta comunicando, oltre ad analizzare cosa comunicano a lei, ma, soprattutto ha compreso che erano tutte cose che, al tempo del fatto, lei non sapeva. Pertanto non avrebbe potuto agire diversamente e questa consapevolezza l’ha aiutata a perdonarsi ed è solo quando ti perdoni che puoi tornare veramente a vivere.