Mancano ormai meno di due mesi alle prossime elezioni americane. Negli ultimi mesi sono stati molti i colpi di scena che hanno caratterizzato la casa bianca. Primo tra tutti, per importanza, l’annuncio del ritiro dalle elezioni di Joe Biden dello scorso luglio “Una decisione nell’interesse della nazione e del partito” che ha dunque lasciato spazio all’attuale vicepresidente Kamala Harris, che si è detta “Pronta a battere Trump”
Da quel giorno sono cambiate molte cose nella corsa alla Casa Bianca, con l’ago della bilancia che in un primo momento pareva essersi spostato nettamente in favore di Donald Trump, per poi tornare pesantemente in favore dei democratici.
Il vantaggio di Kamala Harris
Dagli ultimi sondaggi condotti dopo la Democratic National Convention, Kamala Harris appare in leggero vantaggio sul rivale repubblicano, grazie ad una campagna elettorale considerata più efficace dagli americani.
Allo stesso tempo però non manca la fiducia in Donald Trump, soprattutto su temi cruciali come l’economia, l’immigrazione e l’inflazione, su cui The Donald può vantare una certa esperienza rispetto alla rivale politica.
Non bisogna dimenticare il ritiro, da candidato indipendente, di Robert Kennedy Jr, che ora si schiera in favore di Trump, che lo vuole arruolare nel suo eventuale prossimo governo. Un’aggiunta importante per l’ex presidente che di lui dice “E’ una persona eccezionale, rispettato da tutti”. Endorsement che potrebbe spostare gli equilibri nella corsa alla Casa Bianca se anche i suoi sostenitori scegliessero di seguirlo nel suo appoggio a Trump.
Il fattore E
Il fattore età. Anche se apparentemente banale, potrebbe avere un ruolo cruciale la carta di identità dei due candidati. Joe Biden prima di ritirarsi fu tacciato da alcuni giornali di scarsa salute fisica e soprattutto mentale, accusandolo persino di essersi dimenticato addirittura il giorno della morte del figlio. La questioni degli eventuali deficit cognitivi potrebbe veder coinvolto senza dubbio anche Trump. Se dovesse essere rieletto, l’ex presidente terminerebbe il mandato ad un’età più avanzata di quella attuale di Biden, che ultimamente non era ben visto proprio per questo motivo.
Dunque un fattore da non trascurare e che alla lunga potrebbe giocare in netto favore di Kamala Harris considerata “Più qualificata e fisicamente e mentalmente idonea” dagli americani.
Il primo confronto faccia a faccia
Nella notte italiana tra il dieci e l’undici settembre vi è stato il primo confronto tra i due candidati che ha visto una chiara vincitrice: Kamala Harris. E’ senza dubbio uno dei momenti più importanti nella corsa alla Casa Bianca, un giro di boa in cui per nessuno dei due era consentito sbagliare, ma così non è stato. Alla sua prima volta difronte a milioni di americani Kamala Harris è rimasta lucida, determinata, mostrando una notevole leadership, a discapito del rivale che è parso più fragile rispetto al solito, arrivando ad attaccare la candidata democratica attraverso palesi falsità che non sono passate inosservate.
I due si sono affrontati su diverse tematiche importanti, dall’immigrazione, in cui Trump pare essere in vantaggio, all’aborto, attuale punto in favore di Harris, per poi passare all’economia e all’inflazione. Un punto….internazionale a favore della vicepresidente arriva però quando si parla delle guerre oltreoceano con Harris che attacca duramente Trump: “Se Trump fosse presidente Putin sarebbe seduto a Kiev con gli occhi puntati sull’Europa”. Frasi a cui il leader dei repubblicani ha faticato a rispondere limitandosi a dire “Io voglio solo che la guerra finisca e non muoiano altre persone”.
L’ultimo colpo del dibattito lo infligge però Trump che controbatte alle parole di Harris chiedendole “Perché i piani di cui parla non li ha attuati negli ultimi quattro anni?”
Un dibattito che dunque rafforza la posizione della candidata democratica e mette ancor più nei guai Trump, che dallo scorso luglio pare aver perso punti in quella che ora pare una corsa alla Casa Bianca davvero complicata.
Il futuro delle guerre passa da queste elezioni
Inutile girarci intorno, l’esito delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina passa in gran parte da queste elezioni. L’America da ormai due anni e mezzo appoggia e sostiene l’Ucraina nella guerra con la Russia, e dallo scorso 7 ottobre appoggia anche Israele nel conflitto in Medio Oriente.
Difficile capire quale sarebbe la volontà dei cittadini americani riguardo a questo argomento. In caso di vittoria di Harris la situazione potrebbe restare a grandi linee la stessa attuale, mentre se dovesse vincere Trump ecco che potrebbero aprirsi scenari differenti.
Negli scorsi mesi il leader dei repubblicani aveva rilasciato dichiarazioni forti su un’idea di tregua con Mosca che però ora pare molto difficile. Pochi giorni fa ha preso piede un’indiscrezione secondo la quale il presidente russo Putin si sarebbe pronunciato in favore di Kamala Harris, rinfacciando a Trump le alte sanzioni imposte dal 2017 al 2021 “Più sanzioni alla Russia di qualsiasi altro presidente”, augurandosi che la candidata democratica non faccia lo stesso, qualora fosse eletta.
Discorso apparentemente diverso in Medio Oriente: i rapporti fra Trump e Netanyahu non sono serenissimi, il primo ministro israeliano sembra di gran lunga un sostenitore dei democratici e questo potrebbe avere brutte ripercussioni in caso di vittoria di Trump alle elezioni.
I tanti scenari, sia americani che mondiali, appaiono ancora incerti e difficili da definire, almeno fino a quando non si saprà il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti, nella speranza che questo porti pace nel mondo e ponga le basi per un nuovo inizio per tutti.