Come spesso ha fatto in questi anni tramite racconti sulla storia dello sport, e nello specifico le memorabili stagioni di alcunirr club calcistici, Amazon Prime ha lanciato un altro fantastico documentario: una miniserie composta da tre episodi che racconta lo straordinario cammino tra difficoltà, conflitti, tenacia e voglia di vincere del Manchester United nella stagione 1998/99. Un’annata pazzesca, che porterà alla storica vittoria del “Treble”: la Premier League, l’FA Cup e la Champions League.
Il punto centrale della serie riguarda esattamente gli ultimi dieci giorni della stagione, dal 16 al 26 maggio 1999. In quei dieci gironi il Manchester United di Alex Ferguson si gioca una stagione intera, che combacia con la possibilità di vincere il Treble (tutti e tre i maggiori trofei in una sola annata), concetto che – come racconta Paul Scholes, tra i protagonisti della cavalcata – fino a quei gironi neanche esisteva.
Nessuno aveva mai parlato di “Treble”, nessuno l’aveva mai fatto nei maggiori campionati europei. Né tantomeno in Inghilterra.
Paul Scholes
La forza del vivaio
Ma facciamo un doveroso passo indietro. La gloriosa annata 1999 del Manchester United prende forma in realtà dalle sconfitte della stagione precedente, i cui l’Arsenal e il suo coach Arsène Wenger trionfano in campionato.
La delusione è un’emozione più forte rispetto a quanto accade con la vittoria. Dura di più, dura tutta l’estate. Ci pensi ogni singolo giorno racconta
Ryan Giggs
È forse proprio il concetto di cocente sconfitta che fa scattare qualcosa nella testa, nelle gambe e nel cuore dei Red Devils, a partire da quei ragazzini cresciuti nel vivaio del club: Ryan Giggs, Phil Neville, Gary Neville, Paul Scholes, Nicky Butt e la stella David Beckham. Cresciuti nelle giovanili, insieme, con la cultura del lavoro e – nello specifico – il lavoro dentro il Manchester United. A testimoniarne la mentalità, le parole di Nicky Butt: “Quando cresci in un club così, da subito diventa la tua vita. Dovevamo allenarci per tot ore, mangiare, andare in palestra. Ti perdi nelle settimane, nei mesi“. Quegli stessi ragazzini, diventati uomini, con la vittoria nel sangue e nel destino.
99 – primo step: la Premier League
16 maggio. Tra gli sfavori del pronostico e con un Arsenal che sembra avere una marcia in più (lo scontro diretto all’andata finisce 3-0 in favore dei Gunners), il Manchester trova le forze per cominciare – a poco a poco – a macinare punti. Dopo una rincorsa incredibile, anche grazie ai gol di Dwight Yorke (arrivato quella stagione) e Andy Cole, che trovano un grande feeling in campo e venendo soprannominati “Calypso boys”, lo United si presenta all’ultima partita di campionato con i tre punti da conquistare per vincere il titolo. L’inizio è scioccante e dopo 24 minuti il Tottenham fa 0-1: la squadra di Ferguson deve ribaltare il risultato. Tanta sofferenza e una porta che sembra stregata, prima dei due lampi a cavallo tra primo e secondo tempo: il pareggio, bellissimo, di David Beckham, e il gol della vittoria di Andy Cole che fa esplodere l’Old Trafford. Il Manchester United ha vinto la Premier League.
99 – secondo step: l’FA CUP
Conquistato il primo titolo, si pensa già al secondo. Contro l’Arsenal in semifinale di FA CUP Ferguson, per preservare la squadra anche in vista della Champions League, lascia fuori almeno cinque titolari. Phil Neville nella docuserie racconta il suo stupore: “Non riuscivo a comprenderne il motivo. Poi capii: si fidava di ognuno di noi.
Ho pensato: al diavolo, morirò per questo stronzo
Phil Neville, riferito ad Alex Ferguson
Al 91′ sul risultato di 1-1 e con lo United in 10, è proprio Phill Neville a causare rigore per l’Arsenal. Sembra la fine di tutto, ma il portiere Schmeichel ipnotizza Bergkamp e prolunga la sfida fino ai supplementari. Al 109′ Giggs, appena entrato, prende palla a centrocampo, salta tutti e fa 2-1.
22 maggio. Contro il Newcastle, la finale di FA CUP è legata ad un fil rouge che riguarda due uomini in particolare: Roy Keane e Paul Schools, gli unici due giocatori che salteranno per squalifica la finale di Champions. Il primo, maledettamente, si fa male nel primo tempo e lascia il posto a Sheringham, l’uomo che sblocca la partita. Il secondo invece, regala a sé stesso e al popolo di Manchester la gioia del 2-0, che vale quella coppa. La seconda stagionale. Manca un solo passo, l’ultimo passo, per entrare nella leggenda e conquistare il “Treble”.
99 – terzo step: la Champions League
È una stagione particolare, che sembra incisa sulla lapide del destino di questo club. Il percorso in Champions League comincia da un girone di ferro che porta lo United ad affrontare Barcellona e Bayern Monaco. Proprio il Bayern, quella che sarà poi l’avversaria in finale; una finale disputata nello stadio del Barcellona, il Camp Nou. Sembra tutto incredibilmente collegato.
I pensieri e le convinzioni cominciano dai festeggiamenti dopo l’FA CUP. Ferguson racconta: “Dopo la finale di Coppa festeggiammo, ma molti giocatori andarono comunque a letto presto, non come succede di solito quando si vince una finale di coppa. Ero lì seduto a guardarli e mi dissi: ‘Si, sanno che cosa succederà’”.
Il giorno della finale
26 maggio. Il primo tempo della finale di Champions combacia probabilmente con la peggior partita in assoluto della stagione del Manchester. Tutto parte dalle scelte: l’assenza di Scholes e Keane porta Ferguson a fare dei cambi significativi in chiave tattica. Giggs sulla fascia destra anziché su quella sinistra, Beckham in mezzo e non a destra. Dopo soli sei minuti di gioco la punizione di Basler, attaccante del Bayern Monaco, sblocca la partita. Lo United non reagisce, ma va a riposo conservando il distacco di una sola rete dai bavaresi.
A secondo tempo inoltrato Ferguson decide di operare qualche cambio: dentro prima Sheringham e poi Solskjaer, per poi rettificare la disposizione di alcuni interpreti. L’allenatore rimette Beckham e destra e Giggs a sinistra, restituendo equilibrio al suo Manchester che comincia ad ingranare, ma non riesce a trovare il gol. È troppo tardi? Arriva la segnalazione: 3 minuti di recupero. Calcio d’angolo: Beckham mette in mezzo, sponda di Yorke che trova Giggs che a sua volta tira ma trova sulla traiettoria Sheringham. L’attaccante non fallisce, è 1-1. Passa un solo minuto e il Manchester guadagna di nuovo calcio d’angolo. Beckham crossa per Sheringham che di testa fa sponda verso Solskjaer, che segna: 2-1 per il Manchester. È psicodramma al Camp Nou per il Bayern, lo United ha vinto anche la Champions League. Un finale pazzesco, che porta i Red Devils a scrivere una pagina indelebile nella storia del calcio.