No alla centralizzazione dei fondi di coesione UE, questo il punto di vista netto espresso dal Presidente di regione Lombardia Attilio Fontana. Un scelta che significherebbe togliere a regioni come Lombardia qualcosa che già funziona. La posizione, stando alle parole del sindaco Roberto Assi, è condivisa dall’amministrazione brugherese. Secondo il sindaco, “una governance più vicina ai territori consente maggiore efficacia”.
Le critiche alla centralizzazione
Secondo il Presidente della regione, una eccessiva centralizzazione si rivelerebbe essere un errore. A suo avviso, il fatto che regioni come la Lombardia offrano maggiore “qualità e costi più bassi“, dovrebbe essere ragione per continuare con questo modello. A questo, Fontana aggiunge il tema dei livelli di controllo che si renderebbero necessari con la centralizzazione e che finirebbero per produrre maggiore burocrazia.
Dello stesso avviso è il sindaco di Brugherio Roberto Assi, secondo cui una gestione centralizzata tende a “privilegiare criteri uniformi che, pur nella loro apparente equità, finiscono per penalizzare Comuni di dimensioni medie come Brugherio”. La ragione sarebbe da ritrovarsi nelle “esigenze specifiche” delle realtà locali, che richiedono sufficiente flessibilità per adattarsi alle esigenze specifiche del territorio. Il sindaco e evidenzia, inoltre, come regioni che vantano una “struttura amministrativa solida” hanno già dimostrato la capacità di “programmare e gestire le risorse europee con attenzione alla qualità dei progetti e alla sostenibilità degli investimenti”. Per questo, sarebbe nell’interesse dei cittadini il mantenimento di un forte ruolo regionale.
Centralismo e localismo: una contrapposizione tossica
Dall’intero dibattito, emerge una controproducente contrapposizione netta fra una gestione fortemente localizzata e una opposta. Sicuramente è innegabile la gestione economicamente produttiva operata da regioni come la Lombardia. Ma va anche ricordato come i fondi europei non siano un premio all’efficienza amministrativa. Si tratta di risorse mirate a ridurre le disparità territoriali in tutta l’Unione. In altre parole, è giusto riconoscere i meriti nella gestione della spesa di alcune realtà locali, ma non si può ignorare la lentezza cronica che affligge altre realtà, soprattutto meridionali. Sarebbe forse opportuno pensare di mantenere un ruolo forte e diretto delle Regioni virtuose per programmare e spendere in modo flessibile e vicino ai territori, ma legando tutto a obiettivi nazionali sul contrasto al divario Nord-Sud, con meccanismi di monitoraggio condivisi tra Stato e UE. In questo modo si eviterebbero sia la burocrazia asfissiante di un centralismo, sia l’egoismo di un regionalismo che rischia di lasciare indietro i territori più deboli





