Buen Camino: Checco Zalone torna a Natale!

ll Natale a Brugherio si tinge di ironia graffiante, con il ritorno al Cinema San Giuseppe dell’irresistibile Checco Zalone. Dopo sei anni di attesa dal successo di Tolo Tolo, il comico pugliese torna sul grande schermo il 25 dicembre con la sua nuova opera, Buen Camino, segnando il graditissimo ritorno al sodalizio artistico con il regista Gennaro Nunziante. Una coppia che ha fatto la storia del botteghino italiano e che oggi si ricongiunge per raccontare una storia che parla di noi, delle nostre storture e di una spiritualità tutta da riscoprire.

Un protagonista “oltre l’accettabile”

Dimenticate la povertà o l’uomo comune in lotta con la burocrazia. In Buen Camino, Zalone veste i panni di un narcisista egoriferito, erede di un impero industriale costruito sui divani dal padre (un magistrale Alfonso Santagata). Il suo è un mondo di eccessi plateali: vive in una villa che sembra uscita dalle “Mille e una notte”, organizza feste per 800 invitati e si prepara a circumnavigare il globo sul suo yacht gigantesco, lo “Zalonius II”.

La sua filosofia di vita è racchiusa in una battuta fulminante che rivolge durante un’intervista: “È bello mostrare la ricchezza a chi non ce l’ha, dà speranza”. Tra pantofole ricamate in oro da migliaia di euro e un orripilante patch cutaneo per nascondere la calvizie, il personaggio di Checco incarna il cinismo più sfrenato del nostro millennio. Ma, come spesso accade nelle storie di Nunziante, il destino ha in serbo un ribaltamento radicale.

Dalla Ferrari agli scarponi: il senso del viaggio

Il motore della vicenda è Cristal, interpretata dalla giovane Letizia Arnò, la figlia minorenne chiamata così per la passione del padre per lo champagne. Stanca di un’esistenza fatta di lusso vacuo, superficialità e social network, la ragazza decide di sparire nel nulla per intraprendere il Cammino di Santiago.

Il padre, inizialmente più preoccupato per il disturbo ai suoi piani vacanzieri che per la sorte della figlia, si mette sulle sue tracce nell’unico modo che conosce: a bordo di una Ferrari fiammante, armato di carte di credito dal plafond illimitato. Tuttavia, il percorso di 800 km lo costringerà a un cambio di prospettiva forzato. Dalla comodità del sedile in pelle al fango del sentiero, Zalone dovrà letteralmente “sporcarsi le mani” e i piedi, passando dal lusso sfrenato alla spartana realtà degli ostelli, dove non mancheranno gag feroci sulla disposizione dei letti, paragonata con humor nero a Schindler’s List.

Buen Camino, tra humour selvaggio e riscoperta dell’anima

Buen Camino non è solo una commedia di situazioni. È un’analisi spietata del rapporto tra padri e figli. Come spiegato dal regista Nunziante, il protagonista “era padre, ma non lo sapeva“: il viaggio fisico diventa dunque un viaggio dell’anima. Zalone non rinuncia alla sua cifra stilistica: uno humour selvaggio che non risparmia nessuno, nemmeno chi non se lo meriterebbe. Si ride della prostatite, si ride del politicamente corretto, si ride dell’italianità media che, anche quando diventa milionaria, non perde quella indomita cafonaggine che la contraddistingue.

Eppure, sotto la superficie della risata sferzante, batte un cuore. Il film ci invita a staccarci dai social per alimentare il dialogo vero, a riscoprire i valori autentici e a ritrovare la nostra natura più profonda, simboleggiata dal ritorno alla naturalezza della calvizie del protagonista, man mano che il cammino prosegue. È una virata buonista? Forse, ma in fondo è Natale anche per Checco Zalone, e lasciarsi emozionare dalla riscoperta degli affetti è il regalo più bello che il cinema possa farci.

 Scheda del film

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