sabato, Ottobre 11, 2025
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Duse e Nonostante: il cinema dell’anima al San Giuseppe

Due film approdati al cinema San Giuseppe, dopo la Mostra di Venezia: Duse di Pietro Marcello, ritratto crepuscolare di Eleonora Duse interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, e Nonostante di Valerio Mastandrea, riflessione intima su vita, morte ed emozioni. Entrambe le opere, accolte con interesse dalla critica, raccontano fragilità e resistenza umana.

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Un’altra pellicola che arriva direttamente dalla Mostra del cinema di Venezia, alla sala del cinema San Giuseppe. Dopo “La Voce di Hind Rajab”, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, arriva a Brugherio “Duse”, film diretto da Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi, Fanny Wrochna, Noémie Merlant e Fausto Russo Alesi.

Anche quest’opera, così come “La voce di Hind Rajab” abbiamo avuto il privilegio di apprezzarne la bellezza alla Mostra del cinema e cliccando qui, per chi volesse, potrete leggere la nostra recensione scritta a caldo, dopo la visione.

“Duse” è un film di genere drammatico, inserito nella sottocategoria biopic, divenuto sempre più in voga negli ultimi dieci anni, che racconta la vita della grande attrice teatrale Eleonora Duse, focalizzandosi nell’ultima parte di vita dell’artista, narrandone la parte decadente della carriera.

Valeria è Duse

Il film ebbe una accoglienza positiva tra pubblico e critica a Venezia, anche se il coro degli apprezzamenti benevoli non fu unanime. Qualcuno lo descrisse come un prodotto “polveroso”, altri lamentarono addirittura l’assenza di trama. Niente di tutto questo. Duse è soprattutto una interpretazione che definire magistrale di Valeria Bruni Tedeschi è riduttivo. Valeria è bravissima e completamente calata nella parte, che non manca di rifinire con la sua voce inconfondibile e con la sua eterna posa fintamente ingenua, che invece sa esattamente dove sta andando e dove vuole arrivare.

Magari eccessiva in alcune scene nel rimarcarne alcuni tratti che possono arrivare ad apparire farseschi, ma nella sua essenza aderente alla reale personalità della protagonista e completamente inserita nella sua tragedia personale, così come nella tragedia nazionale di quella che sta diventando l’Italia fascista. Inoltre il suo amore controverso con Gabriele D’Annunzio aggiunge dolore al racconto e splendore alla storia.

In programma al cinema San Giuseppe sabato 4/10 ore 21.15; domenica 5/10 ore 15.30 – 21.15; lunedì 6/10 ore 21.15

I commenti della stampa specializzata

Pietro Marcello non abbandona l’audacia del suo cinema libero da ogni stereotipo, asseconda i continui spostamenti – fisici, emotivi – di una donna irrequieta e antesignana, autodeterminata, inadeguata, inquadrata però rifuggendo le logiche della stucchevole agiografia, mossa da un fuoco inesauribile, per continuare ad affermare se stessa in un mondo in pieno cambiamento, proiettata verso la fine dei suoi giorni”.

Valerio Sammarco – Cinematografo

Pietro Marcello dedica alla Divina un ritratto crepuscolare che ripercorre gli ultimi tormentati anni della sua vita. Con un’operazione che per certi aspetti (la ricerca ostinata e allucinata di un’ultima performance per salutare definitivamente la vita) ricorda quella realizzata da Pablo Larrain con Maria (2024), il regista casertano orchestra la sua consueta sinfonia di immagini di finzione intrecciate a materiali d’archivio colorizzati (meno utilizzati rispetto al passato), scegliendo di raccontare non tanto la storia, quanto l’anima di Duse, catturandola in un’epoca di profondi sconvolgimenti”.

Longtake

Non è esattamente la Eleonora Duse immortalata dalla copertina del Time nel luglio del 1923, la prima donna e la prima italiana a ricevere il prestigioso omaggio, quella che Pietro Marcello sceglie di ritrarre nel suo nuovo film a lei dedicato. Duse racconta gli ultimi anni di un’attrice sublime, ma malata di tubercolosi, lontana dalle scene, suo stesso soffio vitale, e fiaccata dai rovesci economici e da una vita privata di quegli affetti più cari divenuti incerti e deboli”.

Vania Amitrano – Ciak

Per il Bresson c’è “Nonostante”

Non un film sulla vita e sulla morte, ma un film sulla fine delle cose. Un film dedicato a quelle persone che nonostante la difficoltà nel vivere le proprie emozioni, almeno una volta nella vita provano a non scappare e viverle appieno. Così Valerio Mastandrea definisce il suo “Nonostante” che lo vede regista e attore della pellicola, protagonista insieme a Dolores Fonzi, Lino Musella e Laura Morante.

Una volta definito il perimetro del cast, potremmo fermarci qui. È già di per sé un invito alla visione. Ma “Nonostante” merita di essere accuratamente descritto nella sua scenografia, nel suo contesto e nella sua essenza, perché molto moderno e attuale e proprio per questo, volenti o no, ci riguarda tutti. Chi tra noi, infatti, oggigiorno non si trova a fare i conti con la difficoltà non solo nel mostrare i propri sentimenti, ma anche nel viverli intimamente, nel convivere col proprio sentire che, come in una borsa valori emotiva, fluttua tra picchi e ribassi influenzati dalle speculazioni?

Oltre il recinto del pudore

Ed è proprio quando siamo più vulnerabili, quando siamo nudi e impotenti di fronte all’ineluttabilità della morte che viviamo più intensamente i sentimenti, che finiscono così per superare il recinto del pudore ed esplodono come in un Big Bang di emozioni che non riusciamo a controllare. E quando non ci sarai più che ne sarà di me, e dei sentimenti che provo per te, qualunque essi siano?

Un film che Mastandrea, alla sua seconda fatica nei panni di regista, dedica alla memoria del padre, scomparso nel 2014 ma che potrebbe benissimo essere lo spartito emozionale che abbiamo suonato con nostra madre, nostro fratello, un nostro amico, una persona amata presente o passata. Un racconto coinvolgente, di quelli che ci metteno di fronte allo specchio.

In programma al cinema San Giuseppe mercoledì 8, giovedì 9 e venerdì 10 ottobre proiezione ore 21.15. Giovedì anche alle ore 15

I commenti della stampa specializzata

Audace nella premessa, coraggioso nella messa in atto, che conferma la volontà di voler evadere dalla comfort zone narrativa e produttiva del cinema “popolare” nostrano, il film si fa commedia esistenziale sull’ignoto e ragiona sulla possibilità che anche lì, in quella terra di mezzo popolata da anime che prima o poi torneranno su (che cosa ne sarà di tutta quella vita trascorsa altrove?) o – ahimè – moriranno, possa giungere qualcuno a scardinare la routine di chi, proprio come il protagonista, ormai in quella condizione si sente al riparo da tutto o da tutti”.

Valerio Sammarco – Cinematografo

Nonostante è un film di vettori, di movimenti da fermo, di fughe in avanti per tornare indietro, ma anche di sguardi indietro che rischiano di non ricordare nulla. Singolare rilettura del mito orfico, quella pensata da Valerio Mastandrea per questo suo secondo film, con un Orfeo intrappolato nell’afterlife di un reparto ospedaliero, in una condizione che non è più vita e non è ancora morte: tornare nel mondo degli esistenti o essere infine sospinti nel regno degli spettri non è poi grave, il dramma sta tutto nel ricordare ancora o non ricordare più ciò che ha dato senso al percorso, al tempo trascorso insieme”.

Massimo Causo – Duels.it

Un gruppo di personaggi senza nome trascorre le sue giornate tra le corsie di un reparto d’ospedale. Si scoprirà ben presto di cosa si tratta, quale condizione stanno affrontando. Ciò che conta è che nelle lunghe giornate passate insieme, questi personaggi costruiscono una specie di famiglia alternativa, condividono timori e speranze, creano legami che disegnano un’altra ipotesi di esistenza. Il rischio, ovviamente, è che questa nuova dimensione rappresenti una specie di rifugio, una zona di sicurezza in cui stare al riparo dalla vita “vera”, quella che si agita dentro e fuori, fino a consumarsi”.

Aldo Spiniello – Sentieri Selvaggi

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