La storia di Valentino è una storia particolare, insolita e sconvolgente. Valentino ha 13 anni, arriva accompagnato in palestra dalla madre la quale mi chiede subito un colloquio privato. Necessita di spiegarmi i disagi del figlio che lo hanno portato a frequentare il corso di difesa, mentre incalzo il gruppo all’avviamento motorio lei mi spiega.
Con voce rotta mi racconta che il figlio viene costantemente bullizzato da sempre perché etichettato come omosessuale, a causa dei suoi modi molto effemminati, ma non è gay, mi dice.
Racconta che è appena uscito da un periodo di degenza piuttosto lungo, due mesi prima, a scuola, subito dopo il termine della lezione di motoria, è stato accerchiato nello spogliatoio da alcuni compagni i quali, oltre a insultarlo, lo hanno bloccato e tentato di sodomizzare, attraverso i pantaloni della tuta, con un bastone da allenamento, urlandogli contro i peggio insulti omofobici e ridendo animatamente, per poi strattonarlo, picchiarlo e spingerlo.
A seguito di questo episodio Valentino a riportato forti contusioni, la lussazione di una spalla e la frattura del bacino, oltre ai danni psicologici. Un episodio da brividi. Sono rimasta sconvolta, soprattutto dal fatto che i genitori dei ragazzi coinvolti, hanno subito preso le difese dei loro figli scaricando la colpa sul corpo docenti, in particolar modo sull’insegnate di motoria in quanto non presente negli spogliatoi al momento del fatto.
La sensibilità di Valentino
C’è stata una denuncia e onestamente non so se anche un processo, so che il tutto si è concluso con un ammenda e una sospensione di 10 giorni per i ragazzi che hanno commesso il fatto. Mi racconta che Valentino è un ragazzo molto sensibile, che è da sempre un bambino un po’ chiuso, ma comunque socievole e solare con la sua cerchia ristretta di amici. Lo definisce selettivo, tutto questo è cambiato non appena ha iniziato la scuola, dall’età di sei anni sono iniziate le prese in giro, le domande scomode, e gli atti di bullismo sono diventati sempre più frequenti e pericolosi.
Dopo l’ultimo episodio frequenta regolarmente uno psicoterapeuta, non ha voglia di fare nulla, e si sta isolando sempre di più. Il rendimento scolastico è drasticamente calato ed è rimasto solo, senza amici. Giustamente la madre è molto preoccupata ma anche molto intelligente, quel tanto che basta da essere consapevole che il figlio ha bisogno di un aiuto che lei da sola non è in grado di dare.
L’inserimento nel gruppo, lo stupore della famiglia
Aggiunge che Valentino non voleva fare questo corso, ha pianto e supplicato i genitori per non farlo venire, sono riusciti a convincerlo giurando che avrebbero parlato prima con l’istruttore e poi rimanendo con lui per tutta la lezione. Ho sicuramente apprezzato e ho ringraziato per aver condiviso con me la sua storia ma non ho potuto accontentarla sulla seconda promessa che aveva fatto al figlio, così l’ho chiamato da parte e ho spiegato a entrambi che i genitori non possono assistere alle lezioni e che uno dei tanti motivi era perché i figli cambiano atteggiamento: io avevo necessità che lui fosse se stesso, con stupore della madre Valentino non oppose resistenza, accettò tranquillamente e ritornò nel gruppo, quel gruppo che non lo aveva messo a disagio come si aspettava in quanto formato nella maggior parte da ragazze, su dieci allievi lui era il terzo maschietto.
Sono convinta che avesse il terrore di trovarsi in un gruppo di maschi esaltati, forti e assetati di botte, che aspettavano solo uno come lui da picchiare lecitamente, è rimasto piacevolmente sorpreso di trovare un gruppo misto di ragazzi che lo hanno accolto in maniera tranquilla e cordiale. Lo osservo, ha davvero atteggiamenti marcatamente effemminati, e mi dico che è normale che il mondo esterno lo creda gay, al termine di quella prima lezione chiedo alla madre cosa pensa lei del figlio.
Una domanda senza via di mezzo
Le faccio la domanda nuda e cruda senza mezzi termini: secondo lei suo figlio è gay? Nessuno le aveva mai fatto quella domanda in maniera cosi diretta, ma mi dice di averla stranamente apprezzata e altrettanto direttamente mi dice di “SI” ma c’è altro, c’è qualcosa in lui che dice che non è cosi semplice
Mi racconta che quando hanno affrontato l’argomento, ha cercato subito di tranquillizzarlo facendogli capire che per lei e per suo padre andava bene lo stesso se fosse gay, che non doveva vergognarsene, che
lo avevano capito da tempo, perché apprezzava da sempre i vestiti da donna, le scarpe con tacco e adorava i trucchi fin da bambino, continua dicendomi che quella volta Valentino non ha proferito verbo ha solo pianto, tanto.
Il giorno in cui è stato aggredito nello spogliatoio ha però cambiato qualcosa, e mentre era ricoverato in ospedale ha sbottato dicendo che dovevano smetterla tutti di dirgli che era normale e che capivano. Non era normale e nessuno poteva capire: lui non era un uomo gay.
La madre mi disse che lui enfatizzò molto la combinazione di parole “uomo gay”, disse che lo ripeteva sempre anche agli psicologi che lo seguivano, “io non sono un uomo gay”, disse che non sapeva esattamente il perché ma sentiva che avevano un significato particolare, un ragazzo che contesta la sua omosessualità si limita a dire “io non sono gay”, non marca il fatto che sia un uomo.
L’attrazione di Valentino per Silvia
L’istino della mamma difficilmente si trova in errore, quindi anche se non capisco ne faccio comunque tesoro e vado avanti nelle mie lezioni, giorno dopo giorno, non smettendo mai di osservarlo. Apprendo da suoi comportamenti che è attratto da Silvia, anche lei mia allieva dello stesso corso, ma più grande di lui di 4 anni, con la quale intraprende una bella amicizia, anche se era chiaro che lui non provava solo sentimenti amichevoli, lo aveva capito anche lei tanto che un giorno me ne parlò.
Silvia era omosessuale dichiarata, mi chiese come affrontare la cosa, disse che non sapeva come dirglielo, non sapeva se dirglielo. La storia di Valentino non era un segreto lo sapeva tutto il gruppo, cosi come quasi tutto il paese, era in difficoltà in quanto consapevole della sua reazione al sentirsi chiedere se fosse gay. Temeva che avrebbe potuto pensare lo prendesse in giro e, per quanto fosse uno scenario possibile, le consigliai comunque di essere sincera, cosi gli parlò apertamente e come aveva previsto lui si arrabbiò.
Non si presentò alla lezione quel giorno, nemmeno a quella successiva, parlai con la madre che giustificò le assenze dichiarando che Valentino aveva solo molto da studiare, un’altra volta che non si sentiva molto bene, alla quarta assenza consecutiva lo chiamai e lo esortai a tornare perché non è cosi che si risolvono i problemi. Mi disse che sarebbe venuto quella sera ma non lo fece, cosi andai a casa sua.
Una passeggiata intorno all’isolato e i silenzi di Valentino
Era evidente che lo avevo preso in contropiede, non ebbe il coraggio di rifiutare la mia richiesta a fare due passi intorno all’isolato, cosi fu costretto ad assecondarmi, mani in tasca, testa bassa, voce appena percettibile, risposte a sillabe ad ogni mia domanda, cosi sbottai io.
Riproposi tutte le parole che si è sempre sentito dire, ribadii che non c’era nulla di male nell’essere gay ma forse era proprio lui l’omofobico, avendo interrotto la sua amicizia con Silvia appena scoperto che era lesbica. Lo feci apposta ovviamente, non pensavo veramente quello che dicevo, volevo solo provocarlo e ci riuscii, si arrabbiò tantissimo e mi disse che come tutti gli altri dovevo smetterla perché non avrei capito.
Cosa? Cosa non ero in grado di capire?
Capire che lui era una lesbica!
Ammetto che era riuscito a spiazzarmi, di certo tra tutti gli scenari possibili che avevo messo in conto questo proprio non me l’aspettavo. Si introdusse con ferocia nel mio silenzio provocandomi con parole forti: non parli più? Avanti cosa hai da dirmi ora, che sono uno scherzo della natura incomprensibile vero?
Una verità inaspettata
Superato lo stato di smarrimento iniziale, mi ricomposi e gli sorrisi, ma quale scherzo della natura, era sicuramente una situazione non semplice o meglio non all’ordine del giorno, ci abbiamo messo decenni prima di comprendere che l’omosessualità in generale è una cosa normale e nonostante ciò ancora i pregiudizi regnano sovrani, figuriamoci se possiamo dichiarare “normali” le sue sfaccettature, ma non per questo lui era da considerarsi un mostro, per carità!
Ne parlammo, lui era una ragazza, fin dalla nascita si è sempre sentito una femmina, per quanto il suo corpo lo obbligava ad essere tutt’altro, ma questo era il meno, il suo stato confusionale era dovuto al fatto che non era sessualmente attratto dagli uomini, era attratto dalle donne ecco perché si definiva lesbica.
Posso solo immaginare quanto fosse devastante per lui la sua guerra interiore, ed era attratto davvero da Silvia, che reputava perfetta per lui essedo lesbica, non potevo dargli troppi consigli era una situazione davvero complessa, sicuramente tenersi tutto dentro non era una soluzione, giustamente non sapeva come spiegare a nessuno quello che era.
Gli proposi di tornare a casa con lui e aiutarlo a spiegarlo ai suoi, accettò incredulo, mi abbracciò e scoppiò a piangere. Mantenni la promessa e parlai con la madre, quale unico genitore presente in casa in quel momento e le dissi che il passo successivo sarebbe stato parlarne con i terapeuti, io non ero sicuramente la persona più adatta a dare alcun tipo di consiglio che andasse oltre questo, ci volevano delle persone esperte.
Il dialogo con la famiglia
Capirono che avevo ragione, mi dissero tra le lacrime che lo avrebbero sicuramente fatto, la mamma mi ringraziò moltissimo e piangendo mi abbracciò, anche valentino fece lo stesso e piansi anche io.
Rientrò il padre trovandoci in un pianto di gruppo, fu una scena quasi comica, mi asciugai il volto e risi coinvolgendo anche i miei compagni di pianto in una risata generale lasciando il padre a dir poco sgomento,
li lasciai soli e me ne andai.
La storia di Valentino la racconto a metà, difficilmente mi trovo con persone che hanno la capacità di vedere così oltre, in genere mi limito all’episodio dello spogliatoio, in quanto aberrante prendere atto che l’odio e la violenza crescono in anime così giovani, che non si pensi ad educarli adeguatamente con lo scopo di evitare questi disastri umani; sconvolgente come si cerchi sempre di giustificare atti ingiustificabili e colpevolizzare chi li ha subiti; deludente e triste come siamo preoccupati di non traumatizzare troppo la vita di questi giovani sempre più volenti, e come invece non si prende in considerazione i traumi delle vittime.
Perché l’orientamento sessuale, o una diversa identità sessuale come nel caso specifico di Valentino, non è minimamente importante e non può essere una giustificazione per tali eventi, le vittime di violenze cosi inaudite non può essere messe dietro le quinte come se la loro vita fosse meno importante di chi commette questi crimini.
Minorenne o maggiorenne che sia chi fa del male in maniera così efferata è un criminale fatto e finito e deve assolutamente essere punito adeguatamente nel rispetto di chi ha subito la sua furia.
Tutta questa compassione verso la parte sbagliata sta portando il nostro mondo alla regressione più totale così che questi comportamenti sono sempre più violenti manifestandosi in età sempre più precoci.