domenica, Agosto 3, 2025
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La strada verso Monaco: Inter, oggi è il giorno

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Ora o mai più. Sarà sicuramente questo il pensiero di alcuni giocatori dell’Inter che oggi 31 maggio varcheranno il terreno dell’Allianz Arena di Monaco. Acerbi, Mkhitaryan, Darmian, Arnautovic e forse anche Sommer: per loro sarà l’ultimo ballo, da protagonisti, per provare a sollevare la “coppa dalle grandi orecchie”. Non saranno gli unici che scenderanno in campo con gli occhi della tigre; Istanbul 2023 ha lasciato ferite aperte e lacrime in viso a molti giocatori neroazzurri, su tutti al suo capitano, Lautaro Martinez, al vice Nicolò Barella e agli interisti Dimarco e Bastoni.

Inter, il cammino verso Monaco, più difficile del 2023 e 2010


Manchester City e Arsenal nel girone, Feyenoord, Bayern Monaco e Barcellona rispettivamente agli ottavi, quarti e semifinali. Il cammino di questa Inter non è stato affatto facile, figlio di una crescita avvenuta anno dopo anno che ha dato ai neroazzurri fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, permettendole di raggiungere due finali di Champions in tre anni.

Il cammino iniziato a Manchester con uno 0-0 contro la squadra di Pep Guardiola aveva evidenziato subito la caratteristica fondamentale dei neroazzurri: la solidità mentale. L’Inter vista in campionato è diversa da quella vista in Champions, quest’ultima era un obiettivo dichiarato a inizio stagione e lo si è capito sin da subito. L’Inter ha subito sette gol nelle prime sei giornate di campionato, mentre solamente uno nelle otto giornate del girone di Champions. Questo ha una sola spiegazione; la Champions, quest’anno, è venuta prima dello scudetto.

Un cammino molto diverso rispetto a quello del 2023 e del 2010, quando alla guida dell’Inter c’era José Mourinho. L’Inter del triplete affrontò il Chelsea di Ancelotti agli ottavi, il CSKA Mosca ai quarti e nuovamente il Barcellona, dopo averlo incontrato ai gironi, in semifinale, quando passò alla storia la corsa di Mourinho sul prato del Camp Nou al triplice fischio.

Nel 2023 la strada dell’Inter verso la finale fu più “facile”, affrontando due squadre portoghesi, Porto e Benfica, agli ottavi e ai quarti, prima di regalarsi uno storico doppio derby contro i cugini rossoneri.

Un’Inter diversa: dal 2023 al 2025 un cambio per reparto


Sono passati 24 mesi dalla delusione di Istanbul per i ragazzi di Simone Inzaghi; l’Inter non è cambiata tanto ed è tornata in finale con la stessa ossatura. Quattro i cambi rispetto alla formazione che perse 1-0 con il Manchester City: uno per reparto. In porta c’era Onana, alla miglior stagione della sua carriera, ora rimpiazzato dall’eroe della semifinale col Barcellona, Yann Sommer. Un cambio che ha portato più esperienza e ha confermato la predisposizione al gioco dal basso, con lo svizzero primo regista neroazzurro.

Il secondo cambio è in difesa, a Istanbul giocò Darmian dopo che Skriniar perse il posto, questa volta il dubbio, forse l’unico di formazione, sarà tra Pavard e Bissek. Il primo garanzia di esperienza, già vincitore di una Champions, un mondiale e diversi scudetti, il secondo più spensierato e votato all’attacco, ma quest’anno colpevole con diverse disattenzioni nell’area neroazzurra.

Il terzo cambio è in mezzo al campo, il 10 giugno 2023 giocò Brozovic, affiancato da Barella e Calhanoglu, con Mkhitaryan in panchina. Questa volta l’armeno partita negli 11 con il turco spostato da regista.

Il quarto ed ultimo cambio, senza dubbio il più importante, è l’attaccante, Marcus Thuram. Il figlio d’arte due estati fa era a Monchengladbach, prima di atterrare a Milano da parametro zero e diventare uno degli attaccanti più forti in circolazione. Due anni fa giocò Dzeko, generando i malumori di Lukaku, sempre panchinato da Inzaghi nelle partite di Champions, cosa che spinse il belga ad allontanarsi definitivamente dai neroazzurri l’estate successiva. La forza di Thuram sta nella capacità di unire le caratteristiche dei due predecessori, qualità tecnica e attacco della profondità, vitali per l’attacco neroazzurro.

Paradosso PSG: senza stelle è arrivata la finale


“Al-Khelaïfi li comprerà tutti” “Messi-Mbappé-Neymar” “E’ l’anno del PSG”. Hanno sentito tante volte negli ultimi anni frasi di questo tipo i tifosi parigini, e alla fine la finale è arrivata, ma in che modo?

Da ormai diverse stagioni il presidente qatariota investe molto nel mercato e negli allenatori, fino ad ora con pessimi risultati. In passato hanno fallito diversi mister come Pochettino, Tuchel, Emery e Galtier nonostante un mercato molto spesso “faraonico”, con acquisti come Neymar, Mbappé, Icardi e molti altri, ma il PSG, in questi anni, non è mai stato “squadra” nel momento più importante della stagione.

Ad aggiustare tutto è stato Luis Enrique, approdato sulla panchina parigina da ormai due stagioni. Lo scorso anno si fermò in semifinale contro il Borussia Dortmund colpendo sei legni in due partite. Quest’anno la sfortuna non ha fermato il PSG, che pare finalmente pronto a giocarsi la finale; un mix tra giocatori giovani ed esperti, guidati da un allenatore che li ha resi squadra e gli ha dato un gioco. Kvaratskhelia e Doué sono stati i due grandi acquisti dello scorso mercato estivo e invernale ma il vero acquisto, da ormai due anni, è l’allenatore stesso.

Tra i parigini e i neroazzurri chi ha più da perdere sono senza dubbio i neroazzurri, mentre, anche in caso di sconfitta, per il PSG si prospettano anni positivi vista la giovane rosa e il grande tecnico che la guida.

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